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LIBERTA’ DI STAMPA: PIAGNISTEO SUPERATO DAL FATTO CHE I GIORNALI NON LI LEGGE PIU’ NESSUNO

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Pubblichiamo stralci di un intervento di Sandro De Rossi apparso sul sito Il Barbiere della Sera. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

TABELLA TOP TEN QUOTIDIANI:

Corriere della Sera 512.603 -10.05%
La Repubblica 456.176 -17.44%
Il Sole 24 Ore 176.603 -14.25%
Il Giornale 171.454 -11,01
Altri…

Per la tabella, grazie a gaspartorriero

(WSI) – Avvertenza: per copie vendute si intende la media mobile di 12 mesi a giugno 2009 e giugno 2008 (la media mobile non evidenzia eventuali tendenze al ribasso o al rialzo), differenza di copie vendute tra i due periodi, percentuale della differenza sul periodo precedente…

Arrotondando almeno sulle centinaia, scopriamo che il calo di vendite dei quotidiani italiani tra il 2008 e il 2009 ha fatto scendere il totale da 4.005.000 a 3.715.000 di copie. Perdita assoluta totale 2009 su 2008: 290.000 copie, pari al 7,2%. Dividiamo ora i 57 quotidiani italiani (56+1, in realtà, per la doppia testata del piccolissimo Quotidiano di Sicilia) e li organizziamo in 5 fasce dimensionali:

Serie A – I ‘nazionali’ che vendono più di 300.000 copie, e che sono solo 2: Corriere (512 mila) e Repubblica (456), per un totale di 968 mila. (media: 484.000)

Serie B – I regionali (Stampa, Messaggero, ecc.) più il Sole, che stanno tra le 100 e le 300 mila: sono 7 testate e sfiorano in totale 1,2 milioni di copie. (media: 170.000)

Serie C – Un pool di provincial-regionali che vanno dal Tirreno alla Nuova Sardegna: 9 testate tra le 50 e le 100 mila copie vendute, con un totale di 639 mila copie (media: 71.000).

Serie D – Altro pool di provincial-regionali (dalla Gazzetta di Parma alla Provincia Pavese) più qualcosa di partito (Unità, Manifesto, Avvenire): 21 testate tra 20 e 50 mila copie per un totale di 707 mila copie. (media: 33.000).

Serie E – I fanalini di coda, piccolini o nati da poco che cercano di crescere: dalla Tribuna di Treviso a Taranto Sera sono 17+1 testate in un range tra 2.000 e 20.000 copie e un totale di 200 mila. (media: 11.000).

La cosa diventa interessante se verifichiamo i trend dei gruppi, che sono diversissimi.

La stampa italiana è in crisi, ovviamente per colpa della crisi della pubblicità e di qualunque altro motivo fuorchè sé stessa: questo dice la manfrina dominante, che sta implorando altri aiuti di Stato per staccarsi ancora di più dal mercato. Cioè dal lettore.

La manfrina è generale, perché, trattandosi di quibus pubblici, tutti sono lì a a stendere la mano.

Ma i numeri dicono altro.

Il totale delle copie perse (parliamo sempre di VENDITE e non di fuffa e omaggi e piante buttate giù inutilmente) è quel 290 mila che dicevamo. Il Corriere e la Repubblica, che da soli fanno poco più di 1/4 delle vendite (26%), da soli hanno fatto un buco proporzionalmente doppio rispetto al proprio ruolo, e cioè superiore a metà del totale: 153.637 copie andate a ramengo, pari al 53% circa. E anzi la sola Repubblica batte ogni record: -17,4% di vendite, pari a meno 96 mila copie, pari al 33% del buco nazionale totale.

Ma più si va verso il ‘basso’, cioè verso il locale, e più le perdite si contengono.

Mettiamo in fila le 5 fasce, dalla più grande alla più piccola, come se ogni gruppo fosse un’unica testata: fascia A: -13,6% di vendite; fascia B: -7.6%; fascia C: -2,7%; fascia D: -2,6%; fascia E: -0,8% di vendite addirittura con 6 testate su 18 che vanno avanti.

Perdere un 2-3% con i chiari di luna in cui stiamo passando è persino un miracolo: probabilmente la gente ha continuato a comperare giornali (locali) esattamente come il pane. Perdere uno 0,8% è come andare avanti alla grande.

Dunque la morale è che la ‘crisi della stampa’ (pubblicità e bilanci schizofrenici a parte) è solo la crisi dei ‘grandi’.

A questo punto la manfrina nazionale dice che dobbiamo chiedere altri soldi pubblici anche per cacciare a forza in tasca il giornale ai giovani, e trovare altre soluzioni (sempre soldi pubblici) per educare a forza un pubblico di lettori così arretrato. Non a caso il canone Rai già vogliono mettercelo d’ufficio nella bolletta elettrica e sfilarcelo di tasca direttamente in banca.

Ma quelle cifre possono anche essere lette in un altro modo: più in ‘alto’ si va e più si va nel ‘nazionale’. Cioè si va nelle cronache del palazzo e della Casta e della fuffa.

Mediamente i ‘nazionali’ e la fascia B sparano le prime 5 pagine di fuffa politica sempre più isterica: i corpi cavernosi del Presidente del Consiglio, il monito del Presidente, le repliche di Franceschini e quelle di Bersani, e tutte le solite balle che eccitano circa 300.000 persone: quelle che nel Palazzo ci campano. Tutte notizie meravigliose, come si vede. Che interessano talmente tanto i lettori, al punto che i minori acquisti si concentrano lì.

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FOTO: GRAZIE A GASPARTORRIERO

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