
Europa più solidale potrebbe voler dire Europa più austera. L’avvertimento arriva da un commento di Hans Kundnani su Social Europe, che riflette sulla proposta della Commissione europea di approfondire l’integrazione della zona euro creando un ministro delle finanze e un bilancio e trasformando il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) in un Fondo monetario europeo. L’idea, oggi in discussione fra i leader europei, è vista dal fronte pro Ue come un passo avanti. Ma ci sono due modi diversi di leggere le proposte della Commissione.
Molti in Germania, tra cui Wolfgang Schäuble, sembrano sostenere la stessa idea per ragioni diverse. Vedono la proposta di riforma dell’Eurozona come un modo per aumentare il controllo oltre i bilanci degli Stati membri dell’Ue, per applicare con più rigore le regole fiscali della zona euro e quindi aumentare la “competitività” europea.
Da quando è iniziata la crisi dell’euro, il tipo di “solidarietà” in uso fra gli Stati Ue è stata modellata su quella del Fondo Monetario Internazionale, cioè prestiti in cambio di riforme strutturali (o “aggiustamenti strutturali” in termini FMI). Non è così che la “solidarietà” è stata intesa da chi crede nell’Ue: imporre la disciplina di mercato agli Stati membri è qualcosa di molto diverso dal progetto che i padri fondatori avevano in mente.
Luigi Zingales ha affermato nel luglio 2015: “Se l’Europa non è altro che una versione cattiva del Fondo monetario internazionale, cosa resta del progetto di integrazione europea? La figura, che, secondo Kundnani, più di chiunque altro incarna questa trasformazione dell’Unione europea è Angela Merkel. La cancelliera tedesca crede che, per essere “competitiva”, l’Europa debba ridurre il generoso stato “assistenziale” che la caratterizza.