Economia

La globalizzazione conviene all’Italia?

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di Riccardo Maria Monti*

Con l’approssimarsi delle elezioni politiche, torna caldo il dibattito sul ruolo e le prospettive del nostro paese nell’economia internazionale. La premessa è che il nostro mondo, dominato dai social media e dal bombardamento di notizie, amplifica a dismisura il senso di insicurezza e le paure delle persone.

Dato che la notizia è un evento quasi sempre negativo, come un incendio, un incidente, un assassinio, un disastro naturale (“una bella giornata a Milano” non fa certo notizia) essere informati in tempo reale mette ansia. L’esempio più lampante di questo è l’alta percezione di insicurezza, nonostante è un vero e proprio crollo della criminalità negli ultimi anni in tutti i paesi d’Europa in generale e in Italia in particolare.

Il divario tra percezione e realtà dei fatti, insieme a un acuirsi delle paure e dei timori verso la democrazia è uno dei grandi fenomeni del nostro tempo. Un fenomeno che non possiamo ignorare e rispetto al quale l’unica opzione ragionevole è cercare di spiegare i fatti nel modo più comprensibile possibile.

Se i decisori, sia a livello politico che economico, deridono o ignorano le paure, finiscono per alimentarle. I timori devono essere accolti e capiti in modo attento, dato che le percezioni hanno un impatto immediato sui fenomeni economici e politici, diventando dei fenomeni con cui fare i conti. Bisogna esporre i fatti in modo serio e documentato.

Globalizzazione: tra percezione e realtà

Questo vale in particolare quando si parla di globalizzazione. È una delle nemiche favorite di chi alimenta le paure della gente, spesso per interessi elettorali. D’altra parte un nemico esterno, quanto più è vago, inquietante ed evanescente, tanto più è utile come “spauracchio”.  Come tutti i processi economici importanti, anche la globalizzazione genera vincitori e vinti.

Prendiamo il NAFTA (North American Free Trade Agreement) degli Stati Uniti. Secondo numerose analisi, l’accordo di libero scambio con Canada e Messico ha portato milioni di posti lavoro negli Stati Uniti. Ma ne ha anche distrutti mezzo milione. Il problema è che le persone sono arrabbiate perché hanno visto la loro azienda chiudere i battenti e delocalizzare in Messico fanno molto rumore, mentre chi ha goduto della crescita economica generata dall’accordo di libero scambio non si rende neanche conto dei suoi tali benefici. Come dice un proverbio cinese: fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Nella foresta della globalizzazione, l’Italia sta crescendo. Il mondo ha voglia, fame, interesse e amore per l’Italia. L’aumento delle classi medie che può permettersi alte spese costituisce una grande opportunità di ricchezza ed occupazione per l’Italia, soprattutto per le esportazioni e per il made in Italy. Il nostro interesse nazionale sta nell’essere un buon cittadino dell’ Unione Europea e del WTO (World Trade Organization).

Ecco perchè dobbiamo diventare sempre più alfieri del libero commercio, cercando di stare nel sistema e di porre un freno alle distorsioni esistenti. Le barriera commerciali, le limitazioni agli scambi e le chiusure possono creare un danno immediato al nostro paese. Ricordiamo che la tanto vituperata Unione Europea con l’euro, che sicuramente, per come è stato realizzato, ha danneggiato in tante cose il paese, è per l’Italia un’enorme opportunità. Fare parte di un grande mercato commerciale con regole comuni permette all’Italia di esportare oltre 300 miliardi di euro nei paesi dell’Unione europea. Una cifra enorme. Senza l’euro è senza Unione Europea questa cifra sarebbe sicuramente inferiore.

Inoltre l’Annuario ICE-Istat stima in ben 1000 miliardi di euro l’impatto dell’internazionalizzazione (globalizzazione) per le imprese italiane, tra esportazioni e presenza internazionale delle nostre imprese. La globalizzazione è senz’altro un processo tumultuoso, sovente feroce, che va gestito con grande cautela e attenzione, difendendo specificità e peculiarità del made in Italy. Ma l’Italia ha tutto da perdere in caso di forte rallentamento della globalizzazione dell’economia mondiale.

 

*Riccardo Maria Monti è un manager e imprenditore, che attualmente ricopre il ruolo di executive director di Triboo spa