Sono attesi per oggi gli annunci decisivi, se non addirittura il vincitore, sull’asta per le Pagine Gialle. Ma nel frattempo i primi passi di Telecom Italia media, nuovo nome della vecchia Seat una volta privata degli elenchi, sono già molto convulsi, tra cessioni, cambi di settore e acquisizioni da realizzare.
Finora le certezze della nuova società (67% in mano a Telecom italia e il resto sul mercato) sono due: 1) i soldi incassati (si parla di un prezzo di vendita tra i 5 e i 6 miliardi di euro) saranno convogliati per finanziare il nuovo debito creatosi con la fusione Olivetti Telcom. 2) La mission di Ti media sarà di concentrarsi esclusivamente sui mezzi di comunicazione rafforzando e integrando Internet e le due televisioni (la 7 e Mtv).
Ma come questo avverrà concretamente rimane oscuro. Infatti la prima acquisizione della nuova era, l’agenzia di stampa Ap.Biscom, secondo le ultime indiscrezioni avverrà in maniera molto graduale. Sul tavolo del management di e.Biscom (proprietaria al 100% dell’agenzia) ci sarebbe ora la proposta di gestione congiunta – almeno nel sostenere i costi di una struttura da sempre in rosso – fino a settembre, cioè il tempo necessario all’Authority per pronunciarsi sul passaggio di proprietà dalla società di Scaglia e Micheli al gruppo Tronchetti. Il compromesso medierebbe tra la fretta di e.Biscom di concludere – qualcuno dice anche in questa settimana – e la volontà di Telecom di vagliare al meglio l’integrazione dell’agenzia che di fatto non è al momento una priorità. Soprattutto nella stessa settimana in cui verrà scelta la cordata vincitrice dell’asta sulle directories.
Tra i pretendenti ci sono i nomi del gotha mondiale dei fondi del mondo: quattro cordate, una sola, quella composta da Permira, Investitori associati, Bc partners Group con un spruzzo d’italianità. Mentre schierano soprattutto nomi americani. Apax Partner, Hicks Tate & Furst, Goldman Sachs compongono la prima; Kkr Texas Pacific Group e Blackstone una seconda; Carlyle, Providence e Thomas H. Lee la terza.
La qualità dei candidati dimostrano la bontà del business delle pagine gialle, mentre su quello che rimarrà in pancia a Ti media ci sono tanti dubbi. Con Internet (Tin.it), la tv (La 7), e la distribuzione per i prodotti per ufficio rappresentata da Buffetti, Ti media avrà ricavi pari ad un quarto della vecchia Seat: 577 milioni contro gli oltre 2 miliardi del bilancio 2002 del gruppo come lo conosciamo oggi, ma visto che gli elenchi si porteremmo dietro anche dietro anche 717 milioni di debito la posizione finanziaria sarà positiva.
Ma se la cura dimagrante non finisse qui? Tra le ipotesi allo studio c’è anche la completa cessione di Buffetti, che oggi rappresenta il 17% dei ricavi dell’intero gruppo ed è la maggiore fonte d’entrate di Seat dopo gli elenchi. E c’è perfino chi parla di una possibile incorporazione di Tin.it nella casa madre Telecom wireline (la divisione di telefonia fissa) a quel punto, con o senza Ap Biscom, Ti media sarebbe un’azienda con un core business ben definito, ma troppo piccola e malferma.
Già ora, secondo gli analisti, l’attuale configurazione (con Buffetti e Tin.it) non consentirebbe di generare cassa prima del 2004-05, mercato pubblicitario permettendo. E questo senza tirare in ballo la partecipazione di Telecom in Sky Italia, al momento l’affare più promettente del mercato televisivo europeo. Il successo della pay tv sarebbe un toccasana, ma le azioni sono in mano alla capogruppo ed ogni intervento su quel pacchetto scatenerebbe l’intervento dell’Antitrust di Bruxelles. Anche per questo a Telecom hanno intenzione di prendersi tutto il tempo necessario.
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