Società

Lega: solo poltrone, altro che federalismo. La scalata di Bossi & C. alle banche

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Prima provarono a mettersi in proprio. A creare una banca padana. Ma finirono con le ossa rotte e capirono che c’era una strada molto più semplice e meno rischiosa: conquistare il ponte di comando di banche già esistenti e solide.

La defenestrazione di Alessandro Profumo ha portato alla luce del sole quello che nel mondo bancario ormai era un segreto di Pulcinella: la Lega è scesa in campo e sta facendo incetta di poltrone negli istituti di credito.
Un ruolo che ha portato Pier Ferdinando Casini a bollare Bossi come “trafficante di banche e di quote latte”.

E non soltanto in Lombardia, la culla del Carroccio. La strategia si è rapidamente diffusa in tutto il Nord. Lottizzazioni in salsa padana, verrebbe da dire. La strategia parrebbe simile a quella della Dc che governava proprio il Veneto bianco. Ma il piglio è più deciso. E il paradosso è evidente: la Lega si presenta ancora come partito di lotta eppure pochi altri movimenti stanno occupando ugualmente le stanze del potere.

Dove il Pdl si ritira, subito subentra la Lega. Non senza qualche scintilla, perché tra il potere lombardo (azzurro formigoniano) e i giovani leoni veneti non tutto fila sempre liscio.

E torniamo al golpe Profumo: la fondazione Cariverona con il 4,98 delle azioni di Unicredit ha pesato molto nella sostituzione dell’amministratore delegato. Ma il primo passo dell’assalto a piazza Cordusio è partito all’inizio di settembre quando sono scaduti 25 dei 32 consiglieri della Cariverona. Tra i nominati ben 10 sono di area leghista, compresi ex assessori e capi gruppo nei consigli comunali.

Anche Amedeo Piva, presidente del Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo, è di area Carroccio.
Ma Luca Zaia non perde di vista le banche “minori”. Si dice che il governatore sia visto di buon occhio da Gianni Zonin, numero uno della Banca Popolare di Vicenza, e da Vincenzo Consoli (Veneto Banca). Un’invasione che approfitta della debolezza del Pdl, che non si lascia scappare nemmeno un tassello.

Anche in Piemonte i consigli di amministrazione di banche e fondazioni bancarie sono sempre più verdi. Prendete Cuneo, dove sulla Provincia governa Gianna Gancia, compagna di Roberto Calderoli. È stata lei la grande sponsor di Giovanna Tealdi, sua collaboratrice, che ha battuto i candidati del Pdl nella corsa per un posto del consiglio della fondazione Caricuneo. Un piccolo strapuntino senza valore? Macché, le poltrone nelle fondazioni di provincia muovono leve molto lunghe, arrivano a Ubi Banca.

Non c’è banca del Nord senza qualche poltrona riservata a leghisti o amici del Carroccio. Ecco allora che, accanto a Giovanna Taldi, in Crt (Cassa di Risparmio di Torino) è arrivato Giovanni Quaglia, mentre alla Popolare di Novara, è approdato Domenico De Angelis.

In Lombardia il potere bisogna contenderlo anche ai formigoniani e a Comunione e liberazione. Però, la Lega non si fa problemi. E neanche la Compagnia delle Opere. Nuove alleanze potrebbero presto profilarsi, anche in barba a Formigoni, storicamente l’anima politica di Cl. Intanto la Lega qui ha messo in campo i suoi calibri più grossi. Bossi ha delegato direttamente il suo fido Giancarlo Giorgetti.

Ecco allora proliferare i banchieri del Carroccio. A cominciare da Massimo Ponzellini. Proprio l’ex prodiano che ha conquistato la presidenza della Popolare di Milano. Bossi dixit: “Con loro – le banche – faremo la galleria del Gottardo. Sta seguendo il progetto uno che abbiamo messo lì noi, Ponzini, Ponzoni, o come si chiama? Sì, sì, Ponzellini”. Nella fondazione Cariplo troviamo Luca Galli e Rocco Corigliano. Marcello Sala invece è l’uomo vicino alla Lega in Intesa Sanpaolo (altro colosso nel mirino del Carroccio). Insomma, la Lega è nelle stanze dei bottoni delle banche. Sembrano passati secoli da quando, appena dieci anni fa, i salotti buoni della finanza guardavano con malcelata ironia a quei politici calati dalle montagne con fazzoletti verdi e cravatte dai colori improbabili.

Così nel 2000 nacque Credieuronord: tremila sottoscrizioni, fino a cento milioni di lire l’una. Bossi era il grande sponsor dell’istituto che presto rischiò di finire a gambe all’aria. Fino all’arrivo di Gianpiero Fiorani, il re dei Furbetti. Se non ci fosse stato lui, con i suoi fidi e finanziamenti, il Carroccio forse neanche esisterebbe più: tutti i simboli del partito – dalla scuola leghista di Varese al prato di Pontida – sono stati comprati con i soldi del banchiere di Lodi. Ma ormai il Carroccio ha imparato la lezione e ha un nuovo potentissimo alleato in Giulio Tremonti. Insomma, la Lega ha sempre più credito. La vicenda Profumo insegna molto.

Copyright © Il Fatto Quotidiano. All rights reserved