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La scure di S&P sul Giappone: l’outlook cambia a “negativo”

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Roma – Una decisione del genere, di certo, molti analisti la prevedevano, guardando alle conseguenze sui conti pubblici nipponici del processo di ricostruzione già in atto; processo necessario per rimettere il Sol Levante in piedi dopo il devastante tsunami che lo ha messo in ginocchio lo scorso 11 giugno.

E la decisione non si fatta attendere troppo; l’agenzia di rating S&P – che già, per la prima volta dal 2002, aveva tagliato il rating sul debito di un “notch” nel mese di gennaio – ha ridotto l’outlook sullo stesso debito da “stabile” a “negativo”. Motivo: proprio gli ingenti costi per la ricostruzione del paese, che saranno sostenuti dal bilancio dello stato, già oberato da pesanti debiti. Il Giappone, è infatti il paese con il debito più alto al mondo.

Secondo S&P, il costo per la ricostruzione del paese si attesterà a 50 trilioni di yen circa, sebbene la stima si riferisca di preciso a una cifra più bassa, pari a 30 trilioni di yen. Queste spese, precisa l’agenzia di rating, costringeranno il governo a ricorrere a maggiori prestiti, portando così il debito governativo netto al 145% del Pil nell’anno fiscale 2013, molto di più dunque della stima pari al 137% precedentemente formulata dalla stessa S&P.

“Molto dipenderà dalla leadership politica del paese e dalla sua abilità di riuscire a trovare un consensus politico su come compensare le misure fiscali in futuro – ha detto S&P- Un downgrade è possibile se le finanze pubbliche del Giappone dovessero indebolirsi ulteriormente nei prossimi due anni, in assenza di un consolidamento fiscale”.

In ogni caso, oggi la borsa di Tokyo è riuscita a ignorare il giudizio di S&P e ha chiuso in rialzo dell’1,4%, mentre a soffrire è stato lo yen, che dopo la notizia ha perso terreno contro il dollaro scendendo fino al minimo di 81,78. In flessione anche i titoli di stato giapponesi, con i rendimenti a dieci anni che sono saliti all’1,225%.