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Investimenti, la decorrelazione nell’era globalizzata

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La diversificazione è forse il primo e imprescindibile mantra di ogni portafoglio che si rispetti. Concentrare i propri investimenti su un singolo asset o anche su una serie di asset strettamente collegati tra loro può infatti risultare deleterio per chi punta a massimizzare i propri rendimenti.
Per questo la decorrelazione è un tema di grande attualità, soprattutto nell’era globalizzata che stiamo vivendo, in cui le crisi dei singoli Paesi spesso poi si ripercuotono su tutti i mercati finanziari. Ne abbiamo parlato con un esperto come Paolo Legrenzi, professore emerito di scienze cognitive all’Università Ca’ Foscari di Venezia, il quale ci ha spiegato come il tempo sia la variabile più preziosa per ottimizzare i propri investimenti.

La teoria di base

Ma prima di addentrarci nell’intervista, facciamo un breve cenno teorico, indispensabile per inquadrare al meglio il tema trattato. In finanza, un investimento si dice direttamente correlato con un altro quando i loro rendimenti si muovono in modo omogeneo (entrambi al rialzo o entrambi al ribasso) o inversamente correlato quando, se il primo va al rialzo, il secondo va al ribasso – e viceversa -. Un investimento è invece detto decorrelato rispetto a un altro quando le variazioni dei rispettivi rendimenti non sono collegate. In un portafoglio, investimenti direttamente correlati aumentano il rischio complessivo, quelli decorrelati lo riducono. Per questo sono molto preziosi.

Creare la decorrelazione

La decorrelazione, oggi, tra mercati globalizzati e sempre più prossimi gli uni agli altri, bisogna crearla. È necessario fare una diversificazione nel tempo, anche se l’uomo è programmato per il breve termine. “Purtroppo, siamo fatti male – afferma Legrenzi – L’evoluzione della specie umana non ci ha preparati alla diversificazione nel tempo in campo finanziario. Siamo convinti che le previsioni a breve siano più sicure di quelle a medio e lungo termine. L’avversione al rischio e alle perdite, poi, fa il resto”.

L’attrazione per il breve termine

In quasi tutti i campi della vita umana è più facile prevedere a breve che a lungo termine. “Paradossalmente, solo in campo finanziario dovremmo badare alle previsioni che si rivelano con il passare del tempo – dice il professore – E quindi con lo scorrere dei trienni, dei lustri, dei decenni. Perché lì ci sono delle previsioni molto stabili. Il modo più semplice per capirlo è guardare i tassi americani che guidano tutti i tassi del mondo occidentale: se restano bassi, anche il costo del denaro resta basso e così i mercati continuano a restare alti”.

La view di lungo periodo

Dunque, il punto di partenza è che è facile fare previsioni a lungo termine in ambito finanziario. “Questo deve riflettersi nelle nostre scelte di investimento e non dobbiamo badare a quello che succede a breve termine – sostiene Legrenzi – Sui tempi lunghi, la Borsa americana fa meglio delle altre e sui titoli quelli tecnologici fanno meglio degli altri. In linea generale, le Borse fanno meglio di tutto il resto. Queste previsioni sono abbastanza stabili e affidabili, ma valgono solo sul lungo periodo. Quindi la diversificazione nel tempo funziona nelle scelte d’investimento in maniera opposta a tutto il resto della nostra vita”.

Il contrasto alla diversificazione

La diversificazione nel tempo è facilissima da dire e da spiegare, ma al tempo stesso difficilissima da attuare perché le persone sono avverse al rischio e temono le perdite. E siccome controllano i loro soldi spesso perché ci tengono, vedono le perdite. Questo fa sì che loro non investano sui mercati azionari, anche e soprattutto per questo in Italia ci sono 1.700 miliardi di liquidità parcheggiati sui conti correnti.

Il problema overconfidence

Poi c’è un altro bias comportamentale che rema contro le scelte finanziarie più appropriate: “L’overconfidence, che potremmo definire come una sorta di presunzione e superbia – sottolinea il professore – Il settore degli investimenti funziona in maniera diversa dalle altre scelte della vita, quindi umilmente bisogna evitare di seguire il senso comune ma come nella scienza seguire ciò che è dimostrato dagli studi. Tutte le valutazioni vanno fatte ragionando su archi temporali lunghi, come per le cose importanti della vita”.

L’approccio giusto

Il parallelo offerto qui da Legrenzi è davvero interessante e può servire per chiarire a chiunque l’approccio giusto agli investimenti: “Se si pensa alle cose più significative dell’esistenza, un partner, i figli, il lavoro, queste hanno tutte un raggio temporale molto lungo. Quindi, a meno che non si pensi di mollare tutto entro tre mesi e fuggire da qualche altra parte nel mondo, unico caso reale in cui converrebbe optare per la liquidità, è su questo orizzonte temporale che bisogna calibrare i propri investimenti”.

Decorrelazione: l’importanza del consulente

Inoltre, un altro aspetto fondamentale è naturalmente affidare la gestione del patrimonio a chi ne ha le competenze. Fidarsi degli esperti, in questo campo i consulenti finanziari, fa una differenza enorme. Questo vale a maggior ragione nell’attualità, perché un esperto è in grado di soppesare nella maniera giusta quali cose sono cambiate e quali sono rimaste sostanzialmente le stesse. Il processo di globalizzazione è un cambiamento destinato a durare in eterno. I mercati saranno sempre più correlati perché le economie sono più interdipendenti.

I cambiamenti in atto

“I cambiamenti importanti non avvengono mai di colpo – evidenzia Legrenzi – c’è un’evoluzione nel tempo. Come si è potuto notare negli ultimi 50 anni sulla Borsa americana, tutte le società che trattano servizi e prodotti immateriali sono pian piano diventate più rilevanti di quelle che producono beni materiali. Adesso cinque aziende di immateriali compongono da sole il 20% della capitalizzazione Standard & Poor’s. Dunque c’è stata un’evoluzione tecnologica che ha portato al definitivo cambio di rapporto tra beni immateriali e materiali, ma queste sono variazioni destinate a restare e non si modificano nel breve termine”.

Tirando le somme, il consiglio è di puntare sull’azionario e farlo con un arco temporale lungo, per avere risposte gratificanti in termini di rendimento: “La liquidità, il breve termine e l’immobiliare sono gli investimenti preferiti dalla nostra mente – precisa il professore – ma i dati dimostrano che le azioni con ogni probabilità possono rendere in media il 4% più di tutto il resto. Questo se si applica a un investimento importante e duraturo nel tempo, si traduce in un ricavo notevole”.

Insomma, per chiunque abbia degli obiettivi e un orizzonte di vita che vada oltre il breve termine, ogni momento è quello giusto per cominciare a investire: “Magari prediligendo asset legati alla Borsa americana e alla tecnologia – afferma Legrenzi – e a patto che non si controlli l’andamento dei risparmi per almeno cinque anni. Oppure controllarli, sì, ma senza fare un bel nulla. Perché non bisogna disinvestire durante le fasi di ribasso dei mercati. Ad esempio un anno fa il NASDAQ è sceso del 30%, questo con un orizzonte temporale biennale sarebbe passato inosservato, perché dopo è risalito del 40%”. Guarda oltre il breve termine, significa guardare lontano.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di ottobre del magazine Wall Street Italia