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Iran non ha ancora l’arma nucleare, ma può colpire Usa in tanti altri modi

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L’Iran non è ancora in possesso dell’arma atomica, ma se vuole è in grado di sferrare un altro tipo di attacco agli Stati Uniti, ricorrendo a un mezzo più moderno e potenzialmente altrettanto dannoso: l’informatica. Le armi cybernetiche di cui è dotato l’Iran sono giudicate formidabili dagli esperti di cyber sicurezza.

Si tratta di una minaccia ben più impellente di quella rappresentata dal programma nucleare di arricchimento dell’uranio e senza più l’accordo stretto nel 2015 dal governo Obama (il Joint Comprehensive Plan of Action che va sotto l’acronimo JCPOA e che è stato implementato il 16 gennaio 2016) a fare da deterrente, presto Teheran vi farà ricorso, colpendo una serie di obiettivi sensibili Usa.

A sostenerlo è Mike Chapple, professore del Mendoza College of Business di Notre Dame, che in un editoriale sul sito della CNBC dice che tornare a imporre sanzioni contro l’Iran “rimuove un importante deterrente agli attacchi informatici e potrebbe pertanto avere conseguenze negative immediate” per gli Stati Uniti. Questa settimana Donald Trump ha deciso di uscire dal deal internazionale, giudicato dalla sua amministrazione dannoso per gli interessi statunitensi.

Da più di una decina di anni l’America e la Repubblica Islamica si stanno scambiando attacchi hacker reciproci. Gli Stati Uniti hanno fatto fuoco per primi nel 2007, servendosi di un software malware per distruggere le apparecchiature di un impianto iraniano di arricchimento dell’uranio, a Natanz, città nella provincia di Isfahan.

La rappresaglia dell’Iran non si è fatta attendere a lungo e Teheran ha risposto con una serie di attacchi contro obiettivi militari, finanziari e accademici Usa. L’offensiva cybernetica ha mandato in tilt i server di alcune banche, ha permesso di rubare brevetti coperti da proprietà intellettuale dagli atenei e ha persino consentito di assumere il controllo del sistema informatico per la gestione della diga di Rye, nello stato di New York.

L’Iran non ha potuto alzare la diga e provocare delle inondazioni solo perché il sistema di controllo non stava funzionando bene in quel periodo. Se un nuovo accordo non viene stretto, “nei prossimi mesi vedremo probabilmente hacker dell’Iran colpire target industriali, governativi e delle infrastrutture americani“.