Economia

Legge Fornero: partiti puntano ad abolirla ma prezzo è troppo alto

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ROMA (WSI) – In vista del voto del 4 marzo si accende la campagna elettorale e le carte che giocano i partiti sono sempre le solite: tasse e pensioni. Dopo che l’ex premier Matteo Renzi ha proposto l’abolizione del canone Rai ora è la volta della riforma delle pensioni, la legge Fornero (dal nome dell’ex ministro del governo Monti che allungò l’età pensionabile per donne e uomini).

Si va da Luigi Di Maio, che ha proposto l’abolizione graduale in cinque anni della riforma Fornero, a Matteo Salvini, leader della Lega Nord che ha parlato di cinque mesi: tutti puntano all’abolizione della riforma. Il problema è come far quadrare i conti. L’Italia è infatti il paese che tra quelli industrializzati spende di più per il suo sistema pensionistico.

“Cancellare la riforma Fornero vuol dire continuare a dissanguarci per finanziare il sistema pensionistico”, scrive l’economista e blogger Massimo Fontana sul suo profilo Facebook, dove sottolinea che non servirebbe peraltro a niente, “visto che la storiella di liberare posti di lavoro per i giovani è una favola smentita da tutte le ricerche economiche”.

Secondo quanto disposto dalla Ragioneria generale dello Stato abolire la riforma Fornero significa rinunciare a circa 350 miliardi di euro di risparmi cumulati fino al 2060. Secondo i critici la proposta del centro destra e del MoVimento 5 Stelle sarebbe dunque in entrambi i casi una misura populista che però apporterebbe più danni che benefici alla terza forza economica dell’area euro.

Il buco di bilancio che si verrebbe a creare a medio termine, ovvero nel decennio 2020-30 significherebbe  circa un punto di Pil ogni anno, cioè 17 miliardi di euro, con un massimo di 1,4 punti nel 2020, ovvero 23,8 miliardi fra due anni. Esprime preoccupazione sull’abolizione della riforma pensioni Giuliano Cazzola su Formiche.net.

“Nel caso di ulteriori e più significative manomissioni della riforma Fornero (…) non dobbiamo dimenticare che le misure adottate nel 2017 hanno comportato un aggravio di spesa di 7 miliardi in un triennio, mentre quelle della legge di bilancio per il 2018 aggiungeranno altri 2 miliardi in un decennio. Per non parlare poi della pensione minima – a mille euro per 13 mensilità – contenuta nel programma di Silvio Berlusconi: un vero e proprio gettare soldi dall’elicottero sulla platea dei pensionati. Senza porsi una domanda di buon senso: chi potrà contare comunque su un assegno di tale entità, avrà interesse a versare i contributi?”

“Bisogna trovare il coraggio di denunciare l’insussistenza dell’equazione poveri = pensionati“, dice Cazzzola. “L’universo delle persone in quiescenza viene, infatti, presentato come se fosse organizzato su due poli: uno di tanti poveracci che non arrivano alla fine del mese e che compiono miracoli con le poche centinaia di euro che ricevono; l’altro di un gruppo di ricconi – percettori di trattamenti dorati – da mettere alla gogna e da sottoporre ad esproprio proletario. Nella diffusione di questa bufala, i media soprattutto televisivi, portano una responsabilità enorme”.

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Tra i paesi industrializzati, l’Italia è quello che spende di più per il sistema pensionistico (dati Ocse)