Società

Italia maglia nera nell’evasione Iva nell’Ue, aiuta la resistenza ai pagamenti digitali

Avanti nei pagamenti cashless, grazie soprattutto alla Generazione X, ma non basta. Anche nel 2024 l’Italia si conferma nel Cash Intensity Index tra le 30 peggiori economie con più alta incidenza del contante e un valore più alto rispetto alle medie di tutte le aree geografiche (Nord America, Centro-Sud America, Europa, Asia-Oceania) guadagnando però quattro posizioni nel Cashless Society Index dove si attesta al 21° posto – il più alto di sempre nell’Indice – grazie a un miglioramento della connettività, ai progressi nei valori transati e all’abitudine al cashless degli italiani: la velocità di sviluppo dell’Italia è raddoppiata nell’ultimo anno, raggiungendo valori in linea con la media europea (Cashless Society Speedometer). Sono i risultati emersi dal nono Rapporto della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti.

Evasione Iva: Italia prima in Europa

Il fatto che i pagamenti in contanti sono duri a morire mostra i suoi effetti nefasti sull’evasione fiscale. Non è infatti un caso – rileva la ricerca – che dagli ultimi dati disponibili rilasciati dalla Commissione Europea, l’Italia detiene anche quest’anno il primato negativo, con un IVA evasa pari a 14,6 miliardi di Euro (il 24,1% del totale europeo) e rimane la prima delle grandi economie d’Europa per peso del VAT gap sul proprio PIL. Nel 2021, l’Italia riporta un valore (0,9%) pari al doppio della media UE (0,5%) e della Francia (0,4%), 4 volte il valore della Germania (0,2%) e 9 volte il valore della Spagna (0,1%), posizionandosi al 7° posto tra i Paesi UE-27 per peso del VAT gap sul proprio PIL.

In generale, l’adozione dei pagamenti cashless si è rivelata infatti uno strumento efficace nel ridurre il VAT gap. In generale, l’Unione Europea ha riportato nel 2021 un tasso di crescita del transato cashless del +17,1%, per un controvalore complessivo di 3 trilioni di Euro. A sua volta, nello stesso anno, il peso del transato cashless sul PIL è aumentato di +1,7 punti percentuali, per un valore pari a 21,1%. In parallelo sono cresciuti anche i pagamenti e-commerce (+17%), raggiungendo un valore complessivo di 650 miliardi di Euro. Infine, la percentuale delle aziende che usano la fatturazione elettronica è incrementata di 10 punti percentuali, per un valore pari al 33% del totale. Non è un caso, dunque, che quasi tutti i Paesi europei che hanno aumentato il ricorso al cashless hanno riportato una diminuzione del VAT gap, mostrando una correlazione positiva tra l’adozione dei pagamenti cashless e la riduzione del sommerso.

eCommerce spinge i pagamenti digitali

Ma torniamo al rapporto Ambrosetti. Tra i fattori trainanti la crescita dei pagamenti digitali in Italia, spicca al primo posto l’e-commerce, con oltre 1 italiano su 2 che afferma di aver fatto maggiormente ricorso al canale online nell’ultimo anno per i propri acquisti; seguono i pagamenti in modalità P2P, che rappresentano oggi il canale preferito – solo dopo le carte di credito/debito – da 1 italiano su 2 per effettuare pagamenti online mentre il Buy Now Pay Later (BNPL) si sta affermando sempre di più come nuova soluzione di pagamento con 7 italiani su 10 che vi hanno fatto ricorso nell’ultimo anno.

“I risultati dell’edizione 2024 del Rapporto restituiscono la fotografia di un’Italia a due velocità: se, da una parte, quasi l’80% della Generazione Z utilizza pagamenti cashless, dall’altra si mantiene una certa attitudine all’uso del contante soprattutto tra la popolazione over-60 e in alcune aree geografiche del Paese come il Sud Italia. Tra i motivi, anche i bias culturali che vedono nel digitale un rischio maggiore di frodi. Tuttavia, stiamo andando incontro a una società sempre più cashless, un approdo che ha anche il vantaggio di essere sostenibile poiché l’impatto ambientale di una transazione cashless è inferiore del 21% rispetto a una in contanti. E d’altra parte è ormai aperto anche il dibattito sulla Central Bank Digital Currency, una nuova forma di valuta in forma digitale emessa dalle Banche Centrali per semplificare le transazioni e i trasferimenti digitali. Al 2023 sono 130 i Paesi che stanno considerando il lancio di una propria valuta digitale, con l’UE che ha proposto di introdurre un Euro Digitale da affiancare al contante facendo leva sull’integrazione con la digital identity. Insomma, il processo è avviato e a trarne beneficio sarà la società nel suo insieme” – afferma Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti.