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L’Egitto rischia di dover chiedere 3 miliardi di dollari di aiuti al FMI

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Cairo – L’Egitto, che deve fare i conti con il costo del denaro piu’ alto dal 2008, sara’ costretto a chiedere 3 miliardi di dollari di aiuti al Fondo Monetario Internazionale, a meno che gli stati del Golfo Persico non mantengano le promesse. Ma gli attivisti che hanno guidato la rivolta che ha portato alla cacciata dell’ex presidente Mubarak sono contrari.

I rendimenti dei bond a un anno sono cresciuti di ben 328 punti base dal 25 gennaio, giorno della rivolta che ha portato all’esilio del Presidente Mubarak, fino ad arrivare al 13,86%, ai massimi dal novembre 2008. Il rendimento aggiuntivo che gli investitori chiedono per detenere titoli egiziani rispetto ai Treasury degli Stati Uniti e’ balzato di 160 punti base nel periodo di riferimento, fino all’area di 421, secondo i dati di JPMorgan Chase. Gli spread del Medio Oriente in media sono aumentati di 128 punti base a quota 437.

La possibilità di chiedere nuovi finanziamenti al Fondo monetario internazionale o alla Banca mondiale ha scatenato le proteste degli attivisti, che considerano tali misure un sostegno de facto alle politiche adottate da Mubarak, secondo quanto riferito da Raza Agha, economista della Royal Bank of Scotland.

Le autorità egiziane continuano a fare i conti con rivolte violente da parte di alcune frange della popolazione, nonostante siano ormai trascorsi quasi otto mesi dalla fuga di Mubarak. Negli scontri di ieri, i copti cristiani si sono scontrati contro le forze di sicurezza del Cairo. Il bilancio e’ molto sanguinoso: hanno perso la vita circa 24 persone, i feriti oltre 200. Paura tra la folla: spari e macchine in fiamme.

E pensare che lo slogan cantato durante le proteste contro di Mubarak: “Ne’ copto ne’ musulmano, solo egiziano”. Ora l’unica parola e’ tradimento. Sotto l’ex presidente egiziano, al potere per 42 anni, i copti, i cristiani egiziani nativi (la piu’ grande comunita’ cristiana di tutto il Medio Oriente), erano messi a margine, vittime di una significativa discriminazione e degli attacchi di gruppi islamici estremisti.