Economia

Inflazione Usa in salita a febbraio, ma in linea con le attese

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L’inflazione negli Stati Uniti è salita a febbraio ma in linea con le aspettative, fornendo un input fondamentale per decidere se la Federal Reserve continuerà ad aumentare i tassi di interesse.

Nel dettaglio, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% nel mese, portando il tasso d’inflazione annuale al 6%, come ha riferito il Dipartimento del Lavoro a stelle e strisce. Escludendo i prezzi volatili di cibo ed energia, l’IPC core è aumentato dello 0,5% a febbraio e del 5,5% su base 12 mesi. La lettura mensile è stata leggermente superiore alle stime dello 0,4%, ma il livello annuale è stato in linea.

Inflazione Usa: i dati di febbraio

L’IPC misura un ampio paniere di beni e servizi ed è una delle misure chiave utilizzate dalla Fed per formulare la politica monetaria. Il rapporto, insieme all’indice dei prezzi alla produzione di domani sarà l’ultimo dato relativo all’inflazione che i responsabili politici vedranno prima della riunione del 21-22 marzo 2023. Prima della pubblicazione, i mercati si aspettavano che la Fed approvasse un altro aumento di 0,25 punti percentuali del tasso di riferimento sui fondi federali.

Tuttavia, le turbolenze del settore bancario degli ultimi giorni hanno alimentato la speculazione che la banca centrale potrebbe segnalare che presto interromperà i rialzi dei tassi, in quanto i funzionari osservano l’impatto che una serie di misure restrittive ha avuto nell’ultimo anno. I mercati hanno stimato un tasso massimo, o terminale, di circa il 4,92%, il che significherebbe che l’imminente aumento sarebbe l’ultimo. Tuttavia, i prezzi dei future sono volatili e i rapporti sull’inflazione inaspettatamente forti di questa settimana potrebbero causare un riprezzamento. In ogni caso, il sentiment del mercato è cambiato radicalmente.

La scorsa settimana il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato a due commissioni del Congresso che la banca centrale è pronta a rialzare i tassi più in alto del previsto se l’inflazione non dovesse scendere, scatenando un’ondata di speculazioni sul fatto che la Federal Reserve potrebbe puntare a un rialzo di 0,5 punti percentuali la prossima settimana.

Tuttavia, il crollo di Silicon Valley Bank e Signature Bank negli ultimi giorni hanno spianato la strada a una visione più moderata della politica monetaria. I futures azionari statunitensi sono saliti grazie alla rimonta dei titoli bancari e agli ultimi dati sull’inflazione.

I futures del Dow Jones Industrial Average hanno guadagnato 191 punti, pari allo 0,6%. I futures dell’S&P 500 hanno guadagnato lo 0,8%, mentre quelli del Nasdaq-100 sono saliti dello 0,7%. I titoli bancari sono rimbalzati un po’ dopo essere stati colpiti durante la sessione di trading di lunedì. Le azioni della First Republic Bank  hanno fatto un balzo di quasi il 60% nell’after-hour dopo aver chiuso in ribasso di quasi il 62% ieri. Secondo Jon Maier, cio di Global X:

“Dopo le burrascose giornate appena passate, con le preoccupazioni per i rischi sistemici nel sistema bancario, i dati di oggi mostrano che l’inflazione è ancora alta e persistente.

Tuttavia, i dati sono stati in gran parte conformi alle attese, con il CPI allo 0,4% e il CPI Core allo 0,5% mese su mese, mentre su base annuale le letture sono state del 6,0% per il CPI e del 5,5% per il CPI Core.

 L’inflazione di fondo è stata un po’ più rigida, con i beni alimentari e i servizi che sono rimasti elevati. Tutti i segnali indicano che la prossima settimana la Fed aumenterà il tasso dei federal funds di 25 punti base. Il mercato tira un sospiro di sollievo oggi sul fronte bancario, con le banche regionali che hanno registrato forti guadagni. Il rapporto odierno è stato conforme alle aspettative, consentendo al mercato di guardare ad altri fattori”.

L’inflazione in Italia

In fase di rapido rallentamento anche l’inflazione in Italia. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), il quale, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento pari allo 0,3% su base mensile. L’incremento su base annua, invece, è stato del 9,2%, contro il +10% del mese di gennaio 2023.

L’inflazione, quindi, risulta essere in leggero rallentamento, situazione che è stata innescata da una flessione, su base annua, dei prezzi dei beni energetici regolamentati, che sono passati da -12% a -16,7% e alla decelerazione di quelli degli energetici non regolamentati, passati da +59,3% a +40,8%. Accelerano, invece, i prezzi degli alimentari lavorati (da +14,9% a +16,2%) e non lavorati (da +8% a +8,4%).