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Il progetto di una lista Monti va avanti, può arrivare al 15%

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Roma – Si moltiplicano i politici che tirano la giacca a Mario Monti. Il primo ministro sara anche “non candidabile”, ma potra’ rappresentare e guidare una formazione politica nel post elezioni. Per chiarezza nei confronti dei cittadini uno di questi progetti, che vede la partecipazione di alcuni ministri e dichiaratamente di orientamento centrista, si chiamaera’ Lista Monti. E secondo gli ultimi sondaggi potrebbe arrivare al 15%, affossando l’UDC di Casini sotto il 4%.

“Non c’è stato alcuno stop del presidente della Repubblica al progetto di portare avanti una lista Monti per proseguire l’agenda di questo governo”, ha detto il ministro della cooperazione Andrea Riccardi, tra i promotori di una iniziativa politica, con Luca Cordero di Montezemolo, per proseguire nella prossima legislatura e con il supporto del premier l’agenda del governo tecnico.

“Resto convinto che esperienza del governo Monti può essere punto di riferimento per una proiezione politica in avanti”, ha detto Riccardi intervistato in una trasmissione di Canale 5. “Non sento le parole del presidente della Repubblica come uno stop in questo senso”, ha aggiunto.

Ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato che Monti, in quanto senatore a vita, non può candidarsi al Parlamento, ma potrà essere coinvolto dai partiti dopo il voto.

Napolitano ha spiegato nel dettaglio che Monti potra’ partecipare alla vita parlamentare, rispondendo a chiunque volesse chiedergli un contributo.

Secondo un sondaggio sulle intenzioni di voto realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà di Rai Tre, “Lista per l’Italia”, la nuova formazione politica legata a Luca Cordero di Montezemolo, sfiora la soglia del 5%, rubando voti al centro all’Udc, che si colloca sotto la soglia del 4%.

Il tracollo del partito di Pier Ferdinando Casini (-1,7% al 3,7%), spiega Roberto Weber, presidente dell’Swg, si deve “alla dispersione di voti che si avrebbe con Lista per l’Italia”. Secondo Weber, comunque, nel suo complesso l’area di centro “che guarda al presidente del Consiglio Mario arriverebbe al 15 per cento”.

Il Pd, cresciuto di mezzo punto rispetto alla settimana scorsa, si conferma primo partito con il 26,7%, seguito dal Movimento 5 Stelle al 21,1 per cento (+0,6%). In lieve crescita anche il Pdl (+0,3%), stabile al terzo posto con il 15,3 per cento.

Perdono invece quasi un punto Sel e Fli (-0,7%), portandosi rispettivamente al 5,3% e all’1,5%. Diminuisce leggermente, ma resta molto cospicua la percentuale di coloro che sono indecisi o che pensano di astenersi: dal 44,8% di sette giorni fa il partito del non voto si porta al 43%.