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Istat: “Meno benefici a chi ha figli”. Tasse, manovra da rifare

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Roma – «Le famiglie con figli, in particolare se minori, risultano avere benefici inferiori rispetto alla media del quintile di appartenenza». Lo ha detto il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, parlando della riduzione dell’Irpef e del taglio delle detrazioni, previsti nel ddl Stabilità, in un’audizione alla Camera.

«Il risultato – ha spiegato il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini – dipende dal più alto rapporto fra il numero di persone che generano spese deducibili e detraibili e il numero di percettori che caratterizza queste famiglie. Le modifiche dell’Irpef penalizzano i primi e attribuiscono vantaggi solo ai secondi, attraverso la riduzione delle aliquote». Giovannini rileva anche che «lo svantaggio relativo delle famiglie con figli risulta più evidente se questi sono di minore età, o comunque ancora impegnati negli studi o non economicamente autosufficienti, poiché si lega al fatto che la cura dei figli riduce le probabilità di occupazione delle madri (e, per quelle occupate, costituisce un ostacolo al conseguimento di maggiori guadagni)».

Giovannini ha aggiunto che «Con l’attuazione della Legge di stabilità nella versione attualmente in discussione alla Camera, gli interventi attuati nel corso dell’ultimo anno hanno comportato effetti restrittivi per complessivi 49 miliardi nel 2012 (circa 3 punti di Pil), 73 miliardi nel 2013 (circa 4,5 punti) e 81 miliardi nel 2014 (quasi 5 punti), per un totale che nel triennio che supera i 203 miliardi (oltre 4 punti di Pil in media)».

La propensione al risparmio delle famiglie italiane è al “minimo storico”. A sottolinearlo, in un’audizione in Parlamento sul ddl stabilità, il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, il quale ha rilevato come “segnali di sofferenza” permangono per gli italiani con un potere d’acquisto ha avuto un crollo negli ultimi mesi.

“Segnali di sofferenza – ha detto Giovannini – permangono dal lato delle famiglie: nel secondo trimestre il potere d’acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie consumatrici al netto dell’inflazione) si è ridotto dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al secondo trimestre del 2011, portando al 3,5% la perdita di potere d’acquisto rispetto ai primi sei mesi del 2011”.

“Nel secondo trimestre di quest’anno la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,1% valore questo che rappresenta il minimo storico assoluto, con una diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011”, ha concluso.