Economia

Fabi, tra contratto nazionale e ruolo sociale delle banche

Il contratto nazionale e il ruolo sociale delle banche. Questo uno dei temi trattati al 22° Congresso nazionale della Fabi, che è in corso di svolgimento a Roma, all’Ergife Palace Hotel, dal 12 al 16 giugno. Our destiny in our hands”, ossia «Il nostro destino nelle nostre mani», è il titolo del congresso nel corso del quale, tra altro, sarà celebrato il 75° anniversario della Fabi, fondata a Milano nel 1948. Vediamo tutto sull’analisi.

Gli speaker presenti

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro riguarda gli oltre 280.000 dipendenti delle banche presenti in Italia ed è un tema di vitale importanza per il settore, come anche quello del ruolo sociale ricoperto dagli istituti di credito. Per parlarne, nella tavola rotonda dedicata al tema (andata in onda, in tempo reale, sul nostro sito) sono intervenuti Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, Fabio Tamburini, direttore responsabile de Il Sole 24 Ore, Fabrizio Massaro, vicedirettore di Milano Finanza, Federico De Rosa, giornalista del Corriere della Sera, Lando Maria Sileoni, segretario generale di Fabi, moderati dal volto di Mattino 5, Francesco Vecchi.

Intesa e il rinnovo di contratto

L’aspetto più interessante di questo panel era senz’altro capire la posizione di una realtà come Intesa e il CEO Messina non ha assolutamente deluso le attese: “Abbiamo 70mila dipendenti, siamo la banca più grande del Paese e per questo puntiamo ad avere il miglior contratto nazionale possibile. Abbiamo tutta la voglia e l’interesse a lavorare con i sindacati con l’obiettivo di tutelare i nostri dipendenti. Per Intesa l’importante è fare gli interessi dei propri lavoratori”. Sul tema ha detto la sua anche il segretario generale di Fabi, Sileoni: “Dobbiamo fare un contratto nazionale che siamo un punto d’incontro tra gli interessi dell’azienda e quelli dei lavoratori, dialoghiamo con Intesa e le altre banche per arrivare a una soluzione condivisa che sia positiva per tutti”.

Poi, Messina, ha parlato anche di un tema cruciale, quello degli aumenti di stipendio: “In un momento come quello attuale, in cui le banche hanno aumentato la propria redditività, io sono assolutamente d’accordo con le richieste dei sindacati e non mi metterei mai a negoziare sugli aumenti di stipendio. Ho iniziato come impiegato bancario e so quanto può fare la differenza, soprattutto in una fase l’inflazione è a livelli così elevati, ricevere un aumento in busta paga”.

Il focus sulla digitalizzazione

Infine, il CEO di Intesa Sanpaolo ha toccato un altro aspetto prezioso, soprattutto in ottica futura, la digitalizzazione: “Qui parliamo di percorsi di medio-lungo termine praticamente irreversibili. Già oggi abbiamo circa 5 milioni di clienti che in filiale non ci vengono più e fanno tutto quello che gli serve online. Serve avere una banca già pronta alla digitalizzazione, perché altrimenti ci ritroveremo tra qualche anno ad avere startup e realtà fintech che potranno erodere i nostri ricavi, creandoci un problema di sostenibilità. Dobbiamo creare una visione che unisca la banca tradizionale e la banca digitale, rafforzare la formazione dei dipendenti, migliorare il posizionamento sulle tematiche esg e sociali”.