Economia

Le sanzioni verso la Russia potrebbero colpire l’oro. Ma quanto ne abbiamo in Italia?

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Passa attraverso lo stop alle importazioni dell’oro russo, l’ultima mossa dell’Occidente per colpire la Russia, colpevole di aver invaso l’Ucraina. La decisione che sarà adottata a breve dal G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) ha l’obiettivo primario di impedire agli oligarchi russi di usare il metallo prezioso per convertire i loro beni, aggirando così le sanzioni.

Per la Casa Bianca e i suoi alleati, bloccare l’export dell’oro russo si tradurrà in un altro colpo all’economia di Mosca: si parla di perdite per circa 20 miliardi di dollari. C’è tuttavia il rischio, come sottolineano alcuni analisti, che bloccando i flussi di oro, yuan e rublo finiranno per rivalutarsi grazie alle proprie riserve auree, che potrebbero crescere di valore per la carenza di materia prima sul mercato.

La notizia sta alimentando gli acquisti sul mercato: questa mattina le quotazioni spot sui mercati asiatici salgono dello 0,4% a 1.834 dollari l’oncia.

Russia: secondo produttore al mondo di oro

La Russia è il secondo produttore al mondo di oro, con un 10% del totale che viene estratto ogni anno. Secondo l’Amministrazione Usa, l’oro è la seconda voce, dopo l’energia, delle esportazioni russe. Le disponibilità auree russe sono triplicate dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e le riserve auree in Russia sono rimaste invariate a 2.301,64 tonnellate nel primo trimestre del 2022 rispetto agli ultimi quattro mesi del 2021, secondo i dati del World Gold Council.

La maggior parte del metallo viene acquistato dalle banche commerciali russe, che lo inviano ai raffinatori prima di venderlo all’estero o alla banca centrale russa.  Riserve che stanno aiutando Mosca ad aggirare le sanzioni vendendo i suoi lingotti. Come successo in Svizzera a maggio quando sono entrate 3,1 tonnellate di oro di origine russa per un controvalore di quasi 200 milioni di franchi. I lingotti, destinati ad essere fusi, sono ora al centro delle indagini dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Il timore è che il metallo raffinato rispedito a Mosca sia utilizzato per finanziare la guerra.

Il ruolo delle riserve auree

Le riserve auree hanno la funzione di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario. Questa funzione diviene più importante quando le condizioni geopolitiche o la congiuntura economica internazionale possono generare rischi aggiuntivi per i mercati finanziari (ad esempio, crisi valutarie o finanziarie).

L’oro non è soggetto al rischio di solvibilità in quanto non è “emesso” da alcuna autorità (ad esempio, governo o banca centrale). Inoltre, presenta una serie di caratteristiche che lo contraddistinguono da gran parte dei metalli presenti in natura: allo stato puro è quasi del tutto incorruttibile, non arrugginisce e non si ossida, è facilmente trasportabile e conservabile ed è agevolmente lavorabile grazie alla sua elevata duttilità. Queste peculiari caratteristiche, sommate alla scarsità in natura, hanno reso storicamente l’oro uno strumento efficace per misurare il valore dei beni e come mezzo di pagamento.

Italia: quarto detentore mondiale del metallo prezioso

Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell’Istituto, a seguito del conferimento alla BCE di 141 tonnellate, costituito prevalentemente da lingotti e per una parte minore da monete. Secondo le regole contabili adottate a livello Eurosistema, l’oro è valutato ai prezzi di mercato di fine esercizio; al 31 dicembre 2018 il controvalore del quantitativo di oro di proprietà dell’Istituto era pari a circa 88 miliardi di euro.

Quasi la metà del totale sono custodite a Roma, nel quartiere generale di Palazzo  Koch in Via Nazionale, mentre la stragrande maggioranza dell’oro rimanente è custodita nei forzieri della Federal Reserve di New York. Una parte più piccola invece è custodita nella Bank of England di Londra e nella Banca Nazionale della Svizzera a Berna.