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È L’ORA DELLA SCURE

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(WSI) – Qualcosa si muove e speriamo non sia solo un venticello che produce uno stormire di foglie. Ci vuole altro, una bufera, un tornado per ripulire il bosco dalle consulenze, dalle spese inutili, dagli stipendi garantiti ai fannulloni, dai gettoni di presenza e anche di assenza, dai parassiti che zitti zitti succhiano la linfa degli alberi pubblici e li rinsecchiscono. Non bastano più le forbici; serve l’accetta. Ecco perché benediciamo il ministro più scatenato della Repubblica, Renato Brunetta, cui si deve l’iniziati va forte di divulgare i nomi delle centinaia di migliaia di consulenti (e relativi compensi) assunti da ogni ente, da Palazzo Chigi all’ulti mo comune.

Oggi Libero per dargli una mano esce con un numero speciale di LiberoMercato nel quale prosegue la pubblicazione del vergognoso elenco. Siamo convinti che il supporto della informazione sia determinante: gli italiani devono sapere che il rilancio del Paese avverrà soltanto dopo l’eliminazione degli sprechi, cui è attribuito l’assorbimento delle risorse. E il governo andrà fino in fondo nel risanamento, avviato dal ministro della Funzione pubblica, se sarà incoraggiato dal consenso di tutti noi.

Ogni cittadino dia il suo contributo almeno con uno sbuffo: cinquanta milioni di sbuffi al giorno creeranno il tornado cui accennavamo in apertura di queste note. Se l’opinio ne pubblica non cesserà di farsi sentire e dimostrerà di non essere complice della cattiva amministrazione, svolteremo. Sissignori. Questo è un incitamento alla rivoluzione: costringiamo Silvio Berlusconi e la sua troupe a non sprecare energie in mille proclami, generalmente poi disattesi, ma a fare bene alcune cose, poche, la più importante delle quali è smettere di gettare quattrini dalla finestra allo scopo di perpetuare privilegi anacronistici in favore di caste e castine.

Una rivoluzione, dicevamo, non violenta ma che richiede un impegno inconsueto per la classe politica nostrana: perseguire il bene comune a costo di rischiare l’impopolarità transitoria in alcune categorie persuase di essere intoccabili per diritto divino. Ieri LiberoMercato, in prima pagina, ha affrontato un argomento considerato tabù: il collocamento a riposo delle donne. Che avviene a 60 anni, cioè con 5 anni di anticipo rispetto agli uomini. Perché simile disparità di trattamento in base al sesso?

Il nostro è l’unico Paese in Europa a fissare per decreto la discriminazione sessuale in maniera pensionistica. È semplicemente assurdo, grottesco che per le donne l’assegno di vecchiaia scatti 5 anni prima che per gli uomini, i quali, si badi bene, campano (statistiche sul tavolo) cinque anni di meno. Tra l’altro, se l’esercito delle lavoratrici andasse in pensione (di vecchiaia, ripeto) all’età in cui ci va quello dei lavoratori, i conti dell’Inps sarebbero sistemati.

Per procedere alla parificazione non occorre Napoleone; è sufficiente modificare un rigo della legge, esercizio accessibile a un qualunque ragionier Rossi. I sindacati protestano? E chissenefrega. Non si può modernizzare un Paese dando retta a tribuni rimasti con la testa all’epoca in cui le femmine erano dedite al ricamo. Segnalate a certi cavernicoli culturali che nelle università le ragazze sono molto più numerose dei ragazzi.

Segnalate a questi cavernicoli che il settanta per cento dei nuovi medici sono fanciulle. A proposito. Recentemente ho fatto la colonscopia (in un ospedale di Milano) e, una volta biotto sul lettino, ho visto entrare nella sala operatoria tre giovani signore. Ora, fate mente locale e immaginate il mio stato d’animo: mi vergognavo come un ladro e ho cercato di svignarmela con pretesti cretini.

Mi rifiutavo di farmi ravanare l’intestino (sottolineo intestino) da tre che potevano essere figlie mie. E queste che ridevano, eccome se ridevano. Poi, serie: la pianti di fare il bambino, non abbiamo tempo da perdere. Rassegnato, ho subito l’onta. Però mi sono ricreduto: meglio di quelle tre signorine scommetto che non ravana nessuno. Scusate la parabola scatologica, ma era per dire a quei tontoloni dei sindacalisti che il mondo è cambiato ed è da trogloditi pensare ancora al sesso debole come se fosse debole davvero.

Giù dalla pianta, compagni. Rimaniamo un attimo nel campo previdenziale. Giusto per rammentare ai suddetti trogloditi che l’Italia non solo è l’unica nazione europea in cui le donne sono discriminate, è anche l’unica che contempla le pensioni di anzianità per chiunque abbia 57 anni. Altrove, l’età minima (maschio e femmina) è 65 anni. Mestieri usuranti: una balla inventata da noi. I lavoratori malati si sottopongono invece a una visita collegiale e se risultano tali vanno in quiescenza, altrimenti se la sognano.

Pure qui, per renderci decenti, sarebbe sufficiente una leggina. E risparmieremmo una fortuna magari da destinare a più nobile causa: ad esempio, ammortizzatori sociali seri e edilizia popolare riservata a chi non ha mezzi per pagarsi l’affitto né la rata del mutuo. Caro Brunetta, lei che capisce qualcosa e ha volontà, dica ai suoi colleghi del governo, anzitutto a Berlusconi, di spicciarsi. Le nostre sono proposte elementari. Non comportano investimenti. Non ledono neppure la Maestà della magistratura. Ma sono risolutive, e lei lo sa.

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