Economia

Le banche italiane e l’Europa: per Orcel, niente M&A in vista

Le banche italiane possono essere competitive in Europa, ma le aggregazioni al momento non sono possibili. Sugli aumenti ai bancari, nessun via libera. Sono questi alcuni dei messaggi chiave lanciati da Andrea Orcel, AD di UniCredit intervenuto oggi in uno dei panel di questa seconda giornata del 22° Congresso nazionale della Fabi, in corso di svolgimento a Roma, all’Ergife Palace Hotel, fino a venerdì 16 giugno. “Our destiny in our hands”, ossia “Il nostro destino nelle nostre mani”, è il titolo del congresso nel corso del quale, tra altro, viene celebrato il 75° anniversario della Fabi, fondata a Milano nel 1948. Vediamo tutto nell’analisi.

La situazione delle banche italiane

La conferenza con Orcel poteva fornire spunti importanti dopo le dichiarazioni rilasciate sullo stesso palco ieri da Messina e Lovaglio, e il “Cristiano Ronaldo” dei banchieri non ha deluso le attese. Prima si è concentrato sul posizionamento delle banche italiane nel contesto europeo e delle possibili fusioni per potenziarle. “In questo momento ogni banca italiana ha la sua strategia e questo non permette M&A, non ci sono i numeri né le intenzioni”. Orcel torna poi, con una nota di rammarico, a parlare dell’operazione fallita nel 2021 per rilevare Banca Mps: “Le due reti erano, sono, complementari e la fusione avrebbe funzionato alle condizioni giuste”.

L’aumento al contratto

Poi si è parlato dell’aumento di 435 euro al contratto dei bancari, cui aveva dato il suo benestare ieri il CEO di Intesa. Qui Orcel ha assunto una posizione molto più cauta del collega, rimandando tutto al tavolo delle trattative sindacali. “Siamo ancora nel Casl (l’organo Abi che gestisce le trattative sindacali), non mi sembra corretto anticipare. Abbiamo preso questa strada e la seguiremo fino in fondo. Quindi, per qualsiasi eventuale novità su questo fronte bisogna chiedere al Casl”.

Pregi e difetti dell’Italia

Infine, Orcel ha parlato di cosa funziona in Italia e cosa potrebbe essere migliorato: “Dopo il 2008 si è andati verso una regolamentazione molto dettagliata nel settore bancario, adesso si è andati anche oltre e si richiesto l’eccesso opposto rispetto a un passato senza troppe regole. Poi bisogna pensare al risparmiatore e mettersi nei suoi panni. In questo periodo si parla molto dei BTP, che non sono una difesa dall’inflazione. Non c’è nessuna remunerazione sui depositi bancari. Questi sono problemi concreti, io mi preoccupo dello stato d’animo del risparmiatore.  Abbiamo dei costi del risparmio gestito superiori rispetto alla media dei Paesi europei, su questo bisogna lavorare”.