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La Lega: “Federalismo o si va a votare”. Ma dopo il no dei comuni arriva quello degli italiani

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Italiani scettici sugli effetti del federalismo fiscale. Ben il 42,5% pensa che il carico fiscale complessivo tenderà ad aumentare, mentre solo il 22,4% confida in una sua diminuzione. Anche in fatto di complessità del sistema fiscale, gli italiani non sembrano credere ai benefici di una eventuale riforma federalista: per il 35,1% questa tenderà addirittura ad aumentare, contro il 22% di chi pensa che diminuirà.

E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis per il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. In particolare, più della metà dei cittadini (50,2%) è del parere che una riforma del genere aumenterà il divario tra regioni ricche e povere. Nelle regioni del Sud la percentuale aumenta fino al 60,6%.

Secondo il presidente dell’Anci e sindaco di Tornio, Sergio Chiamparino, “il testo del decreto sul fisco municipale contiene al suo interno “molte incertezze su numerosi punti fondamentali per la vita dei Comuni italiani. Così non va assolutamente e preghiamo il governo di apportare gli opportuni chiarimenti quanto prima”.

“Il provvedimento licenziato dal ministro Calderoli e ora all’attenzione della commissione Bicamerale per il federalismo è dominato da confusione e incertezza, che probabilmente sono il prodotto dell’attuale fase politica che governo e Parlamento stanno vivendo”.

Ma il federalismo è anche, almeno per il momento, il cemento che continua a tenere insieme la maggioranza e a sancirlo è stato il vertice di mercoledì sera a Palazzo Grazioli tra Berlusconi e lo stato maggiore leghista andato avanti fino a notte fonda. “Ieri abbiamo sancito che se non si passa il federalismo, si va al voto – ha fatto sapere oggi Umberto Bossi, sintetizzando l’esito della riunione -. Berlusconi è d’accordo. Ma passa al 100%”.