Mercati

Imu e revisione tasse prima casa: tutti gli scenari

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – La vera preoccupazione dei proprietari di casa è il mutuo, a pari merito con le tasse, soprattutto se per la prima (e a volte unica casa). Se l’anno scorso è stato l’annus horribilis dell’Imu, il 2013 potrebbe portare una svolta: il Governo Letta ha promesso infatti – tra annunci a dire il vero un po’ ambigui e diatribe interne alla maggioranza – che arriverĂ  presto una riforma generale della tassazione sugli immobili.

Per questo motivo, stando alle dichiarazioni ufficiali del Premier e del Ministro per gli Affari Regionali Delrio, è stata congelata la rata Imu di giugno. Ma cosa ci si dovrĂ  aspettare da un’eventuale revisione del sistema fiscale sulla casa? Quanto peserĂ  sulle casse dello Stato? ArriverĂ  il finanziamento per esentare le fasce piĂą deboli? Gino Pagliuca ha proposto sul Corriere della Sera un’interessante analisi, di cui sintetizziamo i passaggi piĂą importanti.

Il rischio principale è che anche quest’anno, nonostante le diverse intenzioni, si finisca per approvare le nuove direttive all’ultimo momento, lasciando col fiato sospeso i cittadini giĂ  provati dalle difficoltĂ  della crisi economica (l’anno scorso le aliquote definitive sono state rese note il 30 novembre, nonostante il decreto che istituiva l’Imu fosse stato approvato un anno prima, ndr).

Il destino dell’Imu sulla prima casa è ancora in bilico fra abolizione (costerebbe allo Stato 4 miliardi), abolizione e restituzione (8 miliardi) o rimodulazione (circa 2 miliardi). L’unica certezza è la sospensione a giugno, ma non si sa se la rata dovrĂ  essere comunque pagata a dicembre (con o senza interessi) nĂ© come i Comuni compenseranno l’ammanco. Per fare qualche esempio, Milano perderĂ  70 milioni di euro, Roma 283, Torino circa 85.

Nell’ipotesi che si privilegi l’intervento sulla prima casa, sarĂ  comunque difficile che vengano toccate le aliquote Imu sulle seconde case. Su queste, infatti, moltissimi Comuni hanno giĂ  imposto la quota massima dell’1,06%, proprio per evitare di gravare eccessivamente sulle abitazioni principali. Chi volesse modificare al rialzo questi livelli, dovrebbe fare i conti con un aumento degli affitti in nero e darebbe il colpo di grazia al giĂ  debolissimo mercato immobiliare.

Resterebbero gli immobili ad uso commerciale e industriale, ovvero negozi e capannoni. Spremerli piĂą di così (insieme all’Imu ci sarebbe anche la Tares, ndr) sarebbe ancora una volta controproducente, considerando che il peso fiscale è oggi uno dei maggiori macigni sull’economia reale.

Su cosa intervenire allora? Servirebbe una riforma del catasto, prima ancora che quella dell’Imu, che tenga conto dei reali valori immobiliari, non penalizzi attivitĂ  commerciali e famiglie del ceto medio-basso e garantisca al tempo stesso stabilitĂ  finanziaria e continuitĂ  nell’erogazione dei servizi ai Comuni. Riusciranno i nostri eroi a compiere l’impresa in cui nessuno è riuscito per quasi 20 anni?

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da
Super Money – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Copyright © Super Money. All rights reserved