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IMMOBILIARISMI

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(WSI) – Il Sudoku estivo di Piazza Affari – che ancora non ha smesso di chiedersi chi vi sia dietro Stefano Ricucci – consiste nel cercare di individuare quali possano essere i nuovi obiettivi degli immobiliaristi. Nessuno infatti sembra credere che le ricche plusvalenze incassate con la cessione a Unipol delle azioni Banca nazionale del lavoro possano rimanere per troppo tempo lontane dal mercato azionario.

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L’identikit della società ideale prevede pochi ma essenziali requisiti: la contendibilità è un valore di Borsa che non sia (ancora) condizionato da ipotesi speculative. I primi target che vengono in mente, quasi per un riflesso pavloviano, sono Generali e Mediobanca. In realtà il Leone di Trieste, forte di una capitalizzazione di Borsa di poco inferiore ai 34 miliardi di euro, ha dimensioni troppo grandi anche per quelli della razza mattona. Mediobanca è sicuramente più alla loro portata (sono comunque 15,5 miliardi di euro di capitalizzazione), ma la strategicità della sua posizione fa sì che l’attacco a Piazzetta Cuccia, qualora mai venga lanciato, debba essere l’epilogo della contesa per le roccaforti del potere finanziario italiano e non una sua tappa intermedia.

“Ragionando con minore emotività – spiega un banchiere – salta all’occhio come il nuovo obiettivo degli immobiliaristi potrebbe essere Capitalia”. La banca guidata da Cesare Geronzi e Matteo Arpe è contendibile, visto che è retta da un patto di sindacato che riunisce solo poco più del 30 per cento del capitale. Inoltre il valore delle azioni, che pure è piu che triplicato negli ultimi due anni, non incamera praticamente nessuna tensione speculativa, e quindi ha un elevato potenziale di crescita. Ma l’eventuale assalto sarà molto meno agevole di quanto non sia stato scalare Bnl.

Oggi Capitalia vale complessivamente 11 miliardi di euro. Quando furono condotti gli acquisti che portarono poi alla creazione del contropatto, Bnl aveva una quotazione decisamente depressa da conti non floridi e un clima burrascoso all’interno della prima linea di comando, culminato con l’uscita di Davide Croff.

Capitalia è guidata da una coppia molto robusta. Un presidente con rapporti solidi e visione politica, e un manager, Matteo Arpe, che è riuscito a strappare lodi sperticate anche al compassato Financial Times e che gode di un credito abbondante, non solo all’interno della sua banca. L’istituto ha concluso la propria ristrutturazione, con il ritorno a una redditività consona al suo rango, e ha appena varato un piano industriale molto ambizioso.

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