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La scienza esulta: target raggiunto, scoperta la particella di Dio

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Roma – Oggi è un giorno del successo della scienza, del raggiungimento di una pietra miliare nel processo di conoscenza della materia, quel processo che va avanti dai tempi di Einstein e che sarà coronato con l’annuncio, atteso in giornata, della scoperta del bosone di Higgs, la cosiddetta ‘particella di Dio. Annuncio che arriverà direttamente dal Cern di Ginevra, sede dell’acceleratore di particelle più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc,) utilizzato per scovare il bosone. I fisici sono sicuri al 99,99% di aver centrato l’obiettivo. Qualche dubbio tuttavia rimane.

Rimane infatti da vedere se le prove scientifiche – ovvero tutta la massa dei dati ottenuti negli ultimi due anni – saranno sufficienti per un annuncio ufficiale: 400mila miliardi di collisioni effettuate nel Large Hadron Collider (Lhc) del Cern alle quali vanno aggiunti i dati raccolti dal Tevatron del Fermilab, chiuso però definitivamente l’anno scorso.

Al momento i ricercatori sono riusciti a delimitare le caratteristiche della particella, grazie alle esperienze condotte nei mesi passati dai team europeo e statunitense. I due esperimenti del Fermilab (denominati “Cdf e DZero”) hanno utilizzato dei metodi differenti rispetto a quelli europei (“Atlas” e “Cms”), ma sono giunti alle medesime conclusioni: la massa del bosone va ricercata nell’intervallo fra i 115 e i 127 GeV, identico a quello predetto dal Cern; tuttavia il margine di fluttuazione statistica non è ancora sufficientemente basso (meno di uno su 3,5 milioni) da poter confermare con certezza l’esistenza della particella.

Per quel che riguarda i risultati del Cern, “Atlas” esclude al 95% la presenza della particella nell’intervallo di energie compreso fra i 131 e 453 GeV mentre rileva un possibile picco a 126 GeV (un livello di energia che corrisponde a poco più di cento volte la massa del protone), mentre il “Cms” conferma alcuni eventi “interessanti” nell’intervallo tra 120 e 131 GeV, con un picco sotto i 130 GeV.

Obiettivo a lungo termine dei ricercatori è quello di verificare – grazie soprattutto all’Lhc, il “Large Hadron Collider” – l’esistenza delle particelle supersimmetriche e delle dimensioni nascoste previste dalla teoria delle stringhe, oltre a comprendere meglio l’esatta natura della materia ed energia “oscure” che costituiscono gran parte della massa dell’Universo; il “bosone di Higgs” però rimane l’ultima particella prevista dal modello standard della fisica quantistica ancora da scoprire.

Teorizzata nel 1964 dal fisico scozzese Peter Higgs e ribattezzata “particella di Dio” (leggenda vuole perché un pio editore cambiò il titolo “Goddam particle” – “particella maledetta” – in “God’s particle”), il bosone (o meglio il “campo di Higgs” di cui è prodotto) è all’origine della manifestazione della massa e la conferma della sua esistenza potrebbe far compiere passi avanti nelle Teorie di Unificazione, verificate per le forze nucleari ed elettromagnetiche ma dalle quali la gravità rimane ancora esclusa.

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