
(WSI) – E’ rivolta contro la riforma del processo breve. Il ddl è stato depositato stamane dal gruppo Pdl al Senato; lo ha sottoscritto anche la Lega. Composto da 3 articoli, prevede la prescrizione dei processi in corso in primo grado per i reati “inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione” se sono trascorsi più di due anni a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero senza che sia stata emessa la sentenza. Soddisfatto il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “Condivido lo spiriro e il senso della riforma, che va nella direzione dell’accelerazione dei processi”.
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Ma fuori dagli ambienti del centrodestra il progetto – che ha come effetto quello di “tagliare” non solo i processi del Cavaliere, ma anche molti altri dibattimenti – provoca una vera e propria rivolta. In parlamento e tra le toghe, mentre anche costituzionalisti di area di centrodestra, come Antonio Baldassarre, esprimono i propri dubbi.
I magistrati: “Devastante”. Durissima la reazione dell’Associazione nazionale magistrati, che parla di “effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia”. “Gli unici processi che potranno essere portati a termine – spiegano i vertici del sindacato dei magistrati – saranno quelli nei confronti dei recidivi e quelli relativi ai fatti indicati in un elenco di eccezioni che pone forti dubbi di costituzionalità”.
“Depenalizzazione di reati gravi”. L’Anm preferisce non parlare di “amnistia”, ma di una “sostanziale depenalizzazione di fatti di rilevante e oggettiva gravità”. Ed elenca tutti i reati destinati ad andare in prescrizione: “abuso d’ufficio, corruzione semplice e in atti giudiziari, rivelazione di segreti d’ufficio, truffa semplice o aggravata, frodi comunitarie, frodi fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti; traffico di rifiuti, vendita di prodotti in violazione del diritto d’autore, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, falsificazione di documenti pubblici, calunnia e falsa testimonianza, lesioni personali, omicidio colposo per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, incendio, aborto clandestino”.
Bongiorno: “Stupisce l’esclusione del reato di clandestinità”. Perplessità anche da parte del presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, “donna di fiducia” di Fini, che commenta: “Suscita un certo stupore la scelta di includere nell’elenco dei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e terrorismo, l’immigrazione clandestina che è una semplice contravvenzione peraltro punita con una banale ammenda”.
Baldassarre e la Carta. Ad alimentare i dubbi sui profili di incostituzionalità del provvedimento, anche le parole del presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, ritenuto vicino alla destra, che definisce il ddl sul processo breve “incostituzionale” e “imbarazzante”. E spiega, dicendosi “desolato innanzitutto come cittadino”, che il provvedimento viola il principio di uguaglianza soprattutto perchè si applica a “reati gravissimi, come quelli di corruzione e concussione” mentre tra quelli esclusi ce ne sono alcuni “lievi”.
Il Pd in trincea. Contro il provvedimento insorge anche il Pd. Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori, dopo le interviste di rito con i giornalisti, ha letteralmente sbattuto il testo del disegno di legge contro il muro della sala stampa dicendo: “Il ddl non si applicherà per il furto aggravato. Così per il rom che ruba il processo rimarrà, mentre processi come Eternit, Thyssen, Cirio e Parmalat andranno al macero”.
Il provvedimento, secondo il segretario del Pd Pierluigi Bersani, potrebbe essere a rischio incostituzionalità. “Questo ddl è inaccettabile – ha detto, a margine del congresso dei radicali – daremo battaglia. Se arriveremo alla scontro non sarà responsabilità dell’opposizione”. E sull’immunità parlamentare ha tagliato corto: “Andiamo avanti così, come i gamberi”.
Antonio Di Pietro annuncia che l’Italia dei valori è pronta a chiedere il referendum contro la legge sul processo breve targata Pdl. “Il 5 dicembre con la manifestazione a piazza Navona annunceremo l’impegno a raccogliere le firme per un referendum contro una legge incostituzionale, immorale e contro gli interessi degli italiani. – dice Di Pietro – La legge proposta dice che dopo 2 anni il processo non si deve fare più. Per questo migliaia di processi, tra cui quelli sui maggiori scandali italiani da Parmalat ai bond argentini, andranno tutti estinti: è la più grande amnistia mascherata della storia”.
Il Pdl vuole anche il ritorno dell’immunità. Il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto fa sua l’iniziativa di riforma costituzionale per il ripristino dell’immunità parlamentare presentata ieri da Margherita Boniver. “Nel quadro della riforma della giustizia, che comprenderà anche interventi costituzionali – sostiene il capogruppo Pdl – a nostro avviso va anche aperta una riflessione sul tema dell’immunità parlamentare”.
L’immunità parlamentare, ricorda Cicchitto, “era un tassello di un sistema concepito per regolare in modo equilibrato i rapporti fra politica e magistratura. Aver fatto saltare nel 1993 dalla Costituzione quel tassello ha contribuito a mettere in crisi il delicato equilibrio fra politica e magistratura. Oggi quell’equilibrio va ricostruito, meglio se nell’ambito di una grande riforma costituzionale e di una globale riforma della giustizia”.
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di Luigi Ferrarella
Da Mills alla malasanità: ecco i processi a rischio
Il ddl, appena dovesse entrare in vigore, sopprimerebbe immediatamente le imputazioni mosse a Berlusconi. Prescrivibili anche le cause per evasione fiscale.
(WSI) – Una legge piena di contraddizioni e iniqui effetti collaterali. Stabilisce priorità che sono l’esatto contrario di quelle dettate da un’altra legge appena un anno fa. Strangola in culla i processi per gli omicidi colposi in ospedale, ma garantisce tutto il tempo per giudicare un borseggio sull’autobus. E chissà se i pazienti vittime del chirurgo della clinica milanese Santa Rita apprezzeranno la «tutela» promessa loro dal disegno di legge «misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi ». Questa «tutela»: la spugna, tra pochi mesi, su tutte le 89 imputazioni di lesioni volontarie ai pazienti e truffa milionaria allo Stato.
Effetto che si determinerebbe invece subito nel caso di Berlusconi con il disegno di legge che, alla già esistente prescrizione dei reati, intende ora affiancare anche la prescrizione dei processi agli incensurati se la sentenza di primo grado non arriva entro i 2 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio per reati con pene inferiori ai 10 anni nel massimo: appena dovesse entrare in vigore, infatti, sopprimerebbe immediatamente le imputazioni mosse a Berlusconi per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset e per corruzione di testimone nel processo Mills, dibattimenti entrambi già ben oltre i 2 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio.
Ma quel genere di «tutela», come effetto collaterale tra le migliaia di processi di primo grado non ancora a sentenza a distanza di 2 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, spegnerebbe subito ad esempio anche quello all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e al senatore Luigi Grillo per l’aggiotaggio Antonveneta (reato che nel 2005 era punito con meno di 10 anni). Chiuderebbe il primo grado in corso alle grandi banche internazionali imputate dell’aggiotaggio Parmalat a Milano (non il processo per il crac a Parma, visto che la legge ‘salva’ le bancarotte fraudolente). Stroncherebbe dibattimenti su maxicorruzioni, come le tangenti delle inchieste Enipower-Enelpower. Sarebbe implacabile con chi truffa un ‘gratta e sosta’ da pochi euro, ma sterilizzerebbe corpose truffe allo Stato, come il processo alla clinica milanese San Carlo per i falsi rimborsi spillati al servizio sanitario.
Tutti processi già finiti un minuto dopo l’entrata in vigore della legge, che invece darebbe la mazzata finale nel prossimo maggio anche al processo che imputa al presidente Mediaset Fedele Confalonieri e al deputato pdl Alfredo Messina un favoreggiamento nel processo Hdc. La clessidra del ddl fermerebbe già a luglio prossimo il processo Santa Rita al chirurgo Brega Massone, nella più che probabile mancanza per allora di una sentenza di primo grado pur in un processo-lampo che più lampo non si può (giudizio immediato e quindi niente udienza preliminare, tre udienze alla settimana, da mattina a sera). E il processo per i dossieraggi della Security Telecom-Pirelli, che oggi è appena all’inizio dell’udienza preliminare, tra un anno sarà appena avviato in primo grado, e dunque sarà già prescritto per quattro quinti delle imputazioni.
Nella lotteria, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato: Tavaroli ha appena chiesto di patteggiare la pena sui dossier Telecom? Peggio per lui, buon per i coimputati che invece potranno avvalersi della legge. Tanzi è da poco stato condannato in primo grado a 10 anni per aggiotaggio Parmalat nel processo alle persone fisiche? Che sfortuna, quella sentenza è arrivata a tre anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, con le nuove norme Tanzi si sarebbe salvato.
Paradossi. E contraddizioni a iosa. Non un secolo fa, ma appena un anno fa, il legislatore aveva imposto ai presidenti di Tribunale criteri di priorità in base ai quali fissare i processi, e tra essi ad esempio un binario privilegiato per i processi ai recidivi: adesso, invece, lo stesso legislatore fa l’esatto contrario, cioè scrive una legge che costringerà i Tribunali a rallentare i processi ai recidivi per dare priorità a quelli agli incensurati, che altrimenti si prescriverebbero in appena due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio.
E se un anno fa in un’altra legge, uno dei tanti pacchetti sicurezza, il legislatore aveva svilito la qualità di incensurato ai fini della concessione delle attenuanti generiche, adesso invece la esalta al punto tale da farne scaturire addirittura l’estinzione del processo in mancanza di una sentenza di primo grado nei fatali 2 anni. Questo anche per tutti i reati tributari degli evasori fiscali, per gli omicidi colposi dei medici, per le truffe di ogni genere. Salvo però escludere dalla tagliola tempistica della nuova legge una contravvenzione, quale il reato degli immigrati clandestini. Beffa in vista, poi, per lo Stato che dovrà restituire agli imputati, i cui processi vengano prescritti, i soldi che in quei procedimenti erano stati sequestrati. Ma beffa soprattutto per quei coimputati di un medesimo reato che, allo scoccare dei 2 anni, vedranno l’imputato incensurato farla franca con la prescrizione del processo, e l’imputato non incensurato continuare invece a essere giudicato e magari condannato.
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