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Italia: “l’unica soluzione e’ quella di minacciare il default”

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Roma – Wall Street Italia ha intervistato Andrea Fumagalli, docente di Economia Politica presso l’Università di Pavia, sul problema del debito pubblico italiano, proprio in concomitanza con la decisione di S&P di colpire con la sua scure il rating del nostro paese.

Di seguito, l’opinione del professore riguardo alla speculazione in atto e alla soluzione che potrebbe mettere la parola fine alla crisi dei Piigs: Fumagalli parla di diritto di default inteso in senso strumentale, di potere eccessivo concentrato nelle mani di pochi istituti finanziari, dunque di speculazione, ma anche di scarsa credibilità dell’Italia e di come uscire dal dramma dei Piigs.

WSI – Mentre Moody’s ha rinviato la propria decisione sul rating italiano, S&P è intervenuta quasi a sorpresa, tagliando il rating sul debito del paese. Una decisione che è stata commentata anche con le spaccature che continuano a dilaniare il nostro governo. Come commenta il downgrade?

Fumagalli – Il declassamento di Standard & Poor’s era nell’aria, e viene facilmente giustificato dalla scarsa credibilità sia del governo italiano che della manovra finanziaria stessa, le cui entrate non sono al momento del tutto certificabili. La manovra ha inoltre effetti recessivi sugli enti locali, anche loro in futuro saranno probabilmente declassati. Ma che la manovra non fosse in grado di raggiungere gli obiettivi in termini di rapporto deficit/Pil non è un fatto nuovo. Si sa infatti che lo scopo delle manovre finanziarie è alimentare, rafforzandoli, i mercati finanziari, tramite privatizzazioni e vendite dei patrimoni pubblici e interventi di decurtazioni dei redditi più poveri a vantaggio di quelli più ricchi (altro che patrimoniale!). La Grecia insegna. Inoltre le società di rating, essendo strettamente colluse con le grandi banche d’affari (al cui confronto il conflitto di interessi di Berlusconi è poca cosa), intendono alimentare continuamente e strumentalmente, l’emergenza di un possibile fallimento (shock economy).

WSI – L’Italia ha continuato comunque a essere oggetto di attacchi speculativi anche prima della decisione di S&P e nonostante l’intervento della Bce, che sta acquistando titoli di stato italiani e spagnoli. Perchè l’Italia soffre più, per esempio, della Spagna (i rendimenti a 10 anni italiani si confermano infatti superiori a quelli spagnoli da molto tempo, ormai)?

Fumagalli – E’ importante fare alcune premesse. Se guardiamo la situazione esclusivamente dal lato dei fondamentali, la situazione italiana non è di emergenza: il rapporto debito/Pil si aggira infatti allo stesso livello in cui si trovava prima dell’ingresso del nostro paese nell’euro, e il deficit/Pil, al netto della spesa degli interessi, è inferiore a quello francese, per esempio, e non è molto diverso da quello tedesco. Riguardo all’intervento della Bce, l’istituto ha operato in modo funzionale ai mercati finanziari. Ormai la Bce opera in maniera subordinata e supina all’oligarchia della finanza. La decisione di sostenere i bond è stata presa per iniettare nuova liquidità sul sistema, e soddisfare le richieste dei mercati finanziari.

WSI – Ma perchè questo accanimento contro i BTP? Qual è la causa scatenante che ha dato il via al sell off sui BTP, visto che i fondamentali non sono così orribili?

Fumagalli – Tutto sembra aver avuto inizio con l’annuncio di Deutsche Bank, che ha deciso di ridurre la propria esposizione verso i bond italiani. Da allora, si sono messe in moto, perseguendo i loro unici interessi, le grandi istituzioni finanziarie. Fino all’anno scorso l’oggetto delle speculazioni era il petrolio. Ora, a essere preso di mira, è il welfare europeo. La paura alimenta paura sui mercati e alla fine si arriva alla situazione, ben nota, della profezia che si avvera, del default virtuale che diventa reale. Certo, l’Italia è vulnerabile. Continua a registrare una crescita ben inferiore a quella delle altre economie dell’Eurozona, ha problemi strutturali e di credibilità. Parliamo di un paese in cui a essere protagoniste sono dinamiche salariali assurde e interventi economici deficitari. Sono stati commessi gravi errori anche da parte delle aziende che, per fare profitti, non si sono concentrate tanto sull’obiettivo di aumentare i ricavi, quanto sul perseguimento della riduzione dei costi, in un contesto in cui non è stata data importanza sufficiente al sostenimento dello sviluppo tecnologico.

WSI – Dove si colloca in questo contesto la manovra approvata dal governo, ampiamente criticata non solo dall’opposizione, ma anche da molti economisti?

Fumagalli – Io ritengo che la finanziaria sarà capace di ridurre il deficit pubblico, non sono sicuro però sul pareggio di bilancio. Visto che la manovra si basa per l’80% sulle entrate, se queste si confermeranno inferiori alle aspettative, sarà necessario un nuovo intervento pubblico. Il problema recessivo ci sarà sicuramente e alla fine, guardando al debito, si tornerà punto a capo, a causa dell’aumento delle spese gli interessi. L’Italia rimarrà sempre sulla graticola, continuerà ad avere sempre il cappio al collo, in quanto i suoi problemi sono strutturali.

WSI – Dunque, qual è la sua ricetta per difendersi contro la speculazione, considerati anche questi problemi?

Fumagalli – La soluzione sarebbe, e questo vale per altri paesi europei, il diritto di dichiarare, anzi di minacciareil default. Il default dovrebbe essere strumentale, e portare all’obiettivo di una politica fiscale europea comune, di una sovranità e dunque anche di un budget e di una tassazione europei. Questo, a mio avviso, è l’unico modo per proteggere l’Italia e l’Europa intera dalla speculazione. La cosa interessante infatti, è che questo dramma è stato creato da cinque società che detengono il 96% dei cds scambiati a livello globale. Tali istituti avranno interesse a speculare, fino a quando i titoli di stato emessi dai singoli paesi europei continueranno a esistere. Ma se un paese decidesse di minacciare il default, o di procedere anche alla dilazione del pagamento degli interessi – e lo decidesse davvero, senza fare dietrofront – questi titoli di stato diventerebbero junk, spazzatura, e alla fine verrebbe a mancare l’oggetto su cui i grandi colossi come Goldman Sachs stanno speculando. Ricordiamoci poi di un elemento molto importante, che non tutti conoscono: l’87% dei titoli pubblici italiani è detenuto da investitori istituzionali e solo il 13% dalle famiglie, il che e’ diverso da quanto comunemente si crede.

WSI A quel punto, una volta minacciato il default, cosa accadrebbe?

Fumagalli A quel punto, potrebbe finalmente concretizzarsi la soluzione che molti auspicano e che non trova d’accordo la Germania, ovvero quella degli eurobond. L’Europa, sotto la minaccia di un default invocata come diritto da un paese, sarebbe costretta a creare un mercato di titoli di stato protetto, sotto controllo e sottratto alla liberalizzazione dei mercati dei capitali. La gestione di questo mercato potrebbe essere affidata alla Bce o un istituto europeo ad hoc.