Società

“La Costituzione e’ catto-comunista e blocca lo sviluppo delle imprese”, dice il premier

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Berlusconi bolla la Costituzione come frutto di un accordo cattocomunista, che oggi blocca le imprese. “E’ nata in un momento in cui era forte la contrapposizione tra capitale e lavoro e democristiani e comunisti dovettero trovare dei compromessi su ogni articolo: mi chiedevo stanotte per quanto tempo un’impresa potra’ vivere e crescere su compromessi di matrice cattocomunista”, ha detto alla assemblea di Confartigianato.

Emma Marcegaglia plaude all’impegno di Berlusconi per una semplificazione a favore delle imprese e la modifica dell’art.41 della Costituzione. La leader degli industriali, intervenendo all’assemblea di Confartigianato, e’ tornata a sottolineare i nodi delle liberalizzazioni, della pubblica amministrazione e della crescita. Punti sui quali si e’ detta d’accordo con il presidente della federazione degli artigiani, Guerrini.

Costituzione ‘datata’? “La stiamo cambiando proprio per questo motivo”, dice Umberto Bossi rispondendo ai cronisti. Sulle intercettazioni “la fiducia era quasi inevitabile”, dice il ‘Senatur’ quanto alla decisione di porre la fiducia sul provvedimento al Senato. “Non crea problema con l’opposizione. Le riforme – osserva il leader del Carroccio – sono troppo importanti. Le opposizioni non possono invocare delle scuse”.

Se vuoi guadagnare anche in fase di ribasso con i titoli e i comparti giusti, segui INSIDER. Se non sei abbonato, fallo subito: costa solo 0.86 euro al giorno, provalo ora!

************************

Berlusconi: «Governare con le regole della Costituzione è un inferno»

All’assemblea di Confartigianato: «difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete». Replica Bersani: «Ha giurato sulla Carta: se non gli piace, può anche andare a casa».

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Governare con le regole che impone la Costituzione è un inferno. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo all’assemblea della Confartigianato. «Visto da dentro è un inferno: non è che manchino le intenzioni o i buoni progetti, ma l’architettura costituzionale rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete», ha affermato il premier. «Poi ci sono i tempi della burocrazia, della giustizia civile e penale: lo Stato si è sviluppato in maniera eccessiva e prende a noi cittadini il 50% di ciò che produciamo e dà molto di meno in termini di servizi».

ART. 41 «DATATO» – Inoltre secondo Berlusconi l’articolo 41 della Costituzione «è datato». «La Costituzione è molto datata, si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa, che è citata solo nell’articolo 41. Non è mai citata la parola mercato. Pensiamo a una legge ordinaria, ma serve anche riscrivere l’articolo 41 della Costituzione». Berlusconi si è poi chiesto «fino a quando un’impresa» può continuare ad agire in una cornice di regole che risente di una Costituzione a «matrice cattocomunista».

REPLICHE SULLA COSTITUZIONE – Sulla Costituzione «infernale» ha prontamente replicato Pier Luigi Bersani: «Berlusconi deve smetterla di attaccare la Costituzione», ha detto il segretario del Partito democratico. «Hai giurato sulla Costituzione: se non ti piace, vai a casa». Per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, «solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento». «L’inferno vero è il suo governo autoritario. Un personaggio che usa un simile linguaggio non è degno di ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio», ha affermato Pino Sgobio, dell’ufficio politico del Pdci-Federazione della sinistra. «Berlusconi è divorato dall’odio per la democrazia e sta minacciando la nostra libertà», ha replicato Gennaro Migliore, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà.

IMPRESE – Entro l’autunno lo Statuto delle piccole e medie imprese sarà legge, ha promesso il premier. «Ci impegneremo a fare diventare legge lo Statuto delle imprese entro l’autunno, perché quello che va bene alle imprese va bene all’Italia. Vogliamo arrivare a un nuovo sistema in cui non si debbano chiedere più permessi, autorizzazioni, concessioni o licenze: che sono per me un linguaggio e una pratica da Stato totalitario, da Stato padrone che percepisce i cittadini come sudditi».

FISCO E TRACCIABILITÀ – «Il nostro scopo è arrivare a diminuire la pressione fiscale, arrivando a un unico codice di norme fiscali entro la legislatura», ha spiegato il capo del governo. Secondo Berlusconi la soglia per la tracciabilità dei pagamenti fissata dalla manovra a 5 mila euro «è giusta. Non sono i 100 euro che avrebbe messo la sinistra se fosse stata al governo: quello sarebbe uno Stato di polizia tributaria». Secondo il premier la «diffidenza» dei confronti degli imprenditori «viene dalla cultura comunista degli anni Settanta» che ha sempre considerato l’imprenditore «un truffatore e un evasore».

INVESTITE IN CINA – Berlusconi ha poi invitato gli artigiani a investire in Cina, «un Paese straordinario che si sta sviluppando in modo incredibile. Cercate uno sfogo dei vostri prodotti nel vastissimo mercato dei consumatori cinesi. Mia figlia», ha illustrato il premier, «si è laureata con il massimo dei voti in un’università americana di economia e mi ha chiesto come regalo di essere mandata un mese in Cina. È tornata impressionata e mi ha detto: “Meno male che c’è stato il comunismo in Cina altrimenti sarebbero già i padroni del mondo”».

OFFERTA DALLA POLTRONA DI MINISTRO – Berlusconi appena arrivato aveva salutato con un caloroso abbraccio Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria. Dopo aver proposto Marcegaglia come ministro dello Sviluppo economico al posto dell’interim che lo stesso Berlusconi ha assunto dopo le dimissioni di Claudio Scajola e aver incassato il suo no e quello dell’assemblea della Confindustria, Berlusconi tra il serio e il faceto ha rilanciato la proposta anche con il numero uno di Confartigianato, Giorgio Guerrini: «Se non avessi già avuto il no di Emma, avrei proposto anche a te di fare il minsitro, ma ne parleremo in separata sede». Guerrini ha risposto: «Ognuno deve fare il proprio mestiere». Pronta la replica di Berlusconi: «Facciamo lo stesso mestiere, io sono un imprenditore prestato temporaneamente alla politica».

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved