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Lavoro, Onu: austerity devastante. 50 milioni di disoccupati per anni

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Roma – Mercato del lavoro globale in crisi ancora per tanti anni. Le varie misure di austerità e le ultime riforme che si è cercato di introdurre non sarebbero state capaci di andare ad affrontare i problemi concreti.

Non si intravedono segnali di ripresa e, oltre a portare a una maggiore differenziazione degli status sociali, si rischia di arrivare a vere e proprie rivolte da parte della popolazione. Preoccupano in particolar modo gli elevati livelli di disoccupazione giovanile.

A dirlo è l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization, ILO), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite.

Alla fine dello scorso anno i disoccupati nel mondo avrebbero raggiunto i 196 milioni e, crescendo ad un tasso del 6,1% nel 2012, dovrebbero ora toccare i 202 milioni.

“Le misure di austerità non hanno contribuito alla crescita economica”, commenta nel report il direttore dell’ILO Raymond Torres. “Le riforme per il mercato del lavoro sono nate sbagliate e non possono funzionare neanche nel breve periodo. Queste riforme, in situazione di crisi, tendono a creare veramente poco lavoro e più che altro a distruggerne”.

E il fenomeno più preoccupante di tutti sarebbe il crescente tasso di disoccupazione giovanile. Un fenomeno che potrebbe sfociare in rivolte violente, specialmente nei vari paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

Un mercato del lavoro debole, che continua a perdere forza, specialmente nei vari paesi d’Europa, commenta Torres. Il tasso di disoccupazione starebbe continuando a crescere in sempre più paesi. “L’eccessivo interesse nell’implementare misure di austerità, continua ad aggravare la situazione del mercato del lavoro, e potrebbe portare a una nuova recessione in Europa”.

Ma si tratta di un fenomeno globale. Anche negli Stati Uniti e in Giappone, e nei grandi mercati emergenti quali Cina, India, si assiste a una fase di stallo o rallentamento del processo di ripresa (verso maggiore occupazione). I paesi più in forze al momento sembrerebbero essere quelli dell’America Latina, tra cui Argentina, Brasile e Messico.