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L’ EURO SFONDA QUOTA 1.50 SUL DOLLARO (NUOVO TOP)

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L’euro guadagna ancora terreno sul dollaro e supera la soglia di 1.50 contro il dollaro, raggiungendo il nuovo massimo assoluto a 1,5048 (clicca qui per le quotazioni in tempo reale), in base alle rilevazioni disponibili sulla piazza valutaria newyorchese.

Lo sprofondamento del dollaro a livelli mai visti in precedenza e’ dovuto alle speculazioni sul Forex sul fatto che il Chairman della Federal Reserve Ben Bernanke oggi dira’ che la banca centrale Usa e’ pronta ad abbassare ancora i tassi d’interesse, per dare stimolo ad un’economia in fase di recessione, nonostante l’impennata dell’inflazione (prezzi alla produzione +1.0%) che fa correre il rischio di uno scenario stagflattivo.
Il supereuro alla fine allunga ancora sul dollaro e sfonda per la prima volta nella sua breve storia quota 1,5 contro il biglietto verde, fino ad attestarsi a 1,5048: la valuta Usa, dopo i preoccupanti dati statunitensi che proiettano altre ombre sull’economia, spinge il petrolio verso i nuovi massimi assoluti, toccati negli scambi serali, a 101,43 dollari.

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La giornata nera degli indicatori americani, che confermano pure che la crisi immobiliare non è ancora finita, parte dai prezzi alla produzione che, inaspettatamente, balzano a gennaio dell’1% a fronte delle previsioni degli analisti su di un aumento dello 0,4%, dopo la flessione dello 0,1% di dicembre. Più allarmante è la rilevazione ‘core’, al netto delle componenti volatili come alimentari ed energia, che si attesta a +0,4% (il rialzo più alto da un anno a questa parte), il doppio dello 0,2% atteso dagli operatori.

A spingere verso l’alto i prezzi sono i marcati rincari di carburanti, prodotti alimentari e farmaci, che fanno temere un balzo dell’inflazione malgrado la frenata della crescita. “Un’inflazione più alta, accompagnata da una crescita più lenta, non è di sicuro la migliore ricetta per una moneta moneta”, rileva John McCarthy, responsabile del desk valutario di Ing Financial Markets.

Lo spettro che si affaccia più prepotente sui mercati è la stagflazione, cioé lo scenario di un’economia senza crescita e di aumento delle tensioni sui prezzi. I timori, in più, sono legati al fatto che la Federal Reserve, in occasione della prossima riunione del Board monetario (il Federal Open Market Committee, Fomc) del 18 marzo possa avere minori spazi di manovra per allentare la presa sul costo del denaro. Non a caso, il presidente della Fed di Dallas, Richard Fisher, ribadisce in giornata che l’inflazione è motivo di grande preoccupazione”, mentre le attese dei mercati sono per le indicazioni che il numero uno della Banca centrale Usa, Ben Bernanke, farà nella sua testimonianza semestrale davanti commissione Servizi Finanziari della Camera.

A peggiorare il clima che poi l’indice della fiducia dei consumatori statunitensi, calcolato dal Conference Board, che nel mese di febbraio crolla a 75,0 (da quota 87,3 di gennaio), contro le stime a quota 82 atteso dagli economisti. La fiducia dei consumatori americani scende quindi ai minimi da cinque anni risentendo della frenata dell’occupazione e della recessione immobiliare, mentre continuano a salire i prezzi della benzina e dei generi alimentari. Proprio il settore immobiliare resta la spina nel fianco dell’economia a stelle e strisce: a gennaio si registra il boom dei pignoramenti, in rialzo del 90% (a quota 45.327 unità) nel confronto dello stesso periodo del 2007. Il dato, elaborato RealtyTrac, rimarca il continuo aumento del numero di notifiche delle banche nei confronti dei mutuatari che non riescono a far fronte al pagamento delle rate di mutuo per il brusco rialzo dei tassi d’interesse. I casi di insolvenza fra la clientela cosidetta subprime, ossia con scarsa affidabilità creditizia, sale addirittura ai massimi da agosto scorso che rappresenta anche il secondo livello più alto mai registrato da RealtyTrac.

In base ai dati forniti da Citigroup, quest’anno saranno ridefiniti mutui a tasso variabile per un ammontare complessivo di 460 miliardi di dollari, con il conseguente aumento della rata che diventerà più onerosa per i mutuatari. Unica nota positiva è il rialzo di Wall Street che sfiora l’1% di guadagni dopo che Ibm ha reso noto un programma di buy-back (acquisto di azioni proprie) fino a 15 miliardi di dollari, in scia al miglioramento delle sue stime di profitto sull’esercizio 2008.