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Impact bond, il 20% non soddisfa i requisiti minimi di sostenibilità

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Che cosa hanno in comune la famiglia Torlonia, i banchieri Rothschild, J.P. Morgan e la finanza d’impatto? La risposta, non scontata, è stata il fil rouge della conferenza stampa di BNY Mellon Investment Management tenutasi ieri alle Gallerie d’Italia di Milano in occasione della mostra “Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi”. La visita guidata e il parallelismo con il mondo dell’arte hanno introdotto una ricerca condotta da Insight Investment, società di BNY Mellon IM, su oltre 800 impact bond di emittenti societari in 47 mercati sviluppati ed emergenti, con lo scopo di fotografare il mercato degli impact bond, o obbligazioni a impatto, distinguendo i bond davvero verdi e sostenibili dai casi di greenwashing.

Arte e finanza d’impatto

Esattamente come l’attività collezionistica e l’impegno a sostegno dell’arte e della collettività dei mecenati in mostra sono esempio eloquente della sapiente trasformazione di capitale economico in capitale culturale e simbolico, così la finanza d’impatto può contribuire concretamente a migliorare il mondo rendendolo più sostenibile. La finanza d’impatto comprende una vasta gamma di strategie di investimento finalizzate ad allocare risorse finanziarie in progetti, imprese e fondi che hanno lo scopo di generare un impatto sociale e ambientale misurabile e in grado, allo stesso tempo, di produrre un rendimento economico per gli investitori.

Ma gli investitori devono avere un occhio di riguardo quando approcciano l’universo dei green e impact bond, che possono nascondere falsi, esattamente come il mondo dell’arte. Ricordiamo che i green bond sono strumenti finanziari a reddito fisso utilizzati per finanziare progetti che presentano benefici ambientali e/o climatici positivi. Negli impact bond, il rimborso del capitale e la remunerazione da interessi sono garantiti solo se gli obiettivi di impatto sociale del progetto finanziato vengono raggiunti.

L’analisi sugli impact bond di Insight Investment

Insight Investment ha riscontrato che, su un totale di 804 impact bond analizzati, un corporate impact bond su cinque, quindi il 20%, non soddisfa i requisiti minimi di sostenibilità e ha ottenuto un rating di impatto “red”.
Gli analisti dell’asset manager di proprietà di BNY Mellon (leader globale nella gestione degli investimenti con 1800 miliardi di dollari di asset in gestione al 31 dicembre 2022) hanno valutato il 58% degli impact bond analizzati come “light green”, che significa che soddisfano i requisiti minimi previsti dal framework proprietario di valutazione sostenibile di Insight Investment. Solo il 22% dei titoli analizzati ha ottenuto una valutazione “dark green”, riservata ai “migliori della classe” che superano gli standard di impatto di Insight Investment nella categoria.

Focalizzandosi sull’Italia, Insight Investment ha valutato 35 emissioni a impatto, con risultati leggermente migliori rispetto alla media globale: mentre il 20% è stato valutato “red”, il 34% ha ottenuto il rating “dark green”. Il restante 46% è stato valutato “light green”. Tuttavia, gli standard di impatto italiani sembrano essere indietro rispetto a quelli di altri Paesi europei sviluppati, con il 20% di obbligazioni “red” ben al di sopra del 3-5% di Spagna, Francia e Svezia, o del 9% del Regno Unito.

Dopo un rallentamento nel 2022 dovuto alle condizioni di mercato, Insight Investment prevede che le emissioni di obbligazioni a impatto riprenderanno slancio nel 2023, con una crescita stimata di 1,6 miliardi di euro rispetto agli 1,5 miliardi dello scorso anno. Il moltiplicarsi di titoli in questo spazio rende ancor più evidente la necessità di una selezione rigorosa degli investimenti, basata su un solido processo di ricerca e analisi.

Impact bond: i settori più virtuosi

Mettendo sotto la lente i risultati elaborati da Insight Investment, emerge come banche e utilities siano i due settori che, insieme, rappresentano oltre il 50% degli impact bond valutati nello spazio societario. In particolare, le utility sono più green della media, con solo il 13% delle obbligazioni “red”, il 55% delle obbligazioni “light green” e il 32% delle obbligazioni “dark green”, su un totale di 216 obbligazioni a impatto analizzate. Le banche invece sono più vicine alla media globale, con il 19% di obbligazioni “red”, il 60% di obbligazioni “light green” e il 21% di obbligazioni “dark green”, su un totale di 234 impact bond valutati.

Il settore immobiliare è il terzo settore principale nel mercato delle obbligazioni societarie a impatto, ma sembra essere in ritardo rispetto ad altri comparti. Qui gli analisti di Insight Investment hanno valutato 128 obbligazioni: il 31% è stato classificato come “red”, principalmente perché molti emittenti hanno puntato alla certificazione degli standard dei green bond senza però fornire una motivazione appropriata. Il 60% dei restanti impact bond è stato classificato come “light green” e solo il 9% ha ottenuto il rating best-in-class “dark green”.

Al contrario, l’industria delle auto e dei ricambi spicca in negativo. Qui, Insight Investment ha valutato 31 impact bond, di cui 19 (61%, la percentuale negativa più alta tra tutti i settori) sono stati classificati come “red”. Nessuno ha ottenuto la valutazione migliore “dark green”. Nei comparti dei media, dei beni strumentali, delle assicurazioni e di altre attività finanziarie Insight Investment non ha trovato alcun caso di obbligazioni “red” e la percentuale di impact bond “red” è molto bassa, del 9,5%, anche nelle telecomunicazioni, nell’energia, nei beni e nei servizi per consumatori, e nell’edilizia.

Impact bond: Paesi più virtuosi

All’interno dei mercati sviluppati, l’Europa occidentale è il leader indiscusso negli standard impact, con solo il 12% di obbligazioni “red” e il 30% di obbligazioni “dark green”. Il Nord America e i Paesi sviluppati dell’area Asia-Pacifico sembrano invece decisamente indietro in termini di standard impact. Qui il 35% e il 43% di tutti gli impact bond analizzati sono stati classificati come “red” da Insight Investment, e solo il 9% e il 7% hanno ottenuto il rating più alto “dark green”.

Guardando ai mercati emergenti, gli standard sembrano essere più equilibrati tra Europa centro-orientale (30% “red” e 9% “dark green”), America Latina (24% “red” e 24% “dark green”) e area Asia-Pacifico (22% “red” e 11% “dark green”). Il Medio Oriente sembra essere il vero ritardatario, con una proporzione inversa di green e red impact bond: con il 64% di obbligazioni di impatto “red”, solo il 36% di obbligazioni “light green” e nessun punteggio best-in-class 0 obbligazioni “dark green”.

Storicamente, i mercati sviluppati presentavano standard impact complessivamente più elevati rispetto ai mercati emergenti. Tuttavia, negli ultimi 2-3 anni si è registrato un miglioramento sostanziale degli standard dei mercati emergenti, suggerendo una riduzione o l’eliminazione di tale divario.

Obbligazioni verdi, sociali e sostenibili

Anche se le obbligazioni verdi costituiscono ancora la maggior parte delle emissioni di impact bond, l’asset class è sempre più diversificata, con una quota crescente di obbligazioni sociali e sostenibili.

Insight Investment ha valutato 603 green bond: il 24% ha ottenuto un rating best-in-class “dark green”, mentre il 21% non ha raggiunto gli standard minimi di impatto di Insight Investment con un rating “red”. Il restante 55% era “light green”.

Inoltre, Insight Investment ha sottoposto a rating 51 obbligazioni sociali. Solo il 10% è stato valutato “red”, con il 23% che ha ottenuto una classificazione “dark green”. Il restante 67% è stato valutato “light green”.

Infine, Insight Investment ha valutato 150 obbligazioni sostenibili. Le obbligazioni “red” e le obbligazioni “dark green” (le due estremità dello spettro) ammontano ciascuna al 15% del totale. Il restante 70% ha ottenuto il rating “light green”.