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(WSI) – Negli ambienti finanziari milanesi circola una certa preoccupazione perché non si trova più il finanziere Ubaldo Livolsi. Un paio di mesi fa aveva annunciato che stava lavorando per lanciare un´Opa sulla Rcs, in nome e per conto del suo cliente Stefano Ricucci, ma adesso risulta introvabile. Gli ultimi che lo hanno visto dicono che è transitato fra l´Australia e New York all´inseguimento del magnate Rupert Murdoch, che però non ha mai trovato. E, comunque, poco male: Murdoch avrebbe dovuto comprare le azioni di Ricucci, non lanciare un´Opa. Quindi i viaggi di Livolsi intrapresi intorno a Murdoch erano, forse, solo delle gite di prova, un divertimento (eravamo in agosto, peraltro). Non veri atti professionali.
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Poi, altri testimoni giurano di averlo incontrato dalle parti di Parigi, dove avrebbe cercato di vendere il solito pacco Ricucci-Rcs a uno dei boss dell´editoria francese, Lagardere. Anche Lagardere ha detto «no grazie», ma dopo aver offerto un caffé e aver fatto i suoi complimenti. Murdoch, che è un australiano duro e puro, invece non si è nemmeno fatto vedere. E forse si è anche incavolato mica male, visto che ha fatto dire dal suo Tarak Ben Ammar che l´affare che Livolsi gli voleva proporre era addirittura «impossibilissimo».
Poi, c´è stato l´incontro di Parigi con Lagardere. E da allora Livolsi è letteralmente sparito. Sono stati spediti fax in America, ma non c´è. In Oriente è inutile cercare perché non sanno chi sia Ricucci. Con l´Australia era già andata male prima. In Russia hanno altro per la testa. In Europa, per la verità, qualcuno giura di aver incrociato Livolsi, avvolto in un pastrano nero, in certi bar del porto di Amsterdam. Dicono che la sua offerta (il solito pacco Ricucci-Rcs) non ha incontrato alcun successo. In compenso gli chiedevano Sofia Loren o, se proprio non si poteva, Anna Falchi.
Gli ultimi che si dicono sicuri di averlo incrociato sono alcuni valligiani della bergamasca. Sostengono di aver incontrato uno un po´ strano che dalle foto somigliava appunto a Livolsi e che cercava dei miliardari, così, anche un po´ qualunque.
Gli hanno risposto che dopo la fallita scalata all´Antonveneta i miliardari locali erano partiti tutti per le vacanze per non incontrare Chicco Gnutti, anche lui alla ricerca di soldi. Da quel momento in avanti, però, di Livolsi si sono perse veramente le tracce. E di lui non si sa più nulla. Sparito lui, Ricucci si è affidato a un grande banchiere milanese (vero, questa volta). Il banchiere in questione sta facendo, come si diceva una volta, il giro delle sette chiese. E a tutti offre (indovina un po´?) il solito e ormai famoso pacco Ricucci-Rcs. E´ andato dal finanziere Roman Zaleski, che però gli ha fatto marameo con la mano davanti al naso. Allora è andato da Salvatore Ligresti, che, sentiti i prezzi, è scappato in un cantiere dei suoi a sistemare un po´ di mattoni, per farsi passare la rabbia.
I soliti bene informati di piazza Affari dicono che lunedì o martedì verrà allestito un gazebo in piazza Duomo: invece di marmellata delle valli alpine, verrà posto in vendita un solo prodotto (ma pregiato), e cioè il solito pacco Ricucci-Rcs. Dietro il bancone, e questa sarebbe una notizia, potrebbe ricomparire improvvisamente il banchiere Livolsi, in veste di banditore-offerente, magari vestito da valligiano alpino, giusto per dare una nota di colore all´impresa.
Se anche la vendita diretta dovesse andare buca (come è assai probabile) è possibile che lo stesso Livolsi scelga un´altra volta di scomparire. E sulla piazza resterebbe allora il solo Ricucci, sempre con il suo pacco sotto il braccio. Pacco per il quale risulta aver speso almeno 700 milioni di euro e a un costo di circa 5,3 euro per azione. Nelle tentate vendite eseguite fino a oggi, risulta che al massimo sono stati offerti a Ricucci 3 euro per azione. Il che significa una perdita che si colloca fra i 250 e i 300 milioni di euro.
E nessuno sa più, a questo punto, come spera di uscirne il finanziere-immobiliarista romano. Aveva puntato tutto sulla rottura del patto di sindacato della Rcs (che ha in mano il 60 per cento della società), ma il patto ha tenuto e oggi è più saldo che mai.
E allora il pacco Ricucci è come un elefante in Galleria: non serve a nessuno e nessuno, comunque, avrebbe i soldi per comprarlo e mai al prezzo che lui vorrebbe. Dietro Ricucci, però, premono le banche (soprattutto la Popolare Italiana, una volta di Fiorani) che ha finanziato l´operazione di rastrellamento e che adesso rivorrebbe indietro, possibilmente, i soldi anticipati per l´acquisto dell´inutile elefante.
Solo che questi soldi non li ha nessuno. Non li ha Ricucci, ovviamente. E, visto che non ci sono compratori, non li ha nessun altro. Anche su questa vicenda, insomma, sta per calare la tela. E sarà, quasi certamente, un finale molto rumoroso: accade sempre così, quando si cercano 700 milioni di euro e non si trovano. Alla fine, qualcuno si arrabbia. Insomma, è facile prevedere che voleranno sedie e posacenere. Ma Livolsi, forse, a quel punto sarà già sparito un´altra volta. Magari fra gli eschimesi. E senza telefonino.
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