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Italia: paese sempre piu’ spaccato in due, cresce divario ricchi-poveri

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New York – Prima sorpresa: gli autonomi aumentano il loro reddito in proporzione molto di più dei lavoratori dipendenti (soprattutto lo dichiarano al fisco, smentendo la vulgata della partita Iva recalcitrante nei confronti dell’erario).

Seconda sorpresa: il merito e la produttività nel nostro Paese contano ancora. Perché i lavoratori meglio pagati lavorano più ore, tanto che la differenza tra le ore di lavoro tra i meglio e i peggio retribuiti aumenta proporzionalmente, secondo un trend costante in tutti i paesi Ocse.

Terza sorpresa, questa volta di carattere sociale: «Sempre più persone si sposano con persone con redditi da lavoro simili». Come dire l’amore è suddiviso per censo. In Italia le favole della principessa e il domestico uniti da un sentimento profondo sembrano poter appartenere alla letteratura e alla cinematografia d’antan.

Quarta tesi: la redistribuzione reddituale attraverso i servizi pubblici è diminuita dal 2000 a oggi. La sanità, l’istruzione e i servizi destinati alla salute – che da sempre contribuiscono ad evitare che si accentui il divario tra i più e i meno abbienti – sono di fatto incapaci di ridurre le disuguaglianza perché la spesa pubblica in questi anni è fortemente diminuita, come per esempio i sussidi di disoccupazione.

L’INDAGINE – Sono i risultati di uno studio Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, che verrà presentato martedì presso la sede Istat alla presenza del presidente, Enrico Giovannini, e del ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

Un’indagine che testimonia come la disuguaglianza tra i redditi delle persone in età lavorativa è aumentata drasticamente nei primi anni Novanta e da allora è rimasta a un livello elevato, nonostante un leggero calo verso la fine del primo decennio degli anni duemila.

Lo iato reddituale in Italia è superiore alla media dei Paesi Ocse, è più elevato che in Spagna e più basso del Regno Unito e del Portogallo. Nel 2008 – scrive l’Ocse – il reddito medio del 10% degli italiani più ricchi era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro), mentre negli anni ’80 il rapporto era di 8a1.

Il modo più veloce per diminuire le disuguaglianze – segnala l’Ocse – è una riforma delle politiche fiscali e previdenziali, che costituisce lo strumento diretto per accrescere gli effetti redistributivi. Soprattutto le «perdite ampie e persistenti di reddito per i gruppi a basso reddito coincidono con le fasi recessive».

E soprattutto in tempi di crisi che diventa fondamentale il ruolo degli ammortizzatori sociali e delle politiche di sostegno del reddito (il reddito minimo?). Considerazione che inciderà nell’agenda delle parti sociali nella prevista prossima riforma del mercato del lavoro?

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