Economia

Inflazione, a novembre stabile all’11,8%. Il Pil sale dello 0,5%

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Primi segnali di stabilizzazione per l’inflazione, che sembra aver esaurito la sua spinta al rialzo anche grazie al calo degli energetici non regolamentati. Secondo le stime preliminari dell’Istat, a novembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile (era stato del 3,4 nel mese di ottobre) e dell’11,8% su base annua (come nel mese precedente).

“Dopo la brusca accelerazione di ottobre, a novembre l’inflazione, che rimane a livelli record del marzo 1984 (quando fu +11,9%), è stabile” commenta l’Istat. Accelerano invece, anche se di poco, i prezzi del cosiddetto carrello della spesa che comprende i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, passando da +12,6% a +12,8%. Rallentano, al contrario, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,9% a +8,8%). “Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi”, osserva l’Istat.

Se l’inflazione inizia a mostrare i primi segnali di stabilizzazione, i dati sul Pil del terzo trimestre mostrano una crescita  dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una crescita acquisita per l’intero 2022 pari al 3,9%. Vengono così confermate le stime di un mese fa. L’Istat commenta in proposito:

“Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in espansione, con tassi di crescita dell’1,7% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti, mentre la domanda estera netta ha contribuito negativamente alla crescita del Pil. Dal punto di vista settoriale, prosegue per il sesto trimestre consecutivo la crescita del valore aggiunto de servizi, soprattutto per l’apporto dei settori del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione, mentre diminuiscono agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni. Risultano stazionarie le ore lavorate e in lieve calo le unità di lavoro, le posizioni e i redditi pro-capite”.