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Legge stabilità: dopo le proteste, l’orario degli insegnanti torna a 18 ore

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Roma – Via libera della commissione Bilancio della Camera all’emendamento che blocca l’incremento dell’orario scolastico degli insegnanti. La proposta di modifica alla legge di stabilità, presentata dal governo, è stata votata dalla maggioranza. L’emendamento prevede che le risorse necessarie per evitare l’incremento dell’orario di lavoro degli insegnanti, pari a 182 milioni, saranno reperite attraverso vari fondi, alcuni bandi e da un taglio delle risorse destinate ai distacchi e comandi del personale del ministero e degli enti. Sulla scuola, ha commentato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, «è stata trovata una soluzione che a saldi invariati ci consente di non toccare i servizi agli studenti e gli orari dei docenti».

È stata fatta, ha detto il ministro a margine dei lavori alla Camera sulla legge di stabilità. «un’operazione estremamente importante in un momento di grandissima difficoltà». Il ministro ha anche sottolineato che sono poste anche le basi per «una nuova gestione della scuola e una maggiore attenzione per una scuola moderna». Per il relatore Pierpaolo Baretta (Pd), si tratta di un «passaggio importante, abbiamo evitato un doloroso intervento sull’orario degli insegnanti», ha detto nel corso dei lavori della commissione. Mentre il relatore Renato Brunetta (Pdl) ha sottolineato la «grande soddisfazione per una storia cominciata male e che sta finendo in maniera positiva». La legge di stabilità si inseriva «in modo inaccettabile in un delicato comparto come la scuola».

L’emendamento, in particolare, raggiunge le risorse programmate dal taglio della spending review per il ministero dell’Istruzione attraverso: 1,8 milioni dal taglio dei distacchi sindacali e dei comandi dei docenti del personale scolastico al ministero e ad altri enti; 6 milioni dalla dismissione immobile di piazzale Kennedy, a Roma, utilizzato come sede del ministero dell’Università prima dell’accorpamento con il ministero dell’Istruzione; 20 milioni dai tagli per i bandi dei fondi First e Trin; 30 milioni di tagli sul progetto Smart City nel centro nord; 47,5 milioni dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa «senza pregiudicare l’offerta»; e ulteriori maggiori risorse da un fondo alimentato nel passato dagli accantonamenti di risorse raccolte con vecchi tagli.

Con l’emendamento alla legge di stabilità sulla scuola, votato dalla commissione Bilancio della Camera, «si pone fine all’emergenza sugli organici. C’era una sofferenza che è stata affrontata con sensibilità dal governo e dal Parlamento», ha commentato il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, a margine dei lavori alla Camera. Il sottosegretario plaude il lavoro fatto dal Parlamento e indica i nodi che restano ancora da risolvere: università e diritto allo studio.

Come detto, un comma dell’emendamento del governo alla legge di stabilità, presentato oggi in commissione prevede un taglio alle sedi del ministero dell’istruzione. «A decorrere dal primo gennaio 2014 – recita l’emendamento – il ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca dismette la sede romana di piazzale Kennedy e il relativo contratto di locazione é risolto. Da tale dismissione derivano risparmi di spesa pari a 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2014».

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