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Legge stabilità: detrazioni più alte per chi ha figli

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Roma – Un respiro di sollievo per le famiglie con figli: le detrazioni per i figli a carico subiranno degli aumenti soprattutto per chi ha redditi bassi. L’altra misura di impatto sulle famiglie sarà l’aumento differenziato dell’Iva che risparmia però i generi di prima necessità.

Il governo, al momento della presentazione della legge di stabilità, aveva previsto una riduzione delle due aliquote minori dell’Irpef, la tassa sui redditi da lavoro (dal 27 al 26 e dal 23 al 22 per cento). Questo taglio poi, in sede di dibattito parlamentare, non è passato ma ha così liberato delle risorse (in ragione di 6,5 miliardi) da destinare alle famiglie fin da subito, con un intervento da un miliardo fin dal 2013, e alle famiglie e alle imprese insieme, dal 2014.

Per quanto riguarda il beneficio sulle famiglie a iniziare dal 2013 si tradurrà in un incremento delle detrazioni fiscali per chi ha figli: un «aiuto» che sarà inversamente proporzionale al reddito e direttamente proporzionale al numero dei figli e che varrà per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati.

In sostanza meno soldi si hanno e più figli da allevare, maggiori saranno gli aiuti che il fisco concederà. In generale l’aumento della detrazione passa da 800 a 900 euro, ma con un incremento ulteriore per chi ha un bambino sotto i tre anni.

In questo caso, se il reddito non supererà i 15 mila euro, si potrà ottenere uno sgravio di 1.080 euro. Ieri sera i relatori alla legge di stabilità hanno presentato in commissione Bilancio della Camera un emendamento che fa salire gli sconti fiscali per i figli sotto i 3 anni a 1.220 euro (dagli attuali 900), e per i disabili di ulteriori 400 euro.

Di norma, invece, gli incrementi delle detrazioni per i figli a carico aumenteranno per le fasce di reddito più basse: da 152 euro per un figlio fino a 643 per quattro figli. Agevolazioni che scenderanno con l’aumento del reddito, fino ad azzerarsi per chi guadagna più di 95 mila euro l’anno lordi.

Sulle famiglie avrà un impatto – questa volta in negativo – anche l’aumento dell’aliquota Iva standard (dal 21 al 22 per cento), quella cioè che si applica a tutti i prodotti eccetto quelli di primissima necessità che resterà al 10% invece di crescere all’11% come previsto già dall’ultima manovra correttiva del governo Berlusconi.

Per la cronaca esiste anche un’Iva agevolata al 4% che riguarda però un numero limitatissimo di beni e servizi e che comunque non verrà toccata. In molti si chiedono se la detrazione fiscale per i figli possa essere vanificata dall’incremento dell’Iva, ma dipende dai consumi delle famiglie: il pane non aumenta, per esempio, ma solo il «pane comune». Basta cambiare pane e il vantaggio svanisce.

Va aggiunto che nel testo della manovra è sparito anche il tetto alle deduzioni e detrazioni, così come sparisce la franchigia di 250 euro che da sola avrebbe assorbito gran parte delle deduzioni fiscali.

Questo vuol dire, per esempio, che gli interessi sui mutui potranno ancora essere portati in detrazione fino a 4 mila euro, così come buona parte delle spese sanitarie e perfino di quelle farmaceutiche, anche veterinarie. In sostanza le detrazioni e deduzioni restano quelle che erano.

Le associazioni dei consumatori, ma anche quelle del commercio, ritengono che la manovra sulle famiglie determinerà comunque un impoverimento e una caduta ulteriore dei consumi, anche perché con l’Iva cresceranno anche i cosiddetti consumi non comprimibili: i carburanti e le bollette domestiche.

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