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LA CRISI DELLE BORSE NON ESISTE

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Prima le borse asiatiche, che hanno tenuto e alla fine hanno chiuso col segno più. Poi quelle europee, in positivo per tutta la giornata. Infine anche Wall Street, dove l’indice Dow Jones ha aperto a +0,31%. La reazione dei mercati – attesa con ansia dopo la tesissima settimana della crisi dei mutui Usa – è stata dunque positiva. Il merito è anche delle Banche centrali, che hanno annunciato nuove immissioni di liquidità: la Bce ha messo a disposizione 47,665 miliardi di euro e la Fed americana è intervenuta ancora. Intanto il Fondo monetario internazionale avverte: “Il 50% dei prestiti immobiliari concessi nel 2006 negli Usa è a rischio”.

Borse in ripresa. Dopo una partenza in rialzo su tutte le piazze europee, i principali indici nel Vecchio continente sono rimasti in crescita anche nel resto della seduta. In alcuni casi, i recuperi sono stati significativi: Londra ha registrato un aumento del 3,23%, Parigi del 2,21%. In crescita anche Francoforte (+1,78%) e Zurigo (+1,39%). Bene Milano, dove il Mibtel ha concluso la giornata guadagnando l’1,24%.

Positiva anche l’apertura di Wall Street, per la quale c’era grande attesa. A New York l’indice Dow Jones ha aperto a +0,31% e il Nasdaq a +0,90%. A trainare i listini americani è stata anche l’ondata di fiducia alimentata dai dati sulle vendite al dettaglio, che a luglio hanno evidenziato una crescita superiore alle attese.

Gli interventi delle Banche centrali. A spiegare la serie di rialzi ci sono anche gli interventi delle Banche centrali, che hanno cercato di tranquillizzare i mercati. Nel corso della mattinata c’è stato un nuovo intervento della Bce per apportare liquidità. In un comunicato, la Banca centrale europea “registra che le condizioni del mercato monetario sono in via di normalizzazione e che la liquidità è ampia. Con operazioni di aggiustamento, la Bce sta ulteriorimente accompagnando la normalizzazione delle condizioni del mercato monetario”. L’intervento odierno, da oltre 47 miliardi, è il terzo da giovedì 9 agosto. Solo la scorsa settimana la Bce ha iniettato nel mercato la cifra record di 156 miliardi.

Nel pomeriggio è intervenuta anche la Fed. La Banca centrale americana ha assegnato 2 miliardi di dollari, una cifra comunque decisamente inferiore alle richieste, che sfioravano i 53 miliardi. Sempre oggi, anche la Banca del Giappone ha immesso altre considerevoli liquidità sui mercati. L’operazione di sostegno, come annunciato dall’Istituto di emissione nipponico, ha un valore di 600 miliardi di yen (circa quattro miliardi di euro) e fa seguito a un intervento di 1.000 miliardi di yen concordato venerdì con la Riserva federale americana e la Banca centrale europea.

Dopo i 300 miliardi di liquidità immessi nel sistema dagli istituti centrali di tutto il mondo, la tesi che comincia a circolare con insistenza tra gli addetti ai lavori è che i banchieri centrali, Fed in prima linea, potrebbero anche ripensare la strategia sul costo del denaro, forse già questa settimana. Il primo intervento potrebbe riguardare i tassi di riferimento Usa, con un taglio fino a 50 punti base. Sul fronte europeo invece, si ipotizza un annullamento dell’atteso rialzo che l’Eurotower ha lasciato da tempo intendere per settembre.

L’allarme del Fondo monetario internazionale. Il 50% dei prestiti immobiliari stipulati negli Stati Uniti nel 2006 è ad alto rischio perché è stato concesso senza che venisse valutata a fondo la possibilità che i richiedenti fossero effettivamente in grado di rimborsare l’importo ottenuto e i relativi interessi. E’ il quadro che emerge da uno studio del Fondo monetario internazionale. Secondo l’Fmi, negli Usa l’effetto congiunto del calo nei prezzi delle case e dell’innalzamento dei tassi “creerà significativi shock nei pagamenti per i mutuatari nel periodo dal 2007 al 2009”.

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