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IPO: UN AVVOCATO CONTRO I GRANDI DI WALL STREET

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Alice McInerney, un ex procuratore aggiunto dello Stato di New York, ora passata all’avvocatura, e’ scesa sul piede di guerra contro i grandi di Wall Street, citando in giudizio un totale di 29 societa’ di brokeraggio e banche d’affari.

L’accusa e’ quella di aver escluso gli investitori individuali dal ricco mercato degli IPO (offerte pubbliche di acquisto) e di praticare politiche di cartello per fissare i costi dei collocamenti in borsa, costi che vanno poi a gravare sui clienti.

Nomi del calibro di Merrill Lynch, Morgan Stanley Dean Witter e figurano negli atti depositati al tribunale di Manhattan.

La battaglia si preannuncia durissima: lo studio di McInerney conta infatti 16 avvocati, mentre – solo per fare un esempio – Goldman Sachs ha affidato la difesa a Sullivan & Cromwell, un gigante forte di circa 500 legali.

A Wall Street il commento e’ che le pratiche illegali contestate da McInerney sono in realta’ prassi consolidata, su cui la Securities and Exchange Commission (SEC), l’organo di controllo della borsa americana, non ha mai avuto nulla da obiettare.

“Vinceremo perche’ abbiamo la ragione dalla nostra parte”, ha dichiarato McInerney.

L’avvocato ha preso spunto dalla vicenda in cui e’ rimasta coinvolta Prudential Securities, multata lo scorso 9 marzo dalla National Association of Securities Dealers (NASD) per aver fatto pressioni su una concorrente perche’ non facesse pagare la commissione d’uso per un IPO al di sotto del 7%.

“E’ stata la prima volta che il Nasd e’ intervenuto per multare una societa’ di brokeraggio per la sua condotta professionale”, ha dichiarato Barry Goldsmith, responsabile della commissione regolamenti del NASD.

Un precedente importante che ha risvegliato l’interesse del dipartimento di Giustizia Usa che, secondo le dichiarazioni di un portavoce, “da almeno un anno sta indagando sull’esistenza di pratiche contrarie alla libera concorrenza nel mercato degli IPO”.

Quando, dopo l’IPO, il titolo di una societa’ aumenta in modo considerevole il proprio valore, magari sino a quadruplicarlo, gli investitori possono essere propensi a vendere e a fare cassa.

Nella pratica corrente solo i grandi investitori, legati a doppio filo con le grandi societa’ di brokeraggio, possono farlo. Per tutti gli altri valgono clausole vessatorie che impongono di conservare le azioni per almeno tre mesi.

Nel caso di un singolo investitore, anche ammesso che non sia stata sottoscritta nessuna limitazione, vendere sui realizzi di profitto significa cadere in disgrazia agli occhi del broker ed essere quindi esclusi dagli IPO futuri.

Nel gergo di Wall Street si parla di “Penality Box”, la lista nera degli investitori che hanno venduto sui realizzi di profitto e che per punizione non sono piu’ riammessi al mercato dei collocamenti.

“Alcuni broker impediscono ai propri clienti di vendere semplicemente evitando di rispondere al telefono”, ha dichiarato Bryn Lantagne, procuratore aggiunto del Massachusetts che recentemente ha impedito a una societa’ di brokeraggio della Florida di operare nel suo Stato per due anni, proprio per aver discriminato i piccoli investitori.