Società

Le stock option dorate dei tempi di crisi, ecco i ceo Usa più fortunati

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Nel pieno della crisi del credito che si è abbattuta sulle economie mondiali nel 2009, non tutti in realtà hanno pianto miseria. E sicuramente non hanno pianto miseria loro, i ceo della Corporate America, che pure hanno dovuto pensare al modo di salvare le società che loro stessi stavano gestendo in quel periodo tra i più bui della storia.

Anzi, in realtà proprio da quella crisi, alcuni tra i più importanti amministratori delegati degli Stati Uniti hanno tratto anche profitti. Nel vero senso della parola.

Stando a quanto riportato da Cnnmoney – che fa riferimento a un’analisi stilata da Equilar – a guadagnare sono stati soprattutto quegli ad che nel 2009 hanno ricevuto le ben note stock options: opzioni su azioni, che in quei mesi drammatici si attestavano a valori bassissimi ma che da allora hanno decisamente puntato verso l’alto.

Chi sono i fortunati? La classifica contiene 20 nomi ben conosciuti di amministratori delegati americani.

La palma della vittoria va sicuramente a lui, Alan R. Mulally, numero uno di Ford Motor, la ben nota società automobilistica che nel 2009 non se la passava di certo bene.

Ebbene, Mulally ha ricevuto 5 milioni di opzioni a un prezzo strike di 1,96 dollari. Ora, con il valore attuale del titolo Ford, pari a 11,26 dollari, il ceo è arrivato a guadagnare 46,5 milioni di dollari.

La lista dei fortunati vede poi al secondo posto Gregory B. Maffei, ceo di Liberty Media, che ha guadagnato 45,5 milioni di dollari grazie alle 10,9 milioni di stock options conferite; e al terzo, a ruota, c’è Kenneth I. Chenault, di American Express, con 27,7 milioni di dollari guadagnati.

Di fatto, Chenault ricevette il 29 gennaio del 2009 1,2 milioni di opzioni a un prezzo strike di 16,71 dollari, contro l’attuale prezzo del titolo di 39,82 dollari.

Andando ancora avanti ecco il numero uno di un’altra società finanziaria, Richard D. Fairbank, ceo di Capital One Financial, che (al quinto posto) sempre il 29 gennaio del 2009 ricevette 970.403 opzioni, a un prezzo strike di 18,28 dollari, contro il prezzo attuale di 41,81 dollari. E che ha guadagnato da allora 22,8 milioni di dollari.

Ancora un altro “grande capo” di una società finanziaria si trova al sesto posto: è James E. Rohr, di Pnc Financial Services, che il 12 febbraio del 2009 ricevette 690.400 opzioni a un prezzo strike di 31,07 dollari.

Ora il titolo vale 62,76 dollari. Rohr ha fatto così profitti per 21,9 milioni di dollari.

E la classifica continua, illustrando i guadagni anche di altri grandi ceo, come il numero uno di Time Warner Cable (13,1 milioni di dollari guadagnati) Glenn A. Britt, al 12esimo posto, ben più fortunato dell’amministratore delegato della stessa Time Warner, Jeffrey L. Bewkes, che ha incassato “solo” 10 milioni di dollari, confermandosi al 17esimo posto; e come il ceo di Caterpillar James W. Owens, al nono posto, che con 19,1 milioni di dollari ha superato il collega David M. Cote, ad di Honeywell International, al 13esimo posto, con 13 milioni di dollari.

Tutti nomi altisonanti di società altrettanto famose in tutto il mondo. E tutti nomi di dirigenti che alla fine, sono riusciti a rimanere a galla. Portandosi a casa anche un po’ di soldini.