Società

L’ICE contro il governo: con la soppressione, zero risparmi

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La manovra del Governo, presentanta dal ministro Tremonti, tra gli altri provvedimenti prevede la soppressione dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero – ICE, senza alcuna sostituzione con altre strutture per il sostegno all’Export. I dipendenti dell’Istituto si stanno mobilitando, con lettere a centinaia di aziende italiane che lavorano all’estero, poiche’ sostengono che “finisce qui l’aiuto all’internazionalizzazione per le medie e piccole imprese”.

La soppressione dell’ICE, sostengono i dipendenti dell’Istituto, comporta con una scelta “retrograda”:

– l’annullamento delle funzioni di un Ente specializzato;
– nessun risparmio;
– nessuna chiarezza su chi gestirà i fondi, se ci saranno ancora e come verranno distribuiti e impegnati.

“Come dipendenti ICE – sostiene un documento ottenuto da Wall Street Italia – siamo al vostro fianco con le nostre numerose iniziative: Fiere, Missioni Operatori, Servizi personalizzati, Formazione, Incontri B2B, Convegni tecnici, Mostre d’Immagine a promozione del Made in Italy”. “Per tutte queste attività siamo coinvolti dal momento dell’identificazione del mercato alla pianificazione dell’evento; dalla selezione delle controparti fino alla realizzazione e all’analisi dei risultati. L’intera struttura dell’Istituto, in Italia e all’Estero, è con voi, per garantire sempre un monitoraggio globale e costante dei mercati e segnalare nuove potenzialità imprenditoriali.

E’ stata anche creata una pagina web per seguire gli aggiornamenti sulla proposta soppressione.

Ed ecco un documento dei sindacati interni dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero:

NESSUNO CI GUADAGNA DALLA SOPPRESSIONE DELL’ICE! IN BASE AL TESTO CHE SEMBRA ESSERE STATO DISCUSSO E APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI I SINDACATI DELL’ISTITUTO RICHIAMANO L’ATTENZIONE DEL GOVERNO E DI TUTTE LE FORZE PARLAMENTARI E SOTTOLINEANO LE SEGUENTI CONTRADDIZIONI:

a) l’art. 1 del testo approvato dal Consiglio dei Ministri prevede la soppressione e la liquidazione dell’ICE. La trasformazione dell’Istituto in struttura del Ministero dello Sviluppo Economico, con relativa sottoposizione ai regolamenti di amministrazione e contabilità pubblica, non più civilistica/industriale, renderà del tutto impossibile lo svolgimento dell’attività promozionale a favore delle imprese e del Made in Italy.
Da sempre i fondi promozionali sono affidati all’Istituto dal Ministero proprio per questo motivo: come da sempre, i ministeri, oltre a quello dello Sviluppo Economico, che hanno la necessità di svolgere attività all’estero, utilizzano i servizi dell’Istituto.

b) la mancanza di una qualunque norma transitoria e lo scioglimento dell’Istituto dal momento stesso dell’entrata in vigore della manovra finanziaria porteranno immediatamente alla paralisi totale. Risulta impossibile, infatti che in un così breve spazio di tempo si riescano a compiere gli atti amministrativi necessari per liquidare l’ente e contemporaneamente proseguire le attività già avviate a sostegno delle imprese nei diversi mercati. Una volta cessati gli organi a causa della soppressione, cadranno tutte le deleghe e nessuno sarà in grado di firmare nulla. Niente più servizi di assistenza alle aziende, niente più iniziative promozionali. La struttura ministeriale non sarà assolutamente in condizione di subentrare agli organi dell’Ente anche perché le modalità di passaggio del personale e delle risorse verranno decise con successivo decreto avente natura non regolamentare. Nel periodo intermedio, anche se si dovesse realizzare la gravità dello sbaglio fatto, l’ICE cesserà di esistere e non sarà possibile ricostituirlo, soprattutto nella rete estera che non può essere lasciata senza fondi neppure per un mese.

c) e’ impossibile che la riforma produca un risparmio di 1/3 delle spese – come indicato al comma 11 dell’articolo sull’Istituto nella bozza di decreto – che l’ICE sosteneva prima della riforma. A seguito dei tagli degli ultimi anni, l’assegnazione di bilancio dell’ICE di oggi è di 74 milioni di euro: tolto 1/3, cioè 25 milioni, rimangono 50 milioni che sono appena sufficienti a coprire le spese del personale. Come si sosterranno i costi delle presunte “Sezioni per la promozione degli scambi” appositamente istituite all’estero? La situazione è resa ancora più grave dal fatto che fino ad ora, l’Istituto ha potuto proseguire nell’attività anche grazie ad un attento utilizzo dei residui dei programmi promozionali precedenti, residui ormai esauriti.

Per tutte queste ragioni, oltre che per tutti gli altri motivi già ampiamente illustrati in questi giorni di agitazione, in merito all’utilità e all’efficienza dell’istituto, i sindacati chiedono di non LICENZIARE UN TESTO CHE NON E’ MATERIALMENTE APPLICABILE e che avrà come unico effetto di AZZERARE L’ASSISTENZA OPERATIVA ALLE IMPRESE SUI MERCATI ESTERI , di mortificare le professionalità dei lavoratori dell’ICE, senza produrre NE’ BENEFICI, NE’ RISPARMI.

Firmato: FP CGIL ICE Paola Lisi | FP CISL ICE S. Stella | UILPA ICE Giovanni Gismondi e Caterina La Boccetta | CISAL FIALP ICE Antonella Corinaldesi.