Società

Italia nel mirino: rendimenti Btp al record di tre anni

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Roma – Dall’asta di oggi, indetta dal Tesoro, arriva l’ennesima doccia fredda per la situazione del debito sovrano in Italia. L’esito è più che eloquente, con i rendimenti dei Btp che sono saliti rispetto alle ultime aste.

Spaventa però soprattutto la performance dei rendimenti dei BTP decennali, collocati oggi per un valore di tre miliardi di euro. Il punto, infatti, stando a quanto riporta il sito Bloomberg, è che questi hanno sfiorato il 4,94%, contro il 4,73% dell’asta dello scorso 30 maggio e al massimo dall’asta avvenuta nell’ottobre del 2008. In calo la domanda da parte degli investitori, con il rapporto domanda/offerta sull’ammontare dei titoli di stato a 10 anni che è sceso a 1,33 voltre, contro il rapporto a 1,50 precedente.

Il caso Italia sta mettendo sotto pressione oggi anche le banche italiane quotate a Piazza Affari, con Mps che è arrivata a perdere il 5,5% del suo valore.

Di fatto, il Tesoro italiano ha effettuato oggi un collocamento di quattro titoli di stato diversi. L’esito ha confermato di fatto i timori sui conti pubblici italiani, con lo spread Italia/Germania che dopo l’asta è salito attorno ai 212 punti base.

Collocato un ammontare complessivo -afferma intervistato dal canale televisivo Class Cnbc Emiliano Raponi, di Mts – di 7,90 miliardi di euro, rispetto agli 8 miliardi preventivati dal Tesoro.

Questi i titoli emessi: BTP con scadenza ad aprile 2014 per un valore di 2,644 miliardi di euro e a un rendimento del 3,68%, in rialzo rispetto al 3,43% della precedente asta. Collocati anche BTP a scadenza decennale, ovvero nel settembre del 2021 per 3 mld e con rendimenti al 4,94%, contro il 4,73% precedente (ed è questa la nota dolente di cui parla Bloomberg).

Il collocamento ha avuto poi per oggetto 1,25 miliardi di euro di CCTeu con scadenza nell’aprile del 2018. I rendimenti in questo caso sono stati pari al 3,38%, contro il 3% dell’asta precedente; emessi infine 991 milioni di euro di CCte con scadenza a dicembre 2015, con rendimenti al 3,17%.

Raponi ha commentato la situazione affermando che anche il bid to cover, ovvero il rapporto tra domanda e offerta non è stato entusiasmante, attestandosi attorno agli 1,4 e 1,3 per i BTP a diversa scadenza.

L’Italia continua a rimanere così osservata speciale e, a parte il caso Grecia, l’attenzione degli economisti e degli speculatori si sta spostando sul nostro paese. Quotidiani finanziari di alto livello dedicano articoli al problema dei conti pubblici italiani, ed è almeno dallo scorso venerdì che si parla della possibilità di un imminente downgrade sul rating Italia, che al momento è a “Aa2”.

Ieri il Tesoro italiano ha collocato Bot a 6 mesi per un valore di 8 miliardi di euro e Ctz per 2,5 miliardi. In realtà la domanda per i titoli di stato italiani è stata buona, in quanto il rapporto con l’offerta è stato rispettivamente di 1,7 per i Bot e tra 1,8-1,9 per i Ctz. Tuttavia, l’asta ha anche fatto notare come continua a crescere il costo per finanziare il debito pubblico italiano. I rendimenti dei Bot sono saliti infatti all’1,99% contro l’1,65% precedente, mentre i rendimenti dei Ctz sono balzati fino al 3,22% contro il 2,85% dei rendimenti dell’asta precedente.

Subito dopo sono tornate, ancora più forti, le indiscrezioni sul futuro del nostro paese. Un articolo del Wall Street Journal ha riportato le dichiarazioni di Padhraic Garvey, strategist di ING, secondo cui Fitch “potrebbe essere la prossima (agenzia) a sferrare un pugno contro l’Italia”, e potrebbe decidere anche “di agire direttamente con un downgrade”. Stamattina poi ci si è svegliati con la Lex column del Financial Times, che ha parlato di rischi alla occhio all’articolo delstabilità finanziaria dell’Italia, e in particolare del forte legame di interpendenza che esiste tra debito sovrano italiano e istituti bancari.

In questa situazione, nelle ultime ore il CDS Italia ha toccato il nuovo massimo degli ultimi mesi, un chiaro segno del disagio che regna tra gli investitori internazionali sul debito sovrano del nostro paese.

Pesano sulle quotazioni del CDS le polemiche all’interno del governo: se ieri si guardava alle dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, che aveva definito “da psichiatra” la manovra fiscale proposta dal collega di partito e ministro dell’Economia Giulio Tremonti, oggi l’attenzione è sulle voci di dimissioni di Tremonti. I timori sulla manovra del governo si abbattono anche su Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che ha segnato, poco dopo le 11 ora italiana, una caduta verticale, scontando proprio le preoccupazioni sul futuro politico ed economico dell’Italia.

E se molte sono le indiscrezioni, reali sono le dichiarazioni di Moody’s che, lo scorso 17 giugno ha comunicato di aver posto sotto osservazione per un possibile downgrade il rating dei bond governativi italiani denominati in euro e valuta estera.

Intanto tra i paesi che tremano al problema Italia si mette in evidenza il Giappone. Un analista di JP Morgan ha infatti fatto notare che i fondi di investimento giapponesi avrebbero infatti un’esposizione pari a circa $8,5 miliardi sul debito italiano, rispetto ad appena $5,78 sui bund tedeschi e $4,8 sui titoli francesi, secondo i dati a disposizione di Sasaki. Di conseguenza, “la possibilità di un contagio della crisi del debito europeo all’Italia rappresenta una delle maggiori preoccupazioni per gli investitori di tutto il mondo, e in particolar modo per il Giappone”.