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IL PREMIER: «RISCHIAMO UN AUTUNNO CALDO»

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(WSI) – «Evitare l´autunno caldo». Dopo i primi tre mesi di governo, Silvio Berlusconi vuole preparare con largo anticipo l´agenda per la ripresa dopo la pausa estiva. La parola d´ordine è far durare la “luna di miele”. Perché gli appuntamenti concentrati tra settembre e dicembre lo mettono sul chi-va-là. Anzi, è convinto che lì si giochi buona parte del programma governativo.

E per lo stesso motivo è sicuro che opposizione e sindacati metteranno a punto la loro risposta. La reazione di Cgil, Cisl e Uil sul contratto del pubblico impiego, ad esempio, è stata letta da Palazzo Chigi come una prima avvisaglia.
Vuole allora correre ai ripari in anticipo. Le polemiche degli ultimi giorni con Umberto Bossi e la risposta di Gianfranco Fini hanno fatto crescere la sua attenzione. Non tanto per le conseguenze interne, quanto per non incrinare la coesione dell´alleanza in vista dei prossimi passaggi. Proprio per questo, il Cavaliere sta pensando ad un vertice di maggioranza prima della pausa estiva.

Per mettere a punto l´agenda autunnale e smontare definitivamente l´attrito tra Lega e An. Tant´è che ieri, da Porto Rotondo, ha cercato di chiamare il presidente della Camera e di chiudere così il caso “Bossi-Inno”. Il partito di Fini non ha ancora digerito la sparata del Senatur. Tant´è che ieri è stata anticipata l´intervista alla rivista francese “Politique Internationale” in cui l´inquilino di Montecitorio non si dimostra tenero: «Non c´è solo il federalismo, dobbiamo guardare al quadro complessivo delle istituzioni». Che possono essere bilanciate con il semipresidenzialismo.

Una posizione che i lumbard non gradiscono. Tant´è che Calderoli ha immediatamente rammentato che nel testo delle riforme il semipresidenzialismo non c´è, per poi tagliare corto: «Vedremo a gennaio». Sta di fatto che An è pronta a far pesare la «difesa» dell´unità nazionale. Non a caso il premier ha iniziato a smussare le polemiche con un obiettivo: eliminare le possibili sponde da parte del centrosinistra. «Il dialogo con il Pd a tutti i costi è impensabile – ha ammonito nelle ultime conversazioni con gli alleati – . Se accettassimo le loro condizioni, non combineremmo niente. Anche il governo cambierebbe natura. L´ho detto pure a Napolitano». Su questo, però, il Carroccio non si arrende. «Noi – ricorda Calderoli – non abbiamo mai smesso di confrontarci con l´opposizione. E continueremo a farlo».

Per Berlusconi, dunque, la priorità è quella di sminare il percorso che il governo si troverà di fronte da settembre. Il suo timore principale è che le minacce dei sindacati e la manifestazione del Pd si saldino creando un «nuovo clima» nel Paese. Così come il confronto nel Pdl potrebbe catalizzarsi sul federalismo a scapito della riforma della giustizia. «Incidenti – è il chiodo fisso del premier – che vanno evitati ora e non dopo».

Anche perché nel mezzo c´è la definizione di una Finanziaria che, nonostante la manovra approvata in questi giorni, potrebbe risentire della congiuntura internazionale. Come avverte il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti. Per ridimensionare i problemi in anticipo, il premier è intenzionato a prospettare ora le soluzioni praticabili. Compresa quella che riguarda l´allargamento della “squadra”. Sul tappeto, infatti, ci sono le nomine di 10 viceministri e di 10 sottosegretari. Ma non è escluso che pure la compagine ministeriale cresca. Con un paio di nuovi ministri.

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