Economia

Iva, fisco italiano fa scuola: Ue prepara stretta anti-evasione

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ROMA (WSI) – Per una volta l’Italia fa scuola. L’Unione europea guarda all’Italia quando si tratta di fisco e misure anti evasione. Il Commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha presentato una proposta a Bruxelles per contrastare l’evasione Iva che somiglia allo split payment italiano attraverso cui lo Stato trattiene direttamente ai suoi fornitori l’imposta sul valore aggiunto.

In pratica si tassano le vendite dei beni a partire da un paese nell’Ue verso altri come se fossero beni venduti all’interno di uno solo Stato membro. Spetterà poi a quest’ultimo trasferire l’entrata allo Stato di destinazione del bene/servizio.

Dopo la maxi multa comminata ad Amazon, la Commissione Ue affila le armi contro i comportamenti elusivi visto che, come ha snocciolato Moscovici, i numeri parlano chiaro. Nel 2015 il mancato gettito annuo dell’Iva è arrivato a 150 miliardi di euro di cui un terzo riguarda le transazioni transfrontaliere. Un dato su tutti allarma: circa 100 euro per cittadino comunitario finisce per finanziarie anche organizzazioni criminali comprese attività terroristiche.

Da qui la stretta antievasione che sa molto di Italia. Come in Italia anche Bruxelles introdurrà una sorta di indice di affidabilità fiscale  e i soggetti Iva (imprese o privati) dotati della certificazione europea potranno operare ancor più velocemente. Nella proposta avanzata da Moscovici infatti si introduce la nozione di “Certified Taxable Person”, ovvero una categoria di venditore ‘di fiducia’ che beneficerà di regole semplificate grazie al certificato che avrà ottenuto dimostrando di aver assolto sempre ai diversi obblighi fiscali.

Inoltre Bruxelles come Roma punterà alla semplificazione realizzando uno sportello unico, un sito  dove registrare operazioni e pagamenti che si chiamerà One Stop Shop, un unico portale online, nella propria lingua, sul quale assolvere a tutti gli obblighi indipendentemente dal Paese con cui si sta effettuando la transazione.

“Venticinque anni dopo la creazione del mercato interno società e consumatori ancora affrontano 28 differenti regimi Iva quando operano tra Stati. Criminali e terroristi hanno sfruttato questi punti deboli per troppo tempo, organizzando frodi da 50 miliardi di euro all’anno. Questo sistema anacronistico basato sui confini nazionali deve finire, gli stati devono considerare le transazioni transnazionali con operazioni domestiche entro il 2022″.