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ITALIA: RENDIMENTI TITOLI DI STATO VISTI IN RIALZO

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Il comparto dei corporate bond offre ancora un rendimento appetibile e migliore rispetto ai titoli governativi, nonostante il restringimento degli spread rispetto all’anno scorso. Ma tra 3-4 mesi è possibile che la situazione cambi e si veda un rialzo dei rendimenti sul comparto dei titoli di stato.

Lo dice in un’intervista a Reuters Marco Baraldi, responsabile per le gestioni patrimoniali e gestore obbligazionario di Banca Akros che sottolinea come in un quadro europeo dominato dalla crisi greca, l’Italia mostri una relativa stabilità.

“E’ vero che gli spread dei bond corporate si sono ristretti rispetto all’anno scorso, ma è ancora un investimento appetibile” dice Baraldi. “Semmai ci si può spostare su scadenze un po’ più lunghe, direi a 4-5 anni, visto che è difficile trarre valore sulle scadenze a brevissimo”.

E del resto vedremo ancora una buona offerta di bond corporate poichè “le emittenti a livello europeo trovano conveniente ricorrere al mercato dei capitali piuttosto che al finanziamento bancario, agli attuali livelli di tassi”.

TRA 3/4 MESI GOVERNATIVI POTREBBERO ESSERE PIU’ APPETIBILI

La situazione potrebbe cambiare “tra 3/4 mesi quando si potrebbe vedere un rialzo dei rendimenti dei titoli governativi in generale che li renderebbe un po’ più appetibili e li avvicinerebbe ulteriormente a quelli dei corporate”.

Si va verso una situazione in cui parecchi paesi europei, Grecia innanzitutto, ma anche Irlanda, Portogallo e Spagna dovranno varare, a meno di non averlo già fatto, rigorose misure atte a ridurre il loro deficit di bilancio. L’Italia si trova ora in una situazione di relativa stabilità, pur con debito elevato, rispetto ai membri più virtuosi dell’Ue (Germania e Francia)

E’ L’ORA DEL TASSO VARIABILE, RIALZO RENDIMENTI IN 6/12 MESI

Un occhio di riguardo va poi al comparto del tasso variabile, il cui investimento, che può sembrare risicato ora, potrebbe cambiare fisionomia nel giro di 6/12 mesi rispetto al tasso fisso.

Da una parte la Bce si muoverà, in relazione alla ripresa dell’economia e dell’inflazione, alzando i tassi, ma dall’altra occorre anche considerare che il progressivo rientro delle misure straordinarie dovrebbe riportare i tassi interbancari ad un livello prossimo a quello di riferimento Bce.

“Quindi un investimento a tasso variabile, in titoli governativi o corporate, visto in prospettiva può esserre vantaggioso: se ora i rendimenti sembrano risicati (ma lo sono anche quelli del tasso fisso su scadenze brevi) nel giro di 6/12 mesi essi inizieranno a muoversi al rialzo riducendo il divario che li separa dalle emissioni a tasso fisso a media scadenza (4-5 anni)” dice il gestore

Meno appetibile invece, nell’immediato, è visto l’investimento in titoli indicizzati all’inflazione. “Mentre nel caso del tasso variabile la prospettiva di un rialzo dei rendimenti è abbastanza delineata, per i linker le previsioni di una ripresa dell’inflazione, seppur rivista al rialzo nello scorso trimestre, non ci inducono ad aumentarne il peso in portafoglio” dice Baraldi.

MERCATI EMERGENTI IN VALUTA LOCALE: BUONI MA CON CAUTELA

Un certo valore all’investimento si può poi trovare su altri mercati, con valute diverse dall’euro.

“Con la premessa e l’avvertimento di tener conto oltre che del rischio sul titolo in sè anche di quello sulla valuta locale, si possono trovare buoni ritorni da investimenti su mercati come Brasile, Polonia, Australia” dice Baraldi. “Con un investimento a durata di 3-4 anni, ci sono fondi che offrono su questi titoli di investimenti un rendimento attorno al 15%”.

Fonte: Reuters