Società

“Lavorare 40 ore la settimana non basta più”

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ROMA (WSI) – Salario minimo sì o no? Sulla questione, in dibattito in diversi paesi in cui non è stato ancora adottato, l’Ocse ha stilato un rapporto, presentando tra gli altri un grafico (vedi primo allegato) in cui compare il salario minimo orario, calcolato in dollari americani, e al netto delle tasse e a parità di potere di acquisto, dei paesi Ocse in cui è in vigore.

Ne risulta che il valore più alto del salario minimo è in Australia e Lussemburgo, con un valore di $9 l’ora; gli Stati Uniti, dove il salario minimo federale per ora è di $7,25, sono all’undicesimo posto, con un valore su base netta – al netto delle tasse – di $6,26.

In questo quadro, scatta l’interrogativo: quante ore di lavoro settimanali dovrebbe lavorare la domanda però è la seguente: quanto ore settimanali un dipendente che percepisce il salario minimo dovrebbe lavorare, per salvarsi da una condizione di povertà? Il grafico di Bloomberg mette in evidenza come lavorare 40 ore la settimana non si rivelerebbe sufficiente in diverse economie (contrassegnate dalla linea blu). Tra queste, la Spagna, dove per sfuggire alla povertà (la ‘linea di povertà’ è definita come il 50% del salario medio in qualsiasi nazione) , bisognerebbe lavorare più di 72 ore la settimana, più che in Grecia (in questo caso le ore lavorative settimanali necessarie sarebbero comunque 70).

In ben 21 paesi, lavorare 40 ore la settimana non basterebbe a salvare le famiglie dalla povertà. E nella lista compare anche la Francia: in questo caso un dipendente che beneficiasse di un salario minimo e che volesse sostenere la propria moglie/o il proprio marito e due figli, dovrebbe lavorare 40,2 ore la setttimana; in Germania bisognerebbe lavorare più che in Francia, mentre negli Usa le ore settimanali lavorative dovrebbero essere più di 60. [ARTICLEIMAGE]

L’Ocse mette poi in evidenza un altro grafico, il cui titolo è più che indicativo: “In assenza di un coordinamento di politiche, aumentare il salario minimo farebbe poco per aumentare i redditi delle famiglie”. Di fatto, si spiega nel paragrafo “per chi potrebbe beneficiare di un valore più elevato del salario minimo, l’impatto delle tasse più alte e la riduzione delle assegnazioni di benefit, consumerebbe gran parte di un qualsiasi incremento del salario minimo. A seconda della situazione fiscale delle famiglie, un salario minimo più alto aggiungerebbe poco alle risorse nette delle famiglie e al loro tenore di vita. La figura 4 indica che, senza aggiungere misure come l’aumento di benefit in linea con il salario minimo, meno di una decima parte di un rialzo del salario minimo finirebbe nelle tasche di un geniore singolo in Irlanda e Giappone.

A Lussemburgo, aumentare il salario minimo potrebbe rendere la situazione di un genitore singole anche peggiore, dal momento che le riduzioni dei benefit e i contribuiti sociali più elevati peserebbero sul rialzo. [ARTICLEIMAGE]

Fonte: Bloomberg (Lna)