Società

IN CINA BORSA
ED ECONOMIA
CORRONO INSIEME

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*Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – E’ stata la Cina la protagonista tra i mercati finanziari asiatici nell’ultimo mese. La Borsa di Shanghai ha guadagnato quasi l’11% contro l’1,4% dell’Msci Asia-Pacific, nonostante le festività che hanno fermato le contrattazioni dall’1 al 7 maggio. A parte Taiwan (+10,5%), gli altri listini hanno corso meno: Hong Kong è salito del 5,7%, Bombay del 5,2%, Seul del 3,8% e Singapore del 3,4%.

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La rapida crescita economica ha determinato un aumento di oltre trenta volte della capitalizzazione della Borsa cinese negli ultimi cinque anni. Il risultato è stato un incremento del peso nell’Msci World dallo 0,02% del 2000 allo 0,62%. Allo sviluppo ha contribuito l’apertura agli investitori esteri, in particolare istituzionali, come hedge fund e fondi comuni specializzati sui mercati emergenti.

La Cina è sempre più protagonista nel panorama internazionale anche per un altro motivo. L’ex Celeste impero ha le riserve monetarie più ampie del mondo. Da febbraio ha rubato il primato al Giappone e a marzo ha consolidato la leadership, raggiungendo quota 875,1 miliardi di dollari. La metà delle riserve è investita in debito americano, facendo del Paese il maggior detentore di Treasury fuori dagli Stati Uniti, mentre circa il 30% è in titoli in euro.

La decisione della Banca popolare della Cina di allentare i controlli sui capitali in uscita potrebbe rallentare la crescita delle riserve valutarie, ma nello stesso tempo permette al Paese di essere più presente all’estero, contrastando le reazioni di tipo protezionista.

Le elevate riserve monetarie rendono più solido il sistema finanziario cinese, che sta uscendo dalla fase di risanamento del settore bancario. La Cina, tuttavia, non ha fugato i rischi di surriscaldamento dell’economia. Nel primo trimestre, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 10,2%, in linea con i mesi precedenti. Per questo motivo, la Banca centrale ha deciso di aumentare i tassi di interesse dello 0,27%, portandoli al 5,85%, per la prima volta dal 2004. E’ convinzione degli analisti che la mossa sarà solo la prima e che ne seguiranno a breve altre per evitare una crescita incontrollata.

La Banca popolare cinese non è stata l’unica dell’area ad aumentare i tassi. Il mese scorso è intervenuto anche l’istituto centrale australiano, con un ritocco di 25 punti base che ha portato il saggio di riferimento al 5,75%. L’obiettivo è mettere freno all’inflazione. La decisione ha indebolito la Borsa di Sidney, dopo il rally innescato dai titoli minerari, grazie alla buone trimestrali e al nuovo rialzo di oro e petrolio.

I risultati aziendali sono stati protagonisti anche sulle altre Borse dell’Asia-Pacifico, con alcuni listini, tra cui Hong Kong e Taiwan, che hanno toccato i livelli più alti degli ultimi cinque anni. Tra i settori si sono messi in luce, oltre al minerario, il tecnologico, l’immobiliare e il bancario.

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