Società

IL TRIMESTRE
DELLE PICCOLE

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*Sara Silano è Vicecaposervizio di Morningstar in Italia. Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Le società a medio-piccola capitalizzazione danno scacco matto alle blue chip, anche nel primo trimestre 2005. Dopo le buone performance dell’anno scorso, hanno continuato a correre tanto in Eurolandia, quanto nel Regno Unito e in Giappone, non curanti dei pronostici che davano per favorite le aziende di grandi dimensioni. E i fondi azionari area Euro small cap sono balzati in cima alla classifica per rendimenti, con un rialzo medio superiore al 10% contro il 5% di quelli specializzati in large cap. Guadagni compresi tra il 7 e il 9% hanno caratterizzato anche i prodotti che investono sulla Borsa di Londra e sul listino nipponico.

Non si ferma neppure il rally dei fondi specializzati sui mercati dell’Europa centro-orientale (+9,6% nel primo trimestre), nonostante la recente correzione, e di quelli che investono in risorse naturali (+7,7%), in particolar modo nei titoli petroliferi. Rivelazione del 2004, la categoria degli azionari America Latina ha preso fiato, mettendo a segno un rialzo di poco superiore al 2%, contro il 9,5% dei primi tre mesi dell’anno scorso. Si sono comportati meglio i prodotti dell’area asiatica (+4,8%), anche se le performance sono lontane dal 7,9% del periodo gennaio-marzo 2004.

Maglia nera sono stati i fondi che investono in telecom, media e tecnologici (-3,28%) e nel settore medico-farmaceutico (-2,3%). Nel primo caso, a pesare sono stati i titoli hi tech americani, in particolari le società Internet, nel secondo caso le aziende di biotecnologie, penalizzate da crolli eclatanti legati all’insuccesso di alcuni farmaci innovativi.

Magri i risultati messi a segno dalle categorie obbligazionarie: le performance sono mediamente inferiori all’1% (in valuta locale) tanto in Europa quanto negli Stati Uniti. Tuttavia, i rendimenti dei fondi area dollaro sono significativamente più alti se espressi in euro, per via dell’apprezzamento del biglietto verde sulla divisa comunitaria. Quanto ai mercati obbligazionari emergenti, il differenziale con quelli sviluppati è minimo. Nel primo trimestre, hanno guadagnato l’1,6%, lontani dal +4,5% di un anno fa.

Tra i bilanciati, hanno fatto meglio quelli con una maggior componente azionaria (+2,8%), mentre i più prudenti sono stati penalizzati dall’andamento del mercato obbligazionario (+0,9%). Infine, i monetari area euro hanno contenuto il rialzo allo 0,4%, confermando il trend dell’anno scorso.

Queste le performance, ma i risparmiatori come si sono comportati? Secondo le statistiche sulla raccolta nei primi due mesi dell’anno, fornite da Assogestioni, gli azionari hanno registrato riscatti superiori alle sottoscrizioni per più di 880 milioni di euro, mentre gli obbligazionari hanno fatto il pieno, oltre 3 miliardi, a fronte di un saldo negativo di quasi due miliardi per i prodotti di liquidità.

La ricerca di sicurezza ha prevalso, sintomo del clima di sfiducia che ancora aleggia tra i risparmiatori. D’altra parte, come potrebbe essere diversamente se pochi si sono accorti del rally della Borse nell’ultimo anno? Secondo un’indagine di Monitor Nextra SWG, le famiglie italiane hanno percepito una forte diminuzione di Piazza Affari, che al contrario ha guadagnato oltre il 19%. Purtroppo, convinti di non rischiare, gli investitori sembra proprio siano saliti ancora una volta sul carro sbagliato.

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