Advisory

Investire di più per le nuove priorità

A parità di condizioni, potrebbe bastare questo, senza fare altro, anzi, godendosi la vita anche più di prima. Mai più lasciare i soldi fermi sul conto corrente

di Enrico Maria Cervellati

Quando il direttore mi ha chiesto di scrivere un pezzo sul tema della longevità, come sempre – gliene rendo merito pubblicamente – mi ha dato piena libertà. Dopo una pausa, ha aggiunto “certo che però una cosa è interessante… tutti parlano di longevità, quindi di lungo periodo, poi invece osserviamo un focus sul breve termine, sull’uscire, sul godersi la vita, consumismo alle stelle…”. Mi ha fatto riflettere, come sempre. Ci ho pensato a lungo, anche se avevo già un’idea in mente.

Poi, essendo un professore universitario, l’approccio accademico è uscito, quindi mi sono andato a cercare dati al riguardo. Ma non voglio parlarvi di questo, ma di quello che mi passava per la testa. E quella che avevo in testa era una storia, una bella storia da raccontare. I dati dicevano altro, ma, si sa, se li torturi abbastanza, i dati confessano qualsiasi cosa. Quindi vi racconto la storia. La storia è distorta, come sempre, dal cosiddetto bias di conferma, la distorsione cognitiva che ci fa dare più importanza alle informazioni che supportano le nostre idee. Ovviamente, non è l’approccio che impone il metodo scientifico. Quello che impone è esattamente il contrario. In statistica, la verifica di ipotesi consiste nel cercare di rifiutare le ipotesi, non nel cercare di accettarle. Ma torniamo alla storia.

Le nuove priorità.

La storia è questa: le persone sembrano avere cambiato le loro priorità, sembrano aver capito che non esiste solo il lavoro. C’è un espressione anglosassone che amo: “There’s life outside this building” (C’è vita fuori da questo edificio), che tipicamente – prima della pandemia – veniva rivolta a chi lavorava troppo. Un primo tema è che il ‘building’ (l’edificio) in cui si lavora è cambiato, è sempre più la nostra casa e non il nostro ufficio.

Torniamo ai dati. I dati ci dicono che risparmiamo di più, ma al contempo consumiamo di più. Com’è possibile? Semplice. Non spendiamo più come prima in benzina, treni, abbonamenti dei trasporti pubblici, pranzi, eccetera. È cambiato il modo di spendere. Meno auto, meno vestiti, più cene fuori. Non rinunciamo più a viaggiare. C’è gente che si indebita pur di farlo. Vogliamo vivere di più e vogliamo farlo ora. Ci sta. Quello che ci sta meno è che vorremo farlo anche il prossimo anno, i prossimi cinque, dieci, venti… e qui entra in gioco la longevità, anzi la pianificazione per la longevità. Longevità non è pensare a noi da vecchi, è pensare a noi in futuro. E pensare che in futuro vorremo goderci la vita come oggi, se non di più.

Rimanere senza soldi in futuro.

Il ‘rischio di longevità’ è il rischio di sopravvivere ai nostri soldi. Ma il rischio, in finanza, è bidirezionale, è rischio di perdere, ma anche rischio di guadagnare. Quindi il rischio è, di base, un’opportunità. Però… sì, c’è un però… il rischio è bidirezionale, può andare bene, ma può andare anche male. In finanza, c’è uno strumento che si utilizza in questi casi: le opzioni. Sono delle sorte di ‘assicurazioni finanziarie’ che fanno sì che a fronte di un premio (il prezzo pagato per comprare l’opzione) ci si protegga contro gli eventi avversi.

Bene, dobbiamo proteggerci contro l’evento avverso per eccellenza, quello di rimanere senza soldi. È una sfida! Ci sono diversi modi per affrontarla. Me ne viene in mente uno interessante, che però richiede un salto quantico, il cambiamento di mindset di un intero popolo: gli italiani. Si dice che siamo un popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche di risparmiatori. Ecco il salto quantico. Dobbiamo diventare un popolo di investitori. A parità di condizioni, potrebbe bastare questo, senza fare altro, anzi, godendosi la vita anche più di prima, ma al posto di lasciare soldi fermi in conto, invece, investire. Che rivoluzione sarebbe! E semmai non comprare solo Btp, ma fondi, semmai bilanciati, semmai anche azionari. Basta, ho finito lo spazio a disposizione. Ma forse basta così.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio 2024 del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.