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L’INFLAZIONE? E’ ANCHE COLPA DEI FONDI PENSIONE

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“Sono qui per esporre le ragioni sottostanti a un fenomeno in forte crescita, ma che paradossalmente sembra passare inosservato. Si tratta di un problema al quale si puo’ ovviare attraverso una saggia azione politica”: questo il prologo all’intervento in Senato di Michael Masters, gestore del fondo Masters Capital Management. Il fato ha voluto che proprio durante il suo discorso i contratti futures sul petrolio si spingessero sopra la soglia dei $129 al barile, ad un nuovo massimo assoluto.

Che l’elevato prezzo del greggio stia alla base della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, e’ opinione diffusa; non sono altrettanto diffuse, senonche’, le stime dell’amminstrazione americana relative a tale incremento: dal 4.5% al 5.5% quest’anno, rispetto a un presagito intervallo del 4-5%. Simultaneamente, il Dipartimento del Lavoro Usa ha comunicato che i prezzi all’ingrosso sono cresciuti di un frugale 0.2% nel mese di aprile, dopo l’aggiustamento stagionale, facendo segnalare una stabilita’ nei prezzi dei prodotti alimentari e una discensione in quelli energetici.

Jeff Harris, capo economista della Commodity Futures Trading Commission, afferma che non sussiste, dai modelli e dalle analisi, una chiara evidenza che gli speculatori con la loro operativita’, influiscano sul meccanismo di formazione dei prezzi nel mercato. Masters punta il dito verso gli investitori istituzionali, i fondi pensione (aziendali e governativi), le fondazioni universitarie, che essendo dei partecipanti relativamente nuovi sul mercato delle materie prime, “stanno invero creando uno ‘shok’ nella domanda”. Collettivamente questi investitori detengono, in media, un numero piu’ alto di contratti futures in circolazione, di qualsiasi operatore purchessia.

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L’aumento dei prezzi delle materie prime, anzitutto quelle dei settori agricolo ed energetico, sta senz’altro generando delle problematiche di ordine sociale, giacche’ un numero sempre piu’ emblematico di famigie americane incontrano angherie di natura economica. “Non v’e’ dubbio alcuno – afferma l’economista Benn Steil – circa la relazione che lega l’incremento dei prezzi delle materie prime all’interesse crescente degli investitori istituzionali verso questa tipologia di asset”. Alcuni ricercatori hanno aggiunto sul tema: “i fondi pensione e gli altri investitori, stanno spingendo alle stelle il prezzo delle materie prime allocando porzioni sempre piu consistenti dei loro portaforgli verso investimenti in energia e agricoltura”.

Masters termina il suo discorso in Senato suggerendo delle percorribili linee di azione acciocche’ il problema possa essere arginato. Tra le soluzioni: proibire ai fondi pensione di investire in strategie di replicazione di indici delle materie prime, oppure porre limiti e garanzie da prestare nell’acquisizione di posizioni speculative.