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LA CINA CORRE: ALLE PRESE CON POSSIBILI BOLLE

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Il ritmo di crescita piu’ veloce da almeno tre anni. E’ quello registrato dal Pil cinese nei primi tre mesi dell’anno. Si alimentano gli interrogativi su se e quando il governo locale possa cambiare la propria politica valutaria che ha tenuto a freno lo yuan a quota $6.83 negli ultimi 21 mesi.

Il prodotto interno lordo e’ cresciuto dell’11.9% rispetto a un anno prima. Si tratta di un risultato superiore all’11.7% atteso dagli analisti interpellati da Bloomberg.

Un rialzo piu’ ristretto del previsto sui prezzi al consumo (+2.4% a marzo su base annuale contro un +2.6% atteso e un +2.7% registrato a febbraio)riaccende il dibattito in corso a Pechino sulla tempistica da adottare per rialzare i tassi di interesse, tagliati nel 2008 per rispondere alla crisi finanziaria globale. Australia e India si sono gia’ mosse in questo senso mentre Singapore ieri ha permesso una rivalutazione della sua valuta con la fine degli stimoli a sostegno dell’economia, volendo evitare rischi inflativi e bolle speculative.

“La prossima mossa sembra orientata a una rivalutazione dello yuan”, ha detto Glenn Maguire, capo economista per l’area Asia-Pacifico di Societe Generale con sede a Hong Kong. Secondo l’esperto, l’andamento dell’inflazione potrebbe portare la banca centrale a ritardare il rialzo del costo del denaro fino alla seconda parte dell’anno.

In seguito alla pubblicazione dei dati sul Pil e al rialzo record dei prezzi nel comparto immobiliare, il governo cinese ha oggi annunciato misure idonee a raffreddare la situazione. Allo studio nuove tasse, incluse quelle sui profitti derivanti dalla vendita di immobili. A marzo i prezzi rilevati in 70 citta’ sono cresciuti dell’11,7% rispetto allo stesso mese del 2009. A preoccupare e’ soprattutto il trend crescente: a gennaio l’aumento era stato del 9,5% e a febbraio del 10,7%.

Sono molti gli investitori, incluso Jim Chanos (operante nel settore degli hedge funds) a scommettere su una bolla riguardante case ed edifici a uso commerciale. Se esplodesse, le conseguenze sarebbero devastanti per tutto il mondo. “Le misure annunciate quest’oggi fanno capire quanto il governo sia riluttante ad alzare i tassi di interesse ma sembra molto improbabile che nuove tasse siano sufficienti a frenare il mercato immobiliare”, ha osservato Brian Jackson, strategist con sede a Hong Kong di Royal Bank of Canada.

A tutto cio’ si aggiungono le pressioni inflazionistiche. I dati odierni fanno pensare che il target previsto dal governo per fine anno del 3% potrebbe non esser raggiunto. Per meta’ anno dovrebbe attestarsi al 2.5%. Intanto c’e’ chi vede un apprezzamento della valuta di oltre il 3% nei prossimi 12 mesi.

D’altra parte, invece che guardare a un rialzo del costo del denaro, la Cina ha pianificato una riduzione del 22% sull’accensione di nuovi prestiti rispetto al record di $1.4 mila miliardi registrati l’anno scorso. Gli analisti sono divisi su quando potrebbe aumentare il costo del denaro preso in prestito. Royal Bank of Canada si aspetta una mossa entro il mese in corso mentre Bank of America – Merrill Lynch guarda al quarto trimestre. Si ricordi che l’ultima volta che la Cina ha registrato una crescita dell’economia superiore all’11% (era il primo trimestre del 2006), la banca centrale ha alzato i tassi entro il mese successivo.

I policy makers, dal canto loro, hanno tenuto a precisare che la crescita messa a segno da gennaio a marzo e’ legata alle misure di stimolo fiscale. Il rialzo, poi, sembra notevole perche’ confrontato con i bassi livelli del 2009. se le esportazioni sono rimbalzate, le importazioni sono cresciute a un passo piu’ veloce.

Quanto al Pil odierno, Royal Bank of Scotland si aspettava un +14.5%, piu’ del consensus. La reazione delle case d’affari e’ stata comunque immediata. Citigroup ha alzato il target per fine anno al 10.5% dal 9.8%. JPMorgan Chase & Co. si spinge un pochino piu’ in alto, al 10.8 per cento dal 10% mentre RBS risulta la piu’ ottimista: +11% da +10%.