Società

Inflazione Usa: le imperfezioni del metodo di calcolo

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (USA) – I lettori di lunga data sanno che tra i peccati commessi nelle mia vita passata c’è quello di essermi iscritto al Seminary Southwestern Baptist Theological a Fort Worth dopo aver preso la laurea nel 1972 alla Rice. Ma alla fine ho deciso di non proseguire lo sforzo religioso al di là di quella scelta, e questo credo sia stata una scelta positiva sia per me che per la chiesa, credo che fossero totalmente ignari di chi avrebbero coinvolto. Ma in quel momento poco sapevo sul fatto che i miei studi teologici mi sarebbero stati effettivamente utili per una carriera nella finanza e negli investimenti e tutto questo tanto quanto i miei studi economici presso la Rice.

Andando velocemente avanti di qualche anno. Un giorno ero a Londra seduto in un pub e ho avuto l’occasione di incontrare il nuovo presidente della Anglo-Irish Bank e in quell’occasione c’era presente anche Anatole Kaletsky. Avevo sviluppato una lunga relazione nel tempo con Anatole grazie alla nostra curiosità sulle cose economiche e così quella sera si era gentilmente offerto di incontrarmi. (Egli non ha assolutamente bisogno di alcuna presentazione per i lettori europei, ma per i lettori Americani vi segnalo che fin dal 1976 egli ha scritto per The Economist e il Financial Times ed è stato editor al Times of London prima di entrare recentemente a far parte di Reuters e del
The International Herald Tribune. E’ stato nominato Commentatore dell’anno dalla BBC e ha ricevuto due volte il premio annuale promosso dal British Press Award come Specialist Writer. Ed infine uno dei soci fondatori di GaveKal, una delle mie società di ricerca preferite.)

Il punto è che Anatole fa parte di un centro fortemente influente, quindi quella sera a Londra ho voluto discutere con qualcuno che era arrivato ad un livello che pochi raggiungono del ruolo degli scrittori e degli analisti economici nella società. All’apice della mia discussione ho sottolineato questo aspetto: “Credo che l’economia sia più una religione e molto meno una scienza, anche se la maggior parte di noi non vuole ammetterlo.”

Ho chiaramente toccato un argomento sensibile per Anatole, il quale ha prontamente ammesso di avere a volte la stessa sensazione. Abbiamo parlato di questo aspetto fino a tarda notte. Questa settimana mi sono ricordato di quella conversazione, in quanto recentemente ho letto un suo editoriale sul ruolo degli economisti. Ho intenzione di estrarre poco più di una pagina del suo articolo, poiché credo che questo ci aiuterà ad inquadrare meglio la nostra discussione.

Cercando di risolvere i rompicapi economici
di Anatole Kaletsky

Ecco un elenco di questioni economiche che hanno un qualcosa in comune. In una fase di recessione i governi devono ridurre i deficit di bilancio o aumentarli? Con i tassi allo 0 per cento devono stimolare la ripresa economica o sopprimerla? Dovrebbero mantenere le prestazioni sociali o tagliarle in relazione al forte livello di disoccupazione? Coloro che hanno depositi nelle banche fallite devono essere protetti o devono subire delle grosse perdite? La disuguaglianza di reddito favorisce o danneggia la crescita economica? Il contesto del mercato deve creare dei disastri ambientali o evitarli? E’ necessario il sostegno del governo per il progresso tecnologico o questo soffoca l’innovazione?

Ciò che hanno in comune queste importanti questioni è che gli economisti non sanno dare una risposta a queste domande. Per essere maggiormente più precisi, gli economisti sono in grado di fornire un sacco di risposte sui disavanzi pubblici, sulla stampa di denaro, sulle diseguaglianze, sulle questioni ambientali e così via, ma nessuna di queste risposte è abbastanza autorevole nel convincere gli altri economisti e nemmeno il mondo in generale.

A questo proposito consideriamo due esempi. Prendiamo in esame il fatto che il debito pubblico in una fase di recessione aggrava o favorisce i recuperi, gli economisti più eminenti del mondo rientrano in una delle due scuole che sono ovviamente violentemente in conflitto tra di loro. Le più importanti banche centrali del mondo la Federal Reserve e la Banca centrale europea, hanno opinioni diametralmente opposte circa gli effetti del quantitative easing. Se l’economia fosse una disciplina veramente scientifica le controversie su queste questioni così fondamentali sarebbero stata risolte alcuni decenni fa. Invece sono come degli astronomi che ancora stanno discutendo sul fatto che il sole gira intorno alla terra o la terra intorno al sole.

E quindi come possono i politici e gli elettori che guardano agli economisti per orientarsi trovare una risposta in questa cacofonia? L’economia è in ultima analisi uno studio della politica, della psicologia e del comportamento sociale. E’ quindi più vicina alla filosofia o anche alla teologia, che alla fisica, la biologia o l’ingegneria. Proprio come i filosofi e i teologi ancora discutono degli stessi problemi che preoccupavano Platone, Kant e Cartesio, tuttora gli economisti non provano alcuna vergogna nel proseguire i dibattiti sul deficit di bilancio, la politica monetaria, la piena occupazione di Keynes, Wicksell e Walras.

Questo aspetto politico e morale dell’economia fornisce ai soggetti che se ne occupano un notevole prestigio e potere, nonostante ovviamente i suoi evidenti difetti. Gli economisti sono diventati dei sacerdoti laici, che hanno trasformato le ortodossie politiche del loro tempo in racconti comprensibili in modo tale da promuovere la stabilità sociale e il consenso democratico.

Negli ultimi 40 anni a partire dalla metà degli anni 1970, le scuole dominanti dell’economia hanno predicato le virtù del libero mercato, della concorrenza e dei piccoli governi, contribuendo a legittimare delle crescenti disparità in termini di ricchezza e di reddito come delle necessità economiche, dettate dalle leggi naturali della concorrenza di mercato che sono impermeabili a delle interferenze politiche o al controllo sociale.

Nei 40 anni che abbiamo avuto tra la Grande Depressione e la rivoluzione keynesiana fino alla Grande Inflazione alla controrivoluzione monetarista, gli economisti avevano svolto il ruolo politico opposto. Il loro compito è stato quello di convincere coloro che avevano una visione del business conservativa, che un governo attivo, un maggiore regolazione dei cicli economici, delle reti di sicurezza sociali e dei regimi fiscali redistributivi erano indispensabili per il successo e la sopravvivenza anche delle società capitaliste con un libero mercato.

Se guardiamo indietro al 19° secolo alle origini del moderno sistema capitalista, si può vedere un insieme di economisti che giocavano un ruolo nel legittimare politicamente altri aspetti, ad esempio il rispetto della proprietà privata, la concorrenza, il libero scambio e dei contratti volontari per il reciproco scambio, tutto questo in un mondo che era ancora in gran parte feudale, con la distribuzione della ricchezza giustificata solo dall’eredità, dalla violenza o dalla conquista militare.

Come il famoso Keynes disse: “Le idee degli economisti, sia quando sono giuste sia quando sono sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente venga inteso. In realtà il mondo è governato da poco altro. Uomini pratici, che si credono di essere del tutto esenti da qualsiasi influenza intellettuale e che sono generalmente schiavi di qualche economista che è defunto.”

Ciò che rende il commento di Keynes oggi così rilevante è che il sistema economico è di nuovo in un processo di trasformazione. Ora è abbastanza chiaro, come ho suggerito nel mio libro Capitalism 4.0 a partire dalla crisi del 2008 sta emergendo un nuovo modello di capitalismo globale, proprio come era avvenuto dopo le crisi degli anni 1970, 1930 e dopo il crollo del feudalesimo nel 19° secolo. Siamo ancora in attesa della parallela trasformazione nel pensiero economico, ma alcune delle sue caratteristiche si possono già percepire.

Il primo è quello di riconoscere il fatto che il mondo è troppo complesso e incerto per essere analizzato con dei modelli che assumono un equilibrio naturale di un futuro che è prevedibile, almeno in senso probabilistico. La seconda è che anche i mercati che sono competitivi e perfetti possono fare degli errori disastrosi. La terza è che un’economia mondiale che è altamente imprevedibile deve essere gestito avendo un ampia tolleranza e flessibilità verso gli indicatori quali l’inflazione, il debito pubblico e la disoccupazione, invece dei precisi obiettivi di inflazione che avevamo nel periodo pre-crisi.

Informazioni confidenziali su un alta inflazione

Sulla base di ciò che ha detto Anatole quando si parla di inflazione, abbiamo bisogno di un qualcosa si più che l’essere solo maggiormente flessibilità. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è la capacità di riconoscere che i nostri metodi di misurazione dell’inflazione non possono essere in grado di darci delle risposte precise.

Un paio di settimane fa ho pubblicato in Outside the Box un pezzo del mio amico Gary Halbert in cui egli ha discusso sugli sforzi del governo per misurare l’inflazione. Egli ha parlato delle difficoltà di misurare l’inflazione e sulla manipolazione (questo è un suo termine) delle statistiche degli ultimi 30 anni. John Williams di Shadowstats è il sostenitore più accanito del fatto che l’inflazione sia ben al di sopra del 2% che è l’attuale dato del governo.

Se si usasse la metodologia che è stata utilizzata nel 1980 sotto l’amministrazione Carter, l’inflazione attualmente sarebbe circa al 9,6%. Utilizzando la metodologia del governo a partire dal 1990, l’inflazione oggi sarebbe di poco inferiore al 6%.

Spesso mi viene chiesto cosa penso di questi diversi numeri relativi all’inflazione. La risposta è che io penso che è chiaro che le metodologie utilizzate nel 1980 e nel 1990 sono visibilmente, palesemente e facilmente dimostrabile che sono sbagliate. Se oggi l’inflazione fosse al 9,6% i tassi di interesse dovrebbero essere più vicini ad un 12% che non ad 1,75% che oggi abbiamo sul decennale del Tesoro. Nel corso del tempo, i mercati si allineano all’inflazione reale e non alle statistiche governative. Il governo argentino può dichiarare che l’inflazione sia “solo” del 10%, ma il mercato pensa che sia al 30% e che questa continui ad aumentare.

I calcoli fatti dal governo negli anni ’80 o ’90 erano la cosa migliore che si poteva fare in quel momento. Gentile lettore, quello era un calcolo del governo.

Non so se avete qualche personale tornaconto per i vostri investimenti nel volere che l’inflazione sia elevata. Ma questo è un sistema credibile. Si tratta di una forma di fede basata sull’economia (e ritengo che la maggior parte delle scuole economiche richiedano ai loro aderenti una prova della loro fede e del loro credo). Le aspettative di inflazione elevata è per alcune persone uno dei principi fondamentali che sta alla base delle cose in cui credono. Dire c’è solo un pochino di inflazione deve quindi essere considerata una manipolazione del governo.

Vorrei davvero che qualcuno di voi mi sconvolgesse, in quanto questo è uno dei miei ruoli come analista. Penso che dobbiamo costantemente mettere a confronto le nostre supposizioni con ciò che osserviamo nel mondo reale, e poi provare a vedere dove i propri modelli uniti alle ipotesi che si fanno a quali conclusioni si arriva in relazione a quello che ci dicono i dati.

Se pensate ad una inflazione generale complessivamente alta allora state pensando a un delirio del mondo intero. (Nota:..! Come io continuo a dire, il tasso di inflazione può essere molto superiore al 2% lo so, ho sette figli e le bollette da pagare). I tassi di interesse dei paesi del G-7 oggi si trovano ad un livello piuttosto basso. Le cose potrebbero cambiare, ma in questo momento il mercato delle obbligazioni non vede l’inflazione come un problema in tutto il mondo sviluppato, anche se ieri il Giappone ha ottenuto un bel 10 per la sua capacità di creare inflazione negli ultimi 20 anni. Questa volta credo che possa effettivamente farcela (anche se per loro sarà una catastrofe!) . Comunque per ora la deflazione e la riduzione della leva finanziaria sono all’ordine del giorno.

Se avessimo mantenuto la metodologia del 1980 per calcolare l’indice dei prezzi al consumo e quindi poi usarlo per riequilibrare la Social Security e le pensioni governative, in questo momento il governo degli Stati Uniti sarebbe in bancarotta. La Social Security sarebbe andata in negativo nel 1990 e avrebbe triplicato il suo costo negli ultimi 12 anni.

Questo non vuol dire che oggi la metodologia per il calcolo dell’inflazione sia corretto o che ci fornisce un numero accurato. E’ semplicemente migliore di quanto non fosse nel 1980, ma è ancora solo un metodo statistico che cerca di raggiungere in generale la stella impossibile della precisione con il rischio di avere delle imprecisioni nel particolare.

CPI: corretto per tutti, sbagliato per voi

A seconda del vostro punto di vista l’inflazione è monetaria o basata sui prezzi. Le definizioni di più lunga data la considerano semplicemente come un aumento dell’offerta di moneta. Se la quantità di moneta cresce e la disponibilità di beni rimane la medesima, il risultato finale è un aumento dei prezzi. Oggi la visione più comune è che l’aumento (o la discesa) dei prezzi sono determinati da altri fattori, ossia sono guidati dalla domanda e dall’offerta piuttosto che semplicemente dall’offerta di moneta.

Senza voler prendere alcuna posizione su questo dibattito, penso che sia chiaro che tutti preferiscono pagare di meno per tutto ciò che acquistano. Questo è il caso in cui si diventa politeista. Ognuno ha il suo personale canale di approvvigionamento di denaro e dei propri modelli di spesa. Se aumenta il prezzo della salsiccia di fegato in Germania io non sono assolutamente interessato alla cosa: non mi piace la salsiccia di fegato e non vivo in Germania. Ma se sono un tedesco allora l’inflazione generata dalla salsiccia di fegato può essere un problema.

Si possono prendere degli esempi che sono anche maggiormente vicini a noi stessi. Ad esempio se si vive nel sud della Florida, il prezzo dei cannoni da neve non è una cosa di cui vi preoccupate. Il vostro tasso di inflazione probabilmente considererà maggiormente l’aria condizionata. Se siete un pensionato di circa 70 anni, l’aumento dei costi delle tasse universitarie avrà un impatto molto limitato su di voi. Viceversa l’aumento dei prezzi dei farmaci che possono essere prescritti sarà considerato molto più rilevante da parte vostra.

E’ difficile discutere con le persone che sottolineano che i prezzi e il costo della vita stanno crescendo molto più velocemente rispetto a quanto il governo riporta con il dato sull’inflazione. Tutti noi possiamo vedere i prezzi che stanno aumentando. Il Cibo, l’energia, le tasse scolastiche (provate a pagarle per 30 anni avendo sette figli!) – tutto questo cresce. Se avessimo utilizzato i reali prezzi delle case per il CPI, avremmo visto un inflazione particolarmente elevata verso la metà di questo ultimo decennio. Invece ci sembrava di avere a che fare con la deflazione, e se nel periodo 2008-2011 avessimo utilizzato i prezzi delle abitazioni avremmo certamente avuto un governo che ci avrebbe segnalato della deflazione. Invece qualche decennio fa al posto dei prezzi delle case, il Bureau of Labor Statistics ha invece deciso di usare una cosa chiamata costo medio per l’affitto di un abitazione (Owner Equivalent Rent) e questo dato rappresenta la maggior parte del CPI, un bel 24%. (Potete vedere i calcoli e la metodologia qui: http://www.bls.gov/cpi/cpifacnewrent.pdf.)

Un qualcosa chiamato edonistica è probabilmente la parte più controversa del calcolo CPI. Il BLS dice: “Il metodo di aggiustamento della qualità edonica elimina ogni differenza di prezzo attribuito ad un cambiamento nella qualità, aggiungendo o sottraendo il valore stimato di tale cambiamento dal precedente prezzo del prodotto.” In pratica questo significa che se prendiamo come esempio il computer questo ogni anno diventa sempre più potente e quindi il BLS dice che il valore di questo aumenta rispetto ad un singolo dollaro anche se il prezzo scende; quindi il prezzo scende anche se si è pagato un prezzo molto più elevato per un computer. Gli oppositori dicono che l’edonistica può essere utilizzata per nascondere i “veri” prezzi dell’inflazione.

So che molti elementi sono infatti scesi di prezzo e in qualità. I telefoni cellulari sono un buon esempio. Ed anche il costo di utilizzo dei cellulari probabilmente sembra pronto a scendere ulteriormente. In questo momento sto provando uno smart phone con molte funzionalità che utilizza un operatore molto importante e in combinazione con il wifi e che verrà commercializzato per $20 al mese il tutto comprensivo di traffico voce, dati e messaggi. Lo scorso mese ha funzionato con la connessione wifi nel bel mezzo delle Ande. Non ho pagato praticamente nulla per più di 10-15 ore di conversazione e la gente mi ha chiamato utilizzando un numero locale di Dallas.

Inoltre dal mio punto di vista poi il CPI non prende in considerazione le imposte sul reddito. Vi posso dire che questa è la mia più grande fonte di inflazione!

Eppure tutti noi qui negli Stati Uniti siamo governati a Washington dalle medesime persone e anche loro definiscono l’inflazione a modo loro, attraverso l’indice dei prezzi al consumo e a vari parametri di riferimento. Con il CPI si cerca di trovare una dato di inflazione “media” nazionale, è quindi questo è quasi per definizione un dato impreciso a livello di singola persona, famiglia, business, città o stato. Il CPI è il minimo comune denominatore e “la misura media di un cappotto” che nella sostanza però non va bene a nessuno. (Per la cronaca tutti i dati utilizzati per calcolare l’inflazione sono pubblici. È possibile a questo proposito calcolare l’inflazione per l’area nella quale vivete, se non avete niente di meglio da fare. Infatti tutta la metodologia è pubblica anche se un po’ complessa.)

Preso atto comunque dei limiti che vengono riconosciuti al CPI questo viene utilizzato in una miriade di modi. Esso definisce gli adeguamenti al costo della vita per coloro che accedono e beneficiano della Social Security, per i dipendenti pubblici e molte organizzazioni sindacali.

Il risultato di tutto questo è che alcune persone si risollevano quando il loro il costo della vita scende, mentre per gli altri il costo della vita aumenta più velocemente di quanto cresce il loro reddito. E’ corretto? No. C’è un modo migliore per gestire la cosa? Non so quale sarebbe. Ci sono centinaia di persone molto competenti che costruiscono un intera carriera cercando di rispondere a questa domanda.

Esistono altre misure di inflazione ma ognuna di queste ha i propri limiti. Tre regioni della Federal Reserve Bank calcolano la loro versione di CPI. La Federal Reserve preferisce guardare ad qualcosa d’altro chiamato PCE o spesa per consumi personali, che rappresenta dei dollari che sono maggiormente collegati alla realtà piuttosto che a un determinato paniere come fa il CPI. Dal 2000 la Federal Reserve ha utilizzato il PCE nelle sue relazioni al Congresso per quanto riguarda le sue aspettative sull’inflazione.

Nello spiegare la sua preferenza per il PCE la Fed ha detto:

La composizione dei prezzi dell’indice PCE attinge ampiamente ai dati dei prezzi al consumo, e anche se questo indice non è del tutto privo di problemi di misurazione presenta diversi vantaggi rispetto al CPI. La formula con la quale è costruito l’indice PCE riflette maggiormente la diversa composizione della spesa e quindi evita alcune distorsioni legate al modo in cui è strutturato il CPI. In aggiunta poi i pesi sono basati su una misura più completa della spesa. Infine, i dati storici utilizzati per l’indice dei prezzi PCE possono essere rivisti al fine di tenere conto delle nuove informazioni disponibili e per il miglioramento delle tecniche di misurazione, comprese quelle che riguardano i dati di origine del CPI; il risultato di tutto questo è una serie molto più stabile nel tempo. (“Monetary Policy Report to the Congress,” Federal Reserve Board of Governors, 17 febbraio 2000)

Contenzioso? Ci potete scommettere! Il PCE e degli altri numeri sull’inflazione generano dei dati sull’inflazione che sono più bassi. Il CPI viene utilizzato per calcolare gli aggiustamenti delle imposte sul reddito. Se questo è troppo basso i redditi crescono molto più rapidamente in termini reali rispetto all’adeguamento dei costi e a quel punto le tasse vengono aumentate anche se la pensione viene aggiustata verso il basso. Ma se l’inflazione cresce in modo elevato a quel punto le tasse si abbassano molto di più di quanto ci si sarebbe attesi e le spese per la Social Security e per le pensioni a quel punto sono più elevate. E come usare un martello per mettere a punto un’economia altamente sviluppata. Anche i piccoli errori di calcolo, nel tempo si sommano e diventano della grandi perdite per qualcuno.

Inflazione e tassi di interesse

Qualunque sia il valore dell’inflazione è qualsiasi cosa accada nel breve termine, siamo abbastanza fiduciosi che questo ha nel lungo termine una significativa correlazione con tassi di interesse. Questo ha perfettamente senso se proviamo a ricordare che i tassi di interesse sono semplicemente un altro prezzo: il prezzo del prendere del denaro in prestito.

Molti prezzi vengono distorti dalle politiche del governo, ma nessun prezzo viene maggiormente distorto quanto quello dei tassi di interesse. Le banche della Federal Reserve controllano direttamente i tassi a breve termine e hanno una grande influenza su diversi ambiti. I risultati delle loro fatiche non sono sempre cosi chiari e non sappiamo nemmeno chi ne beneficia in modo preciso. Le teorie dei complotti abbondano.

In teoria il lavoro della Fed è quello di utilizzare i suoi strumenti per mantenere un equilibrio tra massima occupazione, stabilità dei prezzi e tassi di interesse ragionevoli. L’obiettivo relativo alla “stabilità dei prezzi” si riferisce all’inflazione. Sappiamo dalle sue dichiarazioni pubbliche che Ben Bernanke ha verificato che per ora l’inflazione è sotto controllo. Anche se però il suo punto di riferimento è lo stesso indice dei prezzi al consumo, delle cui debolezze abbiamo discusso in precedenza.

Bernanke e i suoi colleghi sono ben consapevoli delle imperfezioni dei loro dati e delle loro analisi, anche se li difendono a spada tratta. Essi provano ad ammettere ogni tanto qualcosa solo se vengono maggiormente messi sotto pressione. Come ovviamente il resto di noi, in quanto dipendiamo dai dati sull’occupazione del governo e dalle statistiche sull’inflazione in quanto non abbiamo niente di meglio a nostra disposizione. Quindi ciò che abbiamo è una banca centrale opaca con corpi contundenti per manipolare un rilevante dato statistico, che alla fine quasi nessuno è in grado di definire in modo specifico.

Ma il CPI è lo strumento che abbiamo a disposizione e così è l’unico che possiamo usare. Per tutti questi problemi il CPI e i suoi cugini stanno provando a migliorare nel corso del tempo; quindi questi possono essere utili se li si considera come indicatori di tendenze e non come un qualcosa di assoluto. E quindi un mese non fa una tendenza, guardando invece i dati anno su anno e le tendenze per almeno un anno o due questo in realtà potrebbe essere utile.

©2013 John Mauldin. All rights reserved.
© 2013 versione italiana a cura di Horo Capital. Tutti i diritti riservati.

*Questo documento e’ tratto dalla newsletter “Thoughts from the Frontline” di John Mauldin, esperto finanziario, ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.