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L’E-COMMERCE MACINA UTILI, MA PER QUANTO?

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Il 38% delle societa’ che vendono prodotti su Internet hanno conti in ordine e bilanci in attivo; queste le conclusioni di uno studio condotto da Boston Consulting Group in collaborazione con Shop.com.

Il dato sembra destinato a rassicurare i mercati, dopo la tempesta che si e’ abbattuta in borsa sul settore tecnologicoe quello Internet in particolare.

Solo la scorsa settimana, Forrester Research Inc. aveva diffuso una valutazione secondo la quale la maggior parte delle aziende “punto com” sarebbero destinate a scomparire entro la fine del 2001.

Lo studio di Forrester disegna uno scenario che dovrebbe completarsi in tre fasi:

1) diminuzione delle vendite nel settore di largo consumo entro il mese di ottobre 2000.

2) crollo delle aziende dedicate al commercio elettronico “generalista”.

3) la crisi si estende al settore dell’abbigliamento, dell’arredamento e degli articoli di lusso.

Gli studi, apparentemente contraddittori, giungono in realta’ a una conclusione comune: le societa’ dell’e-commerce non sonbo destinate obbligaqtoriamente a diventare dei colossi o a durare in eterno.

Scorrendo l’elenco dei retailers online esistenti da almeno un anno si nota come il 79% di questi siano aziende di vendita per catalogo, mentre il 50% siano catene di abbigliamento trasferitesi anche sul Web ed il 36% siano pure aziende Internet.

Secondo lo studio di BCG e shop.com il problema maggiore rimane la mancanza di informazioni sui dati relativi alle aziende. Solo di recente il governo ha iniziato a monitorare le vendite via Internet anche se le relazioni su questo comparto sono ancora scarne.

BCG, tuttavia, ritiene che gli acquisti online saliranno dell’85% entro la fine dell’anno attestandosi a quota 61,1 miliardi di dollari. Il risultato e’ senza dubbio entusiasmante anche se non arriva ai livelli sfiorati nel 1999 con una crescita del 120%.