MILANO (WSI) – La nuova legge di stabilità valida per il triennio 2014- 2016, ha confermato le indiscrezioni circa un aumento dell’imposta di bollo sul possesso di prodotti finanziari ,che dall’1.5 per mille passa al 2 per mille a partire dal 1° gennaio 2014. Non è invece avvenuto l’aumento dell’aliquota relativa alla tassazione delle rendite finanziarie, che rimane al 20%.
Lo stato conta di reperire circa 900 milioni con questa “mini-patrimoniale”, che non può essere definita diversamente, in quanto è una tassa proporzionata al proprio capitale che colpisce i risparmi di chi intende investire in asset mobiliari. Sarà penalizzato, in particolar modo, il piccolo risparmiatore anche qualora il suo intento non è puramente speculativo ma di semplice difesa del risparmio dall’inflazione.
Se ad esempio un investitore decide di aprire un conto deposito a 12 mesi, il cui rendimento attuale non va oltre il 3% lordo, per l’anno in corso riceverà, ipotizzando un investimento minimo di 50.000 euro, 1125 euro, a partire dall’anno prossimo il rendimento netto si abbasserà a 1100 euro. Questa è l’ipotesi nel caso in cui l’onere del bollo sia a carico dei clienti, se è la banca ad accollarsi il balzello il risparmiatore riceverà, nell’ esempio precedente, un provento netto pari a 1200 euro; al momento ci sono alcuni istituti che si assumono questo onere, ad esempio Rendimax , You Banking, ContForte di Banca Medio Credito,Iblbanca, BccForweb. Occorrerà verificare se alla luce di questa nuova disposizione, siano ancora disposti per il prossimo futuro ad esentare il cliente dal bollo.
Con questa dinamica, se la banche offriranno rendimenti troppo contenuti e ci sarà un aggravio della tassazione, non avrebbe molto senso investire in conti deposito; l’alternativa più semplice per superare l’aumento dell’imposta di bollo è “parcheggiare” il denaro su un conto corrente sul quale grava un’imposta di bollo di 34.20 euro l’anno, se la giacenza media è superiore a 5000 euro, in caso contrario non ci sono imposte statali.
A turbare ancora di più i sonni dei correntisti ci ha pensato una riflessione spuntata in un report del Fmi, in cui si ipotizza l’introduzione di una tantum del 10% da applicare sui conti correnti dei paesi con maggior debito pubblico, per rimettere in equilibrio i conti pubblici di 15 paesi dell’Eurozona. Una ipotesi agghiacciante che, nonostante sia stata prontamente smentita, lascia il segno nei risparmiatori in particolare quelli già colpiti da provvedimenti analoghi come quello avvenuto nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992 in cui il governo guidato da Giuliano Amato penetrò nei forzieri delle banche italiane prelevando il 6 per mille da ogni deposito
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